FONTEVRAUD, Abbazia di
(o Fontevrault)
Abbazia della Francia occidentale (dip. Maine et Loire), situata ai confini tra l'Angiò, la Turenna e il Poitou, fondata dal predicatore Roberto d'Arbrissel (1047-1117), tra il novembre del 1100 e la Pasqua del 1101, in un'area isolata presso il fons Ebraldi, ceduta dai signori del Montsoreau (Crozet, 1936, p. 117; 1964, p. 427; Bienvenu, 1975, pp. 238-239; 1994, p. 25).All'abbazia di F. faceva capo l'Ordine misto di F., alla cui nascita contribuì decisamente il vescovo di Poitiers Pietro II (1087-1115), che durante un concilio (1100) espresse la necessità di riunire in una dimora stabile la disorganica folla di fedeli attirata dalla predicazione di Roberto d'Arbrissel, che, per la promiscuità e soprattutto per la presenza di prostitute, era costante motivo di scandalo (Bienvenu, 1975, p. 237; 1988, col. 627). Fu proprio l'eterogeneità del gruppo a determinare la costruzione di distinti edifici destinati alle diverse comunità. Il nucleo più importante fu il monastero femminile guidato da badesse, le quali fin dall'inizio assunsero per scelta del fondatore la direzione generale dell'Ordine, malgrado il carattere inequivocabilmente doppio (maschile e femminile) della congregazione. Prima badessa fu infatti Petronilla di Chemillé (1114-1150), che insieme a Roberto d'Arbrissel viene ricordata come promotrice a fundamento (Pavillon, 1666, p. 583) della costruzione della chiesa abbaziale, dedicata alla Vergine e consacrata da papa Callisto II (1119-1124) nel 1119 (Rhein, 1910, p. 49; Melot, 1971, p. 41).La chiesa abbaziale, a navata unica con cupole, costituisce l'esempio più settentrionale di una struttura assai diffusa nel Sud-Ovest della Francia già dal sec. 11° e applicata più sistematicamente nel sec. 12° (Kubach, 1972, p. 108). Come gli edifici del Périgord, dell'Angoumois e della Saintonge a cui s'ispira e, in particolare, come la cattedrale di Angoulême, suo diretto modello (Crozet, 1936, p. 131; 1961, p. 175; Melot, 1971, p. 12), la chiesa di F. presenta spesse pareti longitudinali su due piani, con finestre nella parte alta e arcate cieche nella parte bassa, collegate da archivolti, e con quattro ampie campate coperte da cupole semisferiche su pennacchi triangolari, interamente rifatte nel 1903 (Melot, 1971, p. 12). Ma la singolarità di F. è quella di essere l'unica chiesa di questo genere ad associare sul lato orientale, peraltro in maniera assai goffa, un coro a deambulatorio stretto e slanciato, di tutt'altre proporzioni rispetto alla navata, architettonicamente più vicino alle forme usate nell'Angiò (Crozet, 1936, p. 120). Tale diversità in una stessa costruzione è stata da sempre spiegata con un cambiamento di progetto intervenuto dopo la realizzazione del coro e del transetto, cronologicamente riferibile a un arco di tempo compreso tra il 1106 e il 1125 (Mallet, 1984, p. 113). Una conferma di questa ipotesi verrebbe dalla presenza di stretti passaggi a tutto sesto occlusi dai pilastri dell'ultima cupola, ai lati dell'arco trionfale, che presumibilmente dovevano comunicare o con delle navate laterali previste fin dall'origine, oppure con un impianto sempre a navata unica ma certamente non coperto a volta, secondo un sistema comunemente usato nel Berry (Crozet, 1936, p. 121).Al monastero femminile apparteneva la celebre cucina a pianta ottagonale con absidiole su ogni lato, rispondente a una ricercata tipologia diffusa nella Loira e con esempi documentati anche in Normandia e in Inghilterra (Grant, 1994, p. 77). Venne eretta probabilmente per volere del re