A Star Is Born
(USA 1954, È nata una stella, colore, 170m); regia: George Cukor; produzione: Sid Luft per Transcona; soggetto: dall'omonimo film di William A. Wellman scritto da Dorothy Parker, Alain Campbell, Robert Carson; sceneggiatura: Moss Hart; fotografia: Sam Leavitt; montaggio: Folmar Blangsted; scenografia: Gene Allen; costumi: Jean-Louis, Mary Ann Nyberg, Irene Sharaff; musica: Harold Arlen.
Durante un gala a Hollywood, Norman Maine, attore celebre e alcolizzato, si precipita sulla scena interrompendo la performance dell'orchestra, ma la cantante Esther Blodgett salva la situazione fingendo che l'interruzione faccia parte dello spettacolo. A notte fonda Norman raggiunge Esther in un cabaret del Sunset Boulevard. Ascoltandola cantare My Man Got Away è colpito dalla bellezza e dall'intensità della sua voce. Esther deve partire, ma Norman le promette una brillante carriera nel cinema e la convince a rinunciare alla tournée. Il mattino dopo, mentre Esther osserva la partenza degli amici musicisti, Norman, più ubriaco che mai, viene trascinato a girare un film su uno yacht in un mare lontano. Ripresosi dagli effetti dell'alcol, Norman ritrova Esther e convince quindi il produttore Oliver Niles a farle fare un provino. Sedotto dalla voce di Esther, ribattezzata Vicky Lester dall'agente pubblicitario, Niles la scrittura per una commedia musicale: la sera della prima Esther è tesa, ha paura, ma la gente esce dalla sala incantata dalla sua prestazione. Norman le dice che gli dispiace di averla conosciuta così tardi, quindi le chiede di sposarlo. La coppia va ad abitare in una bella villa a Malibu. La casa di produzione però scioglie il proprio contratto con Norman: l'attore paga le sue intemperanze etiliche e il fatto che i suoi film non godono più dei favori del pubblico. Ormai Norman è confinato in casa a occuparsi delle faccende domestiche, mentre Esther vince l'Oscar quale miglior attrice. La sera della premiazione Norman, di nuovo ubriaco, interrompe la cerimonia supplicando di potere ancora lavorare. Esther riesce a trascinarlo via, lui accetta un soggiorno in clinica per disintossicarsi. Sollecitato da Esther, il produttore gli fa visita e gli propone un ruolo secondario in un prossimo film, proposta che Norman rifiuta. Poi ricomincia a bere, scompare per quattro giorni, viene condannato a tre mesi di prigione. Esther supplica il giudice di annullare la sentenza, promettendo di occuparsi personalmente del marito. Dalla camera in cui riposa, Norman sente la conversazione fra Esther e Niles, dove lei annuncia al produttore che ha deciso di chiudere la sua carriera per cercare di salvare il marito. Norman ed Esther fanno progetti di viaggi, e una sera lui manifesta il desiderio di fare un bagno in mare. Si toglie l'accappatoio e scompare per sempre. Esther si chiude in casa, rifiutandosi di prendere parte a un gala di beneficenza al quale aveva promesso di essere presente. Il suo amico musicista la persuade invece ad andarci, per onorare la memoria di Norman. Sulla scena, illuminata dai proiettori, Esther si presenta al pubblico: "I am Mrs Norman Maine…"
Remake di un film di William A. Wellman del 1937 con Janet Gaynor e Fredric March, A Star Is Born è uno dei migliori film su Hollywood e sul tema della grandezza e decadenza delle star. Colpisce il realismo e la lucidità di cui fa prova George Cukor nella crudele descrizione del sistema degli studios, e anche la cura quasi documentaria con cui mostra l'universo del cinema al lavoro, dalla selezione degli attori alla post-produzione. Il cinema è qui un universo chiuso su sé stesso, in cui l'esaltazione del talento degli uni conduce al sacrificio di quello degli altri, in un'impietosa demistificazione dello star system. La coppia formata da Judy Garland e James Mason non ha niente di artificiale. Non è un duo glamour, è una coppia sconvolgente. Certi primi piani dei volti delle due star non ingannano: sia quello, disfatto, di Mason, che interpreta genialmente il decadimento, sia quello di Judy Garland, a un tempo fragile e galvanizzato dall'energia della disperazione. I loro sentimenti, veri e intensi, conferiscono al film la sua dimensione tragica.
Se Norman Maine non crede più in sé stesso, è forse perché non crede più al sistema degli studios, e non è abbastanza cinico da ritirarsi o fare finta di niente. Ma crede nel talento puro di Esther Blodgett. Sarà la sua ultima battaglia. La sequenza in cui Norman mette letteralmente in scena la voce di Esther è prodigiosa: con un futile pretesto, Norman chiama Niles nel suo ufficio, poi apre la finestra per lasciar passare il suono della voce di Esther che canta non lontano. È attraverso il suono che Niles scopre l'immenso talento di Esther, che non conosce ancora e che non ha mai visto. L'intelligenza di Norman consiste nel fargli credere, nascondendosi dietro la propria 'messa in scena', che è lui a scoprire quel talento. A questa sequenza risponde, come un'eco tragica, quella in cui, dalla sua camera, Norman ode la conversazione fra sua moglie e il produttore, e la decisione di lei di lasciare la carriera per impedire che lui si distrugga. Norman è troppo lucido per cullare la minima illusione. Si alza e, sorridendo, fa come se la vita potesse ricominciare, come prima. Ma lo spettatore è attento, sa bene che Norman non tradirà se stesso e porterà fino in fondo la sua logica autodistruttiva. È un momento straziante perché, ancora recitando una parte, la stella caduta decide di farla finita e di abbandonare il mondo delle illusioni.
Film su Hollywood, A Star Is Born è una critica esplicita della 'fabbrica dei sogni', come testimoniano le scene in cui Norman, ubriaco fradicio, interrompe la trasmissione in diretta di uno spettacolo. Una prima volta, all'inizio del film, e più tardi, durante la cerimonia degli Oscar. Niente di più simbolico di un attore, creatura ormai patetica agli occhi dei responsabili dell'industria del sogno, che viene a domandare un lavoro e intanto commette un sacrilegio, sabotando il rituale hollywoodiano per eccellenza. È per questa ragione che il film di Cukor ebbe difficoltà con l'industria: concepito originariamente con una durata di tre ore, fu amputato e ridotto una prima volta a due ore e trentaquattro minuti, poi a due ore e quindici minuti. Il film fu restaurato nel 1983 in una versione più vicina al progetto dell'autore, con una durata di circa due ore e cinquanta, con diverse scene ricostituite attraverso immagini fotografiche accompagnate dalla colonna sonora originale. Film malato, A Star Is Born è un capolavoro che porta in sé le stimmate della propria lotta contro l'industria hollywoodiana.
Interpreti e personaggi: Judy Garland (Esther Blodgett/Vicky Lester), James Mason (Norman Maine), Jack Carson (Matt Libby), Charles Bickford (Oliver Niles), Tommy Noonan (Danny McGuire), Lucy Marlow (Lola Lavery), Grady Sutton (Carver), Irving Bacon (Graves).
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