SAINT-AMAND-LES-EAUX, Abbazia di
(fiammingo Sint Amans; Elnone nei docc. medievali)
Abbazia benedettina della Francia settentrionale (dip. Nord), fondata tra il 630 e il 639 da s. Amando alla confluenza dei fiumi Scarpe ed Elnon, in un terreno di pertinenza regia.S., originariamente dedicata a s. Pietro, mutò presto il nome in onore del santo fondatore, morto nel 676 ca., la cui tomba era divenuta oggetto di un importante culto. Del complesso monastico merovingio e delle sue successive trasformazioni e ricostruzioni, le più estese delle quali vennero attuate all'epoca dell'abate Arno (782-785) e tra il secondo e l'ultimo quarto del sec. 11°, si conosce ben poco. Tre miniature dell'album dei principi Croÿ (Vienna, Öst. Nat. Bibl.; Gardelles, 1968), datate intorno al 1600, testimoniano l'aspetto complessivo dell'abbaziale romanica prima della riedificazione integrale operata a partire dal 1634. Vi si riconosce una chiesa a tre navate senza transetto, decorata all'esterno da lesene. Al di là del coro, verso E, si apriva una cappella di pianta cruciforme o in forma di T e sormontata da una torre, forse da identificare nella ricostruzione romanica della cappella carolingia di S. Michele, innalzata dall'abate Arno al di sopra di una cripta a volte, contenente il monumento funebre del santo fondatore. Verso O una cappella di pianta quadrata, fiancheggiata da una o due torricine circolari, è probabilmente la turris maior dell'abbazia, originariamente parte del complesso palaziale fatto erigere verso il 990 in contiguo ecclesiae dalla regina Susanna e inglobato nel monastero dopo la sua morte (1003). Ne sono conservate alcune vestigia (una scala a vista e un corridoio a volta, che conduce a una delle sale del primo piano della torre), che testimoniano l'adozione di una tecnica muraria assai vicina a quella impiegata nelle parti più antiche della cattedrale di S. Bavone a Gand, fondazione elnonense.Le prime testimonianze della produzione libraria di S. si collocano tra l'ultimo quarto dell'8° e il primo quarto del 9° secolo. Risale a questo periodo un gruppo di codici eseguiti in una minuscola carolina francese assai ben formata, snella ed elegante, che pone S. tra i grandi centri scrittorî dell'età carolingia (Lowe, 1950-1953; 1963). Questi manoscritti rappresentano una fase ormai matura di uno stile di scrittura e decorazione imitato a Salisburgo già nel primo periodo dell'episcopato di Arno (785-821); tratti peculiari sono l'interesse per le rune, il precoce impiego della semionciale nelle scritture d'apparato e la presenza di iniziali tracciate con inchiostro nero dalla tinta assai decisa, con aste terminanti con motivi a ventaglio o cuoriformi, talvolta usati anche per riempire il corpo interno delle lettere (sacramentario, Parigi, BN, lat. 2296; Lowe, 1950-1953, V, nr. 544; Cipriano, Testimonia, Troyes, Bibl. Mun., 581; Lowe, 1950-1953, VI, nr. 839; vangeli, Douai, Bibl. Mun., 12; Lowe, 1950-1953, VI, nr. 758; Valenciennes, Bibl. Mun., 100, 395). Caratteristica è inoltre l'assenza di illustrazioni; costituiscono infatti un'eccezione i vangeli di Douai e di Gand (Arch. della cattedrale, 13), datati all'800 ca., nei quali doppi ritratti di evangelisti vengono a essere affrontati a figure di arcangeli, secondo un modello compositivo e stilistico di origine tardoantica riscontrabile anche nei manoscritti coevi dei Commentari all'Apocalisse di Beato di Liébana (McGurk, 1963; Netzer, 1994).È stata rivendicata a S. (Boutemy, 1949a; 1949b), in base a ragioni storiche, liturgiche e paleografiche, la paternità di un insieme di codici risalenti al settimo-ottavo decennio del sec. 9°, che costituisce l'esempio più omogeneo di applicazione di quel particolare stile regionale detto franco-sassone o francoinsulare, diffuso in alcuni dei più importanti scriptoria della Francia settentrionale - tra cui Saint-Vaast ad Arras e Saint-Bertin a Saint-Omer -, e all'elaborazione del quale S. avrebbe contribuito in misura decisiva. Si tratta per lo più di sacramentari (Stoccolma, Kungl. Bibl., A.136 [53]; San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Lat.Q.v.I.41; Vienna, Öst. Nat. Bibl., 958; Parigi, BN, lat. 2290; Cambrai, Médiathèque Mun., 162, 163) e vangeli (Lione, Bibl. Mun., 357; Meaux, Bibl. du Grand Séminaire, 1; Boulogne-sur-Mer, Bibl. Mun., 357; Arras, Bibl. Mun., 1045; Dublino, Chester Beatty Lib., 9; Parigi, BN, lat. 257, vangeli detti di Francesco II) nei quali l'interpretazione puramente decorativa del tracciato delle iniziali e delle inquadrature delle pagine riflette un tardo ma originale adattamento dei motivi