HISTRIA, I° (v. vol. IV, p. 43 e S 1970, p. 368)
Le nostre conoscenze concernenti la topografia di questo centro, la sua fondazione nell'ambiente indigeno halstattiano, nonché la sua storia millenaria fino all'inizio del VII sec. d.C., sono state notevolmente arricchite dal proseguimento degli scavi, sia nell'area della città vera e propria, sia nel territorio circostante; a questi si sono aggiunte le ricerche geomorfologiche e idrologiche riguardanti il problema della formazione del delta del Danubio e la storia della fluttuazione (regressioni e trasgressioni) delle acque del Mar Nero. Sembra ormai evidente che i coloni greci si insediarono su una piana litoranea (attualmente inondata e occupata dai laghi d'Istria e di Sinoe) sul fondo di un'ampia baia, adatta all'ancoraggio delle imbarcazioni, separata anch'essa dal mare da una larga striscia di sabbia, e in prossimità del fiume. Come altre fondazioni coloniali, H. aveva una struttura urbana binaria che conservò fino alla grande distruzione del I sec. a.C.: una «acropoli», costruita sulla piccola collina rocciosa affacciantesi sul mare, comprendente gli edifici religiosi e politici, e una «città bassa», più ampia e situata qualche centinaio di metri più a O, dove risiedeva la popolazione. Ancor più a O era una vasta necropoli, che si estendeva lungo le strade (identificate grazie alla fotografia aerea) che dalla città partivano a raggiera in direzione dei siti della chòra.
H. greca è nota soprattutto grazie agli scavi che hanno riportato alla luce, sull'acropoli, la cinta muraria ellenistica e una cospicua parte dell'area sacra e, nella città bassa, due cinte fortificate in mattoni crudi (la prima costruita già nel corso della prima metà del VI sec., l'altra databile all'inizio del V sec. a.C.), una serie di abitazioni e una parte della rete viaria. L'area sacra dell'acropoli, organizzata intorno a una grande fossa naturale nella roccia di scisto verde, conserva i resti di tre templi, due dei quali in antis, ionici, costruiti nel terzo quarto del VI sec. a.C. e dedicati a Zeus e ad Afrodite, e i resti di un quarto, dorico, anch'esso in antis, consacrato a Θεός Μέγας, databile all'inizio del IV. Varî altari e basi di monumenti votivi erano disseminati lungo la via sacra, tra questi, i più imponenti sono il pròpylon ionico e il grande altare di Zeus Polièus. L'area sacra fu interamente demolita e abbandonata in occasione della distruzione del I sec. a.C.: la «seconda fondazione» della città e la sua riorganizzazione urbanistica datano agli inizi della nostra èra. La città bassa continuò a essere abitata fino al I sec. a.C., ma la sua fioritura si pone in età arcaica. La stratificazione dei resti delle abitazioni del VI sec. raggiunge i 3 m d'altezza, a testimoniare la straordinaria intensità di vita in quest'epoca, forse la più fortunata di tutta la storia della città. Lo studio delle ceramiche arcaiche ha rivelato infatti là varietà e la ricchezza delle relazioni commerciali di H. soprattutto con le città dell'Asia Minore, della Grecia orientale, e in particolar modo con Corinto e Atene. I pezzi più antichi provengono da Mileto (o comunque da area ionica) e da Corinto (stile di transizione dal Protocorinzio al Corinzio e Corinzio Arcaico), ma anche da Atene (a H. è stato rinvenuto il più antico esemplare attico nel bacino del Mar Nero). La massa dei vasi «di lusso» affluiva, a partire dal secondo quarto del VI sec., da Chio, Clazomene, Lesbo, Samo e Mileto; dopo la metà del secolo, soprattutto da Atene che, tramite un'altra città mercantile (Egina, Samo?) cominciò a conquistare il mercato istriano, imponendovisi in modo decisivo a partire dalla metà del V secolo. La maggior parte delle anfore da vino e da olio vi giungeva da Mileto, da Chio, da Lesbo e da Clazomene, già a partire dalla fine del VII sec., successivamente da Thasos, da Sinope, da Rodi, da Eraclea Pontica, dal Chersoneso. La produzione propriamente istriana di vasellame comune, su modelli milesî o lesbî, prende avvio già agli inizi del VI sec., per conoscere ulteriore sviluppo nel secolo seguente, quando le officine istriane avranno un certo impatto sulla produzione di ceramica al tornio del retroterra tracio.
H. acquisì il suo territorio rurale già all'inizio della sua esistenza. I siti agricoli, le fattorie e le necropoli di Corbu de Sus, Vadu, Tariverde, Nuntaşi I e II, H.-Pod, Sinoé, Capul Doloşman, Enisala, Sarinasuf ne segnano l'estensione, sia lungo il litorale marittimo, munito di piazzeforti all'entrata della baia di H. e delle Bocche del Danubio, sia nel retroterra della città, fino a una profondità di 15-20 km. Non vi sono finora testimonianze di una presenza precoloniale, né nella città vera e propria, né nella chòra, il che spiega, in qualche modo, il carattere non fortificato della città nel primo secolo della sua storia, come pure di tutti i siti della chòra.
Le prime emissioni monetarie di H. si datano agli inizî del V sec.; si tratta di didrammi d'argento di forma irregolare di 8,35-7 g di peso, raffiguranti sul recto due teste maschili, una delle quali voltata, e sul verso un avvoltoio che attacca un delfino e la leggenda ΙΣΤ. Le prime emissioni in bronzo sono rappresentate da piccole monete divisionarie colate, recanti sul recto una ruota a quattro raggi e la leggenda ΙΣΤ. Ma già nel corso del secolo precedente (metà del VI sec.?) questa città milesia, come altri centri della costa occidentale e nordoccidentale del Ponto, sembra aver prodotto (sebbene la questione sia ancora ampiamente dibattuta) pezzi con valore monetario (o piuttosto premonetario), a forma di punta di freccia in bronzo, dei quali sono stati rinvenuti numerosi tesori nel territorio della città. La carta della diffusione delle monete histriane indica la direzione degli interessi della città all'interno del continente: in primo luogo il mondo getico della Dobrugia, ma anche la Moldavia Centrale e il bacino inferiore del Dnestr e del Bug. In tale direzione si era orientato, verso gli inizi del V sec. a.C., un tentativo di colonizzazione istriana, il cui risultato fu la fondazione di Roksolanskoe Gorodište, alle foci del Dnestr, e di Istrianon Limen, tra questo fiume e le foci del Bug.
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