ABBATI OLIVIERI-GIORDANI, Annibale degli
Nacque a Pesaro il 17 giugno 1708 da Camillo e da Lavinia Gottifredi. Studiò nel collegio di S. Francesco Saverio a Bologna, donde nel 1724 passò alla università di Pisa, ove frequentò le lezioni di B. Tanucci, di G. Averani e di G. Grandi. A Pisa cominciò ad appassionarsi all'antiquaria e, come egli dice in una breve autobiografia (1748), pubblicata nelle Antichità Picene del Colucci, "invece di studiar legge cominciò a far delle dissertazioni sopra le iscrizioni di Pesaro, parte delle quali ritenne nelle note che poi stampò". Rientrato in patria nel 1727, si laureò in diritto ad Urbino, ma ripartì lo stesso anno per Roma ad esercitarsi nella pratica forense, frequentando lo studio di mons. A. Tanara, allora uditore di Segnatura e più tardi cardinale. Il soggiorno romano, come egli dice in una lettera a S. Ranghiasci del 5marzo 1783, gli fu proficuo per gli studi di antichità, soprattutto di epigrafia. Godendo della protezione dello zio cardinale Fabio degli Abbati Olivieri, cugino di papa Clemente XI, ebbe facilitato l'acquisto di rarissimi reperti archeologici, di cui andava arricchendo il suo museo; strinse amicizia con l'Antonelli, con P. Compagnoni e con P. M. Paciaudi, che lo confortarono agli studi di antiquaria; completò la prima stesura delle note alle epigrafi pesaresi. Ritornò a Pesaro nel 1730 e non se ne allontanò più, se non per brevi viaggi. Nel 1732 sposò Teresa Beluzzi.
Nel 1735 pubblicò a Pesaro il primo dei suoi numerosissimi opuscoli, la Spiegazione di alcuni monumenti degli antichi Pelasgi trasportata dal francese, con alcune osservazioni sui medesimi, critica di un saggio che il Bourguet aveva pubblicato nel VII torno della Bibliothèque nationale;l'anno dopo pubblicò nel tomo XVII della Raccolta di Opuscoli scientifici e filologici, che si stampava allora a Venezia sotto la direzione del Calogerà, una Dissertazione sopra due medaglie sannitiche, che meritò i più ampi elogi del Maffei. Nel 1734 aveva intanto cominciato a far stampare il suo lavoro sulle epigrafi pesaresi, che uscì a Roma nel 1737 col titolo Marmora Pisaurensia notis illustrata.Quest'opera, eccellente per larghezza d'informazione e acribia, accolta con grandi lodi da L. A. Muratori (Epistolario, 3915) e da S. Maffei (Epistolario, II, 757), fu arricchita dall'A. sino agli ultimi anni della sua vita di note ed aggiunte sempre con la più scrupolosa onestà scientifica. Sulla sua validità richiamò ancora l'attenzione il Bormann nel Corpus Inscriptionum Latinarum, XI, 2, pp. 939-940. A differenza del Muratori e del Maffei non si lasciò prendere dalla mania dell'etrusco; e mentre con G. B. Passeri fu il primo a sostenere che le Tavole Eugubine non erano scritte in etrusco, ma appunto in umbro (cfr. G. Devoto, Le Tavole di Gubbio, Firenze 1948, Prefazione), non esitò a riportare ad età assai più recente, contro l'opinione del Muratori, i famosi cippi del Luco sacro pesarese, poco importandogli di compromettere la vetustà di Pesaro. La produzione dell'A., infatti, benché tutta tesa alla illustrazione delle memorie della sua città, evitò facili agiografie e si mantenne nei limiti di un metodo attento a non cedere alla generalizzazione e risolventesi piuttosto in quelli che oggi si chiamerebbero "contributi", preferendo l'A., benché incitato da più parti a scrivere una storia di Pesaro, "mettere in luce tutto ciò che una storia avrebbe potuto portare e quel molto ancor più che non sarebbe stato in essa ben collocato".Perciò si propose di trattare la storia sacra e profana della città, da una serie più esatta dei vescovi pesaresi ad alcune biografie di Santi; da uno studio sulla fondazione di Pesaro ed una indagine sulle sue vicende nell'alto Medioevo e sotto il dominio dei Malatesta e degli Sforza ad un trattato sulle monete, "nel quale avrebbe potuto registrare le memorie di tutti i principi.., fino al sec. XVII, in cui per la morte di Francesco Maria II della Rovere ultimo duca, restò affatto chiusa la zecca di Pesaro" (cfr. lettera ad A. Calogerà del 12 marzo 1764). Gran parte di questo vasto progetto fu da lui attuato.