ornamentali della produzione dell'Ibernia e della Northumbria dei secc. 7° e 8° in direzione di una maggiore chiarezza nell'articolazione geometrica delle forme e di un più sicuro equilibrio compositivo. Caratteristiche, queste, perfezionate e portate a vertici altissimi nella seconda Bibbia di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 2), sontuosa copia di presentazione offerta al sovrano carolingio probabilmente tra l'871 e l'873 (Guilmain, 1966), in occasione della riconciliazione con il figlio Carlomanno, abate di S. (867-871), accusato di tradimento.Scarsamente documentata durante il sec. 10°, la produzione di S. sembra aver attraversato una nuova grande fioritura a partire dalla fine del sec. 11°, epoca alla quale risalgono opere di notevole impegno realizzativo, come per es. le Enarrationes in Psalmos di s. Agostino (Valenciennes, Bibl. Mun., 39, 41; Parigi, BN, lat. 1991) e la Bibbia gigante originariamente in due volumi conosciuta come Bibbia di Alardo (Valenciennes, Bibl. Mun., 9-11), decorate in larga misura da uno stesso artista con iniziali istoriate e lettere ornate dai colori intensi e fortemente contrastati, vivacizzate da un repertorio di scene di genere fantasioso e variegato. Pari ricchezza inventiva mostra il più antico manoscritto pervenuto della Vita s. Amandi (Valenciennes, Bibl. Mun., 502), che, con le sue quarantadue miniature a metà o piena pagina, accompagnate da didascalie in volgare, costituisce una delle compilazioni agiografiche più riccamente illustrate d'età preromanica.Analogamente ad altri grandi scriptoria della Francia settentrionale e delle Fiandre, anche S. subì tra la fine del sec. 11° e durante tutta la prima metà del 12° l'influenza, in realtà abbastanza contenuta, della miniatura anglosassone, come attestano le proporzioni slanciate e il panneggio a zig-zag della figura di Cassiano in un manoscritto delle Collationes (Valenciennes, Bibl. Mun., 169, c. 2r) e la delicata e intensamente espressiva immagine della Crocifissione in un sacramentario realizzato intorno al 1150 (Valenciennes, Bibl. Mun., 108, c. 58v) da un artista inglese attivo anche a Liessies e Saint-Vaast.Dell'imponente sviluppo della produzione libraria elnonense nel corso della prima metà del sec. 12° costituisce testimonianza preziosa il primo catalogo del fondo librario abbaziale, l'Index Maior (Delisle, 1881), redatto fra il 1145 e il 1158 e successivamente integrato tra il 1158 e il 1170, nel quale vengono elencati ben trecentoquindici manoscritti, la maggior parte dei quali realizzata proprio nel 12° secolo. Tra essi spiccano in particolare i sette codici firmati dal monaco Sawalo, attivo tra il 1145 e il 1170 a S. e a Sainte-Rictrude-de-Marchiennes e autore fra il 1155 e il 1165 di quattro dei cinque volumi di una Bibbia gigante decorata con grandi pagine a tappeto (Valenciennes, Bibl. Mun., 1-3, 5), nelle quali, all'interno di grandi riquadri rettangolari divisi verticalmente da bande in oro, argento o verde, si stende un manto di lussureggianti tralci vegetali su cui si adagiano le iniziali dell'incipit o medaglioni contenenti le immagini degli evangelisti o del Cristo benedicente. Fra i tralci, una variopinta ed eterogenea folla costituita da uccelli, cani, draghi, figure umane, diavoli e centauri, ingaggia lotte furibonde sfoggiando un vasto campionario di pose acrobatiche. Su un altro versante, quello dell'illustrazione narrativa, il secondo e terzo quarto del secolo segnarono la realizzazione, nel giro di pochi anni, di ben due manoscritti della vita del santo fondatore. Il primo (Valenciennes, Bibl. Mun., 501) riflette, nelle immagini a piena pagina con figure dai contorni pesanti e marcati, che si stagliano su riquadri di colore uniforme incorniciati da ampie bande in tonalità fortemente contrastate, il ricorso a modelli propri della decorazione vetraria. Influssi mosani appaiono nel secondo (Valenciennes, Bibl. Mun., 500), in cui le grandi vignette a piena pagina che illustrano a due a due gli episodi del racconto, databili dopo il 1170, sono state sovrapposte in modo piuttosto maldestro a una serie di disegni rappresentanti i medesimi soggetti, ma realizzati ca. dieci anni prima. Con il monumentale ritratto a piena pagina di s. Gregorio Magno in un manoscritto delle Epistulae del santo (Parigi, BN, lat. 2287, c. 1v), decorato fra il 1160 e il 1180 ca., si chiude la grande stagione dell'arte di S., il cui rapido e inarrestabile declino seguì le sorti della grave crisi finanziaria che colpì il monastero nel 13° e 14° secolo.
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