abbandono scolastico
abbandóno scolàstico locuz. sost. m. – Anomalia dei processi di formazione determinata sia da coloro che abbandonano il percorso scolastico (prevalentemente a livello di scuola secondaria) senza il conseguimento di alcun titolo, sia dall’incapacità del sistema scolastico di rispondere con un’offerta formativa in linea con i bisogni dei soggetti interessati. La dispersione scolastica è il fenomeno sociale che si collega all’incapacità del sistema socio-educativo di rispondere a problematiche di a. s. (drop-out scolastico); si parla di dispersione scolastica anche in riferimento a fenomeni che spesso anticipano l’abbandono vero e proprio, ossia nel caso di una frequenza intermittente e irregolare alle lezioni, di ripetizioni di anno, di continui ritardi ecc. L’indicatore nazionale considera in a. s. quei giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e i 18 anni che lasciano la scuola senza il conseguimento di alcun titolo di studio spendibile sul mercato del lavoro. Diversamente, il parametro europeo per early school leavers considera la quota di giovani tra i 18 e i 24 anni che non partecipano ad alcuna attività scolastica e più in generale formativa di avviamento al lavoro. Il processo di Lisbona del 2001 ha imposto il limite del 10% di early school leavers da raggiungere nel 2010 in tutti i paesi membri. L’Italia, in controtendenza rispetto all’Europa, nel 2010 ha sancito l’abbassamento dell’obbligo scolastico a 15 anni riducendo formalmente la percentuale di a. s. (pur rimanendo lontana dall’obiettivo) attraverso la legalizzazione di un fenomeno di per sé già preoccupante e senza proporre alcuna soluzione utile ad arginare e risolvere il problema. Come confermato dall'indagine IALS-SIALS dell'OCSE (1997-98), alla base dell’a. s. ci sono cause legate all’ambiente socio-culturale e socio-economico della famiglia di origine e cause interne al sistema scolastico. Il basso livello di scolarizzazione della famiglia se non addirittura l’analfabetismo, può determinare scarse aspettative nei confronti del successo scolastico del giovane; analogamente anche la collocazione professionale dei genitori (e dunque le condizioni socio-economiche della famiglia di appartenenza) influisce sulle finalità legate al percorso scolastico dei figli. Tra le cause interne si possono invece considerare le variazioni organizzative che si susseguono a gran velocità nella scuola confondendo spesso il corpo docente, non meno degli studenti, o ancora l’organizzazione del contesto scuola nel quale spesso manca un livello di comunicazione efficace nei confronti dei discenti valutati il più delle volte esclusivamente attraverso il parametro del profitto. Secondo i dati ISTAT, nel 2009 l'a. s. in Italia è arrivato a sfiorare il 20%, ciò significa che un ragazzo su cinque (con un’età tra i 15 e i 18 anni) lascia la scuola secondaria, il più delle volte a seguito di una bocciatura al primo o al terzo anno, soprattutto negli istituti professionali. Si tratta prevalentemente di giovani maschi con provenienza da famiglie socialmente e culturalmente svantaggiate. Se consideriamo i giovani tra i 18 e i 29 anni che pur non studiando, non lavorano e non conducono alcun percorso professionalizzante arriviamo in Italia al 21,2%: il doppio della media europea, inferiore solo alla Romania e alla Bulgaria. Recenti ricerche hanno dimostrato che nei contesti sociali più degradati (periferie delle grandi città soprattutto del Sud, come nel caso di bambini assoldati dalla criminalità organizzata), l’a. s. arriva a coinvolgere anche le fasce più basse della scuola primaria e secondaria di primo grado, divenendo così anche un reato penale. L’a. s. è dunque l’effetto di un vero e proprio disagio sociale che individua come fattori di rischio il contesto familiare, quello scolastico, quello del gruppo dei pari, nonché i modelli pedagogici e i comportamenti psicopatologici individuali (uso di alcool, droghe e comportamenti devianti). Fattori di rischio, ovviamente, a cui risultano più sensibili ragazzi in età adolescenziale, che senza una formazione adeguata e un lavoro, hanno un’alta probabilità di essere coinvolti in comportamenti a rischio.