Admont, Abbazia di
Abbazia benedettina, fondata intorno al 1072 dall'arcivescovo Gebardo di Salisburgo (1060-1088) nei territori di un'antica donazione imperiale nella valle dell'Enns, nei pressi dell'omonimo centro della Stiria (Austria centrosettentrionale), come caposaldo dell'area all'interno delle Alpi, con monaci chiamati dal monastero di St. Peter di Salisburgo. L'abbazia fu consacrata il 29 settembre 1074. In seguito, sotto l'influsso del monastero di St. Blasien, da dove veniva l'abate Wolfhold, e di quello di St. Georgen nella Selva Nera, da cui proveniva l'abate Goffredo, A. si trasformò in un autorevole centro della riforma monastica di Hirsau, di grande importanza nell'area alpina (Admonter Reform).
Nel 1115 l'abbazia fu anche luogo di rifugio per l'arcivescovo Corrado all'epoca della lotta per le investiture e così pure, più tardi, per l'arcivescovo Eberardo, legato da stretta amicizia all'abate Goffredo (1138-1165), durante il suo conflitto politico con l'imperatore Federico I. Nel 1120 seguì la fondazione di un monastero femminile, consacrato nel 1121 e soppresso nel 1581. Dell'edificio medievale rimangono, dopo il terribile incendio scoppiato nel 1865, soltanto pochi resti, incorporati nella costruzione della chiesa neogotica. A eccezione della biblioteca barocca (seconda metà del sec. 18°) l'antico edificio fu allora distrutto (circa le antiche parti della costruzione utilizzate da Wilhelm Bücher per la nuova chiesa, consacrata nel 1869: List, 1974; Dehio, 1982).
Si conservano pochi resti del tesoro dell'abbazia e dell'importante fondo di libri e manoscritti. Risalgono al tempo della fondazione di A. l'Evangeliario del custos Perchtold da Salisburgo (Admont, Stiftsbibl., 511) con una lussuosa legatura moderna (1953-1954) e una Bibbia atlantica in due volumi, di provenienza italiana (Stiftsbibl., C e D), ma non, come un tempo si pensava, la Bibbia erroneamente chiamata 'Bibbia di Gebardo' (già Admont, Stiftsbibl., A e B, ora a Vienna, Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2701 e 2702). Questa Bibbia atlantica, proveniente da Salisburgo, arrivò ad A. solo nel sec. 15° attraverso un precedente possessore ungherese (Buberl, 1911; Wehli, 1977; Mezey, 1981). Al tempo dell'abate Goffredo e, più tardi, sotto suo fratello Irimberto (1172-1177), noto anche come autore (Fowler, 1947), si sviluppò nel sec. 12° un'importante scuola scrittoria che ebbe un particolare interesse per l'annalistica e per la storiografia (Lhotsky, 1963). Forse già nel sec. 12° arrivarono nella biblioteca dell'abbazia preziosi codici dall'Italia, tra cui un volume singolo di un'altra Bibbia atlantica (Stiftsbibl., E), due passionari (Stiftsbibl., 1 e 2) e un salterio (Stiftsbibl., 513).
Nello stesso sec. 12° lo scriptorium di A. era annoverato, insieme con quello di Lambach (Austria Superiore), tra i più fecondi centri scrittori dell'area alpina. Buberl (1911) cita 123 manoscritti di quel tempo, solo un terzo tuttavia dei quali egli attribuisce allo scriptorium di Admont. Non è stato ancora preso in considerazione un eventuale apporto del monastero femminile.Il complesso dei manoscritti di quel tempo si è conservato relativamente compatto, anche se se ne trovano oggi a Salisburgo (Wind, 1985), a Vienna (Öst. Nat. Bibl., 130, 1909), a Oxford (Pächt, Alexander, 1966) e oltreoceano. Nello stesso tempo sono dimostrabili acquisti diretti di manoscritti di provenienza francese.Notevoli sono soprattutto alcune legature del sec. 12°, per es. quella del Maestro chierico operante a Parigi (Hobson, 1935, nr. 36) e quelle del c.d. 'gruppo di A.' (Husung, 1929-1930; Hobson, 1935, nrr. 37, 38, 47, 48, 67), eminente esempio dell'arte della legatura del tempo (Schunke, 1961).