d'Inghilterra Enrico II Plantageneto (1154-1189), che assunse il ruolo di protettore e benefattore di F., contribuendo allo sviluppo monumentale dell'abbazia. Egli rinnovò infatti il priorato di Saint-Lazare, per i lebbrosi, e il convento della Madeleine, per le prostitute, oggi perduto insieme al monastero maschile di Saint-Jean-Evangéliste (Bienvenu, 1986, p. 15). Il sovrano venne sepolto con la moglie Eleonora d'Aquitania (m. nel 1204), il figlio Riccardo Cuor di Leone (m. nel 1199) e la nuora Isabella d'Angoulême (m. nel 1246), moglie di Giovanni Senza Terra, nel coro della chiesa abbaziale, che conserva ancora le tombe con le figure dei giacenti (Bienvenu, 1986, p. 15; 1994, p. 29; Grant, 1994, p. 73). Le prime tre sepolture in pietra calcarea vennero realizzate, entro il primo decennio del sec. 13°, da artisti locali culturalmente legati allo sviluppo della scultura dell'Ovest della Francia, ma al tempo stesso attenti agli esiti dei contemporanei cantieri dell'Ile-de-France. La figura di Eleonora, che si distingue dalle altre per la ricercata morbidezza del modellato e per la maggiore cura dei dettagli, può essere verosimilmente considerata di poco più tarda e di una diversa mano. Lo stile più evoluto della quarta tomba, in legno, comunque ispirato alle opere già esistenti per esigenze di unità e armonia, si accorda bene con una datazione vicina alla metà del sec. 13° (Erlande-Brandenburg, 1964, pp. 490-491).L'abbazia di F., che contò numerosi priorati in Francia, Inghilterra e Spagna (Bienvenu, 1988, col. 627), godette di grande prosperità fino alla fine del sec. 18° per poi essere trasformata in penitenziario da un decreto napoleonico del 1804.Al complesso abbaziale deve la sua esistenza l'omonimo villaggio di F., la cui chiesa parrocchiale di Saint-Michel, fondata verso il 1180 da Enrico II Plantageneto, contiene numerose opere d'arte provenienti dall'abbazia stessa.
Bibl.: Fonti.- B. Pavillon, La vie du bienheureux Robert d'Arbrissel, Saumur-Paris 1666.Letteratura critica.- A. Rhein, Fontevrault, CAF 77, 1910, pp. 48-64 (con bibl.); R. Crozet, L'église abbatiale de Fontevrault. Ses rapport avec les églises à coupoles d'Aquitaine et avec les églises de la région de la Loire, Annales du Midi 48, 1936, pp. 113-150; id., Remarques sur la répartition des églises à file de coupoles, CahCM 4, 1961, pp. 175-178; id., Fontevrault, CAF 122, 1964, pp. 426-477 (con bibl.); A. Erlande-Brandenburg, Le "cimetière des Rois" à Fontevrault, ivi, pp. 481-492; M. Melot, Fontevrault, Paris 1971; H.E. Kubach, Architettura romanica (Storia universale dell'architettura, 5), Milano [1972]; J.M. Bienvenu, Aux origines d'un ordre religieux: Robert d'Arbrissel et la fondation de Fontevraud (1101), in Aspects de la vie conventuelle aux XIe-XIIe siècle, "Actes du Ve Congrès de la Société des historiens médiévistes de l'enseignement supérieur public, Saint-Etienne 1974", Cahiers d'histoire 20, 1975, pp. 227-243; J. Mallet, L'art roman de l'ancien Anjou, Paris 1984; J.B. Bienvenu, Aliénor d'Aquitaine et Fontevraud, in Y-a-t-il une civilisation du monde Plantagenêt?, "Actes du Colloque, Fontevraud 1984", CahCM 29, 1986, pp. 15-27; M. Chibnall, L'ordre de Fontevraud en Angleterre au XIIe siècle, ivi, pp. 41-47; J.M. Bienvenu, s.v. Fontevrault, in Lex. Mittelalt., IV, 1988, coll. 627-629; id., Henri II Plantagenêt et Fontevraud, in Henri II Plantagenêt et son temps, "Actes du Colloque, Fontevraud 1990", CahCM 37, 1994, pp. 25-32; L. Grant, Le patronage architectural d'Henri II et de son entourage, ivi, pp. 73-84 (con bibl.).E. Federico