12 Angry Men
(USA 1956, 1957, La parola ai giurati, bianco e nero, 95m); regia: Sidney Lumet; produzione: Henry Fonda, Reginald Rose per Orion-Nova; sceneggiatura: Reginald Rose, dal suo omonimo dramma televisivo; fotografia: Boris Kaufman; montaggio: Carl Lerner; scenografia: Robert Markell; musica: Kenyon Hopkins.
Subito dopo le arringhe finali degli avvocati, un gruppo di dodici giurati si riunisce in camera di consiglio per emettere il verdetto su un omicidio che vede coinvolto un ragazzo dei bassifondi, accusato di aver ucciso il padre. A una prima votazione, tutti, tranne il giurato numero otto, esprimono un verdetto di colpevolezza. Poiché la decisione deve essere unanime e oltre ogni ragionevole dubbio, in camera di consiglio inizia un lungo dibattito. Tenacemente sollecitate dal giurato numero otto, lentamente emergono le contraddizioni implicite nelle dichiarazioni dei testimoni chiave dell'accusa, le ambiguità che non consentono una chiara interpretazione dei reperti portati al processo, nonché le motivazioni profonde che hanno spinto i giurati a condannare sbrigativamente il ragazzo. Alla fine di un drammatico confronto, uno dopo l'altro tutti i giurati cambiano idea ed emettono un verdetto di innocenza. I dodici uomini escono dal Palazzo di Giustizia e il più anziano si ferma a stringere la mano al giurato numero otto, il primo ad aver espresso un ragionevole dubbio.
12 Angry Men costituisce l'esordio cinematografico di Sidney Lumet, fino ad allora regista televisivo sotto contratto alla CBS. Fu Henry Fonda a chiamarlo a dirigere il film, tratto da un teleplay. Pur girando il film in una sola stanza (a parte il prologo e l'epilogo), Lumet, grazie anche all'apporto del direttore della fotografia Boris Kaufman, moltiplica gli spazi e i punti di ripresa, frammentando l'apparente unità del gruppo di giurati e rendendo tangibile il conflitto vissuto all'interno della camera di consiglio. Questa viene ripresa con lenti a lunghezza focale sempre maggiore, in modo da rendere gradualmente più visibili il soffitto e le pareti intorno al tavolo dei giurati, come se lo spazio si stringesse intorno a loro. Il tempo della narrazione è di volta in volta accelerato o rallentato dall'intervento di colpi di scena o dalle carrellate sui volti tirati e sudati (è estate e il condizionatore d'aria non funziona). Il linguaggio di Lumet è già articolato e personale. Il regista fonde la specificità del racconto televisivo (l'uso abbondante dei primi piani, la messinscena in spazi ridotti, la sintesi narrativa) con le possibilità offerte dal grande schermo: per esempio, notevole appare la sua abilità nell'utilizzo di tutte le sfumature del bianco e nero come strumenti per sottolineare le atmosfere del film, nonché l'organizzazione dei tempi della narrazione, svincolati dalle interruzioni pubblicitarie televisive.
La complessità della giustizia umana, le scelte etiche degli individui, l'ambientazione processuale e la sfida per la verità ispirata ai principi della democrazia americana saranno le costanti del cinema di Lumet, che tornerà spesso ad ambientare i suoi film nelle aule di tribunale o nei distretti di polizia, come nei successivi Serpico (1973), The Verdict (Il verdetto, 1982) e Night Falls on Manhattan (Prove apparenti, 1997): questi luoghi diventano in Lumet teatri drammatici di una messa in scena della giustizia e della corruzione, della decadenza dei valori democratici o dell'appello a una società giusta. Già in 12 Angry Men, che resta in questo senso l'archetipo del cinema di Lumet, la tematica dell'impegno civile si sviluppa parallelamente alla capacità di trasformare in spettacolo il conflitto sociale, in particolare attraverso l'abilità riconosciuta del regista nel dirigere gli attori, che non sono mai ridotti a figure schematiche ‒ per quanto ognuno di loro corrisponda a un preciso modello comportamentale interno alla classe media americana ‒ ma diventano punti di forza di una messinscena complessa, nonostante l'artificiosità di alcuni colpi di scena: per esempio il momento in cui il giurato numero otto, per vanificare l'argomentazione degli altri a proposito di un coltello posseduto dall'accusato, ne tira fuori dalla tasca uno identico, acquistato poco prima in un negozio. La caratterizzazione sociologica dei personaggi è sempre attutita dalla bravura degli attori, primo fra tutti Henry Fonda, attorniato da una rosa di grandissimi caratteristi del cinema hollywoodiano. 12 Angry Men, candidato all'Oscar per il miglior film, miglior regia e sceneggiatura non originale, ottenne l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1957. Nel 1997 William Friedkin ne ha diretto un remake omonimo, sceneggiato ancora una volta da Reginald Rose, nel tentativo di aggiornare le tematiche di Lumet ai tempi nuovi.
Interpreti e personaggi: Henry Fonda (giurato numero otto), Lee J. Cobb (giurato numero tre), E.G. Marshall (giurato numero quattro), Ed Begley (giurato numero dieci), Jack Warden (giurato numero sette), Martin Balsam (giurato numero uno), Robert Webber (giurato numero dodici), John Fielder (giurato numero due), Jack Klugman (giurato numero cinque), Edward Binns (giurato numero sei), Joseph Sweeney (giurato numero nove), George Voskovec (giurato numero undici), Rudy Bond (giudice), John Savoca (imputato), Bill Nelson (cancelliere), James A. Kelly (guardia).
D. P., Twelve Angry Men, in "Monthly film bulletin", n. 281, June 1957.
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F.R. Cunningham, Sidney Lumet's humanism: the return to the father in 'Twelve Angry Men', in "Literature/Film quarterly", n. 2, April 1986.
Sceneggiatura: in Film Scripts, 2° vol., a cura di G.P. Garrett, O.B. Hardison, J.R. Gelfman, New York 1989.