Una nuova fioritura della vita spirituale e dell'arte libraria è da rilevare alla fine del sec. 13° sotto l'abate Enrico II (1275-1297), che assunse importanza come uomo politico, divenendo scriba Stiriae, e come mecenate; ruolo ugualmente rilevante ebbe il suo successore, l'abate Engelberto (1297-1327), noto come autore eclettico. Al periodo degli studi padovani di quest'ultimo (1279) risale il messale miniato da Giovanni di Gaibana (già Admont, Stiftsbibl., 229a), allora il più prezioso tra i manoscritti di A. (Hänsel-Hacker, 1954).
Il rapido sviluppo della biblioteca si evidenzia anche nel catalogo dei libri di Peter von Arbon del 1376, composto da 391 volumi con 623 opere, e in un catalogo successivo del 1380, con 640 volumi e 805 opere.Sotto l'abate Andrea (1423-1466), al tempo della riforma di Melk, fu costruita una biblioteca sopra la cappella mariana. Soltanto pochi manoscritti di quel tempo sono di interesse artistico; tra questi sono da ricordare alcuni dei primi codici miniati dal salisburghese Ulrich Schreier e opere di un miniatore che in seguito acquistò importanza per la produzione libraria dell'abbazia di Kremsmünster, nell'Austria Superiore (Stiftsbibl., 29; Holter, 1977; 1978). Alla fine del sec. 15° sono documentati molti acquisti di libri e donazioni; tra l'altro, al tempo dell'abate Anton (1483-1491), giunsero ad A. cinquanta incunaboli italiani.
L'abbazia, con altri monasteri austriaci, primeggiava nell'arte della legatoria; ciò è dimostrato da una parte dal fondo di legature in pelle lavorata - ventuno nel catalogo di Schmidt-Künsemüller (1980) - e dall'altra dai vari stadi dello sviluppo ad A. della legatura con rilievo a secco, cui sono dedicati gli studi di Laurin (1956) e Mazal (1967; 1975).Degni di menzione sono alcuni esempi di particolari lavori di arte applicata della seconda metà del 14° secolo. Il calice da messa proveniente da Johnsbach, datato al 1360, si trova dal 1935 nello Steiermärkisches Landesmus. Joanneum di Graz (Mazal, 1967), mentre la mitra di Gebardo, circa dello stesso periodo (Zeit der frühen Habsburger, 1979) e un altarolo portatile del 1375 sono conservati nel tesoro dell'abbazia.
Solo negli ultimi decenni sono stati scoperti esempi di pittura murale provenienti dall'ambito di influenza dell'abbazia; Ocherbauer ne ha riferito in Gotik in der Steiermark (1978); List (1974) ne ha presentato alcune illustrazioni.Nel Tardo Medioevo l'importanza dell'abbazia di A. è documentata nella maggior parte dei campi dell'arte figurativa. Con l'abate Enrico II ebbe inizio nella Stiria la produzione delle pitture su vetro (atelier di St. Walpurgis), con il suo successore Engelberto quella delle grandi opere scultoree. La Madonna di A. (ora a Graz, Steiermärkisches Landesmus. Joanneum) è ritenuta un'opera di importazione renana del periodo 1320-1325. Con i due crocifissi di A. (Graz, Steiermärkisches Landesmus. Joanneum) si arriva sin oltre la metà del secolo.
Di particolare importanza è la produzione artistica di A. all'inizio del sec. 15°, quale punto di riferimento del Weicher Stil. È evidente intorno al 1420-1430 l'influsso salisburghese nella grande e nella piccola Pietà di A. e nella Madonna della Misericordia di Frauenberg, presso Admont.
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