Tra le opere storiche si possono ricordare: Dissertazione sulla fondazione di Pesaro, Modena 1754 e Pesaro 1757, nella quale sostenne l'origine greca della città; le Memorie del porto di Pesaro,ibid. 1774; Memorie di Gradara, terra nel contado di Pesaro, ibid. 1775; Memorie di Novilara, castello del contado di Pesaro, ibid. 1777; Orazioni in morte di alcuni signori di Pesaro della casa Malatesta, ibid. 1785; Memorie di Alessandro Sforza signore di Pesaro, ibid. 1785; Appendice alle memorie di Alessandro Sforza signore di Pesaro, ibid. 1786. Tra le opere di storia ecclesiastica sono soprattutto notevoli le Memorie per la storia della Chiesa pesarese nel sec. XIII, Pesaro 1779, ampliamento di un saggio apparso nella Nuova Raccolta di Opuscoli scientifici e filologici, IX, Venezia 1761, e basato sulla scoperta dell'originale del Chronicon Civitatis Pisauri del Diplovatazio. Di questi diede poi notizie più particolareggiate nelle Memorie di Tommaso Diplovatazio patrizio costantinopolitano e pesarese,Pesaro 1771. Tra le opere di numismatica sono da segnalare, oltre le citate Dissertazione sopra due medaglie sannitiche, pubblicate con qualche ampliamento anche in Saggi di... Dissertazioni lette... nella... Accademia Etrusca... di Cortona, II, Roma 1738, i Saggi sopra alcune medaglie sannitiche, in Saggi, cit., IV, Roma 1743; la Lettera al sig. Ab. Barthélemy sopra le medaglie greche di Pesaro, le più antiche romane ed altre d'Italia, che con l'Indice delle antichissime monete di bronzo romane ed italiche che si conservano presso l'autore apparve in appendice alla ricordata Dissertazione sulla fondazione di Pesaro; Della Zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi, Bologna 1773; Sopra un medaglione non ancora osservato di Costanzo Sforza, Pesaro 1781; Illustrazione di un sigillo della zecca di Orvieto, Bologna 1782. Tutta una serie di contributi, che gli valgono un posto di primo piano nella numismatica.
Per la sua produzione, che abbracciò tutti i campi dell'antiquaria, l'A. sali in gran fama presso gli eruditi del tempo, partecipando vivamente alle più famose controversie di quegli anni.
Saggi di questa sua attività polemica sono altri opuscoli, tra i quali, per l'importanza dei contributi che l'A. porta all'intendimento di alcuni monumenti antichi, sono da ricordare, oltre alla menzionata Spiegazione di alcuni monumenti degli antichi Pelasgi, in cui confuta, quanto il Bourguet aveva pubblicato intorno al Bronzo Lerpiriano e alle Tavole Eugubine, l'Esame del Bronzo Lerpiriano già pubblicato dallo Spon,Pesaro 1771; la Dissertazione sopra due antiche tavolette d'avorio, Pesaro 1743; la Lettera al card. Querini, intorno al famoso Dittico quiriniano, in Raccolta di Opuscoli, cit., XLIX, Venezia 1753.
Tra il 1739 e il 1740 partecipò alla clamorosa polemica scoppiata intorno al Museum Etruscum di A. F. Gori. Oggetto di violente critiche da parte del Maffei nel IV volume delle sue Osservazioni letterarie, l'opera fu difesa dallo stesso autore, in una Risposta, che spinse l'A., per amicizia al Maffei, ad intervenire come mediatore tra i due contendenti, pubblicando un suo Esame della controversia letteraria che passa tra il Signor Marchese Scipione Maffei e il Sig. Anton Francesco Gori in proposito del Museo Etrusco,in Raccolta di Opuscoli, cit., XXI, Venezia 1739, pur non stimando la dottrina del Gori (come risulta, tra l'altro, da una lettera stampata in sole venti copie "alla macchia", nel 1738, dal titolo Lettera del p.f. Nabuccodonossorre al m.R.P. da Cotanello (G.B. Passeri) sopra una antica medaglia etrusca,nella quale l'A., prendendosi gioco del Gori, che nel suo Museum Etruscum aveva pubblicato le effigi di dei a tutti ignoti (il dio Pilumno, la dea Bacchettis), con spiritose argomentazioni dimostrava l'esistenza del dio Restio). L'Esame non incontrò però l'approvazione del Maffei, la cui amicizia verso l'A. fu temporaneamente turbata (Epistolario, II, 833). Tuttavia una più pacata lettura dell'opera lo convinse dei buoni propositi dell'A., che egli incitò anzi a pubblicare la seconda parte dell'Esame. Cosa che l'A. fece assai più tardi, quando ormai si erano spenti gli echi della polemica, pubblicando un Seguito dell'esame della controversia letteraria tra il March. Scipione Maffei e il Sig. Anton Francesco Gori,nella Raccolta di Opuscoli, cit., XXXV, Venezia 1745: si rinsaldarono così i reciproci vincoli di amicizia e di stima, sicché, quando il Maffei morì, l'A. ne fu esecutore testamentario per i tesori archeologici che dovevano essere consegnati all'Istituto di Bologna.
