ABBONE
"Patricius Romanorum", verso la metà del sec. VIII fu, secondo la tradizione, il fondatore e primo abate della famosa abazia della Novalesa (Torino) che già sotto il suo governo appare riccamente dotata.