Negli ultimi anni della vita l'A. si dedicò soprattutto ad illustrare alcuni rarissimi pezzi del suo Museo, che fin dal 1756 aveva destinato alla sua città. Particolarmente interessanti dal lato scientifico sono: Di alcune antichità cristiane conservate in Pesaro nel Museo Olivieri,Pesaro 1781, e Di alcune altre antichità cristiane conservate nel Museo Olivieri, Pesaro 1784, noi quali dà conto di dieci vetri cimiteriali paleocristiani e della Tavola Mitriaca in pasta vitrea. In altro opuscolo, Delle figline pesaresi e di un larario puerile trovato in Pesaro, ibid. 1780, aveva per primo trattato della diffusione delle fornaci in Italia e della loro distinzione, e dato molte tegole inscritte.
L'A. morì in Pesaro il 29 sett. 1789. Il suo Testamento fu pubblicato nel 1884.
La pubblicazione dell'amplissimo carteggio, che l'A. tenne con tutti i maggiori eruditi del tempo, è ancora lungi dall'essere completa, poiché non sono state pubblicate finora che le lettere del Muratori, del Maffei, dello Zeno e di G. A. Zanetti. Di queste, quelle del Maffei e del Muratori trattano prevalentemente di archeologia, quelle dello Zeno di studi storici e letterari medievali, e quelle dello Zanetti di numismatica. Ma interessantissime per la storia dell'antiquaria nel Settecento sono anche le lettere del Calogerà, di P. Compagnoni, di G. Garampi, di A. Guarnieri, di A. F. Gori, di G. A. Lazzarini, di G. Marini, di P. M. Paciaudi, di G. B. Passeri, di F. A. Zaccaria, di R. Boscovich, che si conservano nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro.
Fonti e Bibl.: Lettere di Apostolo Zeno cittadino veneziano, voll. IV-VI, Venezia 1785, passim; Lettere di eruditi veneti ad A. degli A.O.,Firenze 1891; Alcune lettere inedite di Mons. G. Negri..., in Miscell. di studi in onore di A. Hortis,Trieste 1910; Lettere di G. A. Zanetti ad A. degli A.O.G.,pubblicate da G. Castellani, Milano 1916; L. A. Muratori, Epistolario,a cura di M. Campori, IX, Modena 1905, passim;S. Maffei, Epistolario,a cura di C. Garibotto, II, Milano 1955, passim;F. Marignoni, Elogio del signor A. degli A.O.G. patrizio pesarese, recitato nella Chiesa Abbaziale di S. Giacomo... il giorno 7 di ottobre 1789...,Pesaro 1789; F. Vecchietti, Biblioteca Picena,I, Osimo 1790, pp. 5-15; A. Lazzari, Memorie degli uomini illustri del Piceno, in G. Colucci, Antichità Picene,VIII, Fermo 1790 (vi è riportata l'autobiografia datata 10 luglio 1748); G. A. Lazzarini, Elogio del signor A.O. detto nell'Accademia Pesarese la sera del 16 aprile 1790,in Opere,II, Fermo 1791, pp. 223-252; A. Lombardi, Storia della letteratura italiana nel sec. XVIII,VI, Venezia 1832, pp. 86-88; G. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri,IV, Venezia 1837, pp. 405-414; G.Natali, Il Settecento,II, Milano 1929, p. 722 (ivi è inoltre ricordata un'ode di Carlo Gastone della Torre di Rezzonico, In morte di A.O. archeologo pesarese);G.Gasperoni, Settecento Italiano,I, L'abate G. Cristoforo Amaduzzi,Padova 1941, passim;I. Zicàri, Saggio di una bibliografia della città di Pesaro e contado,Città di Castello 1950, pp. 29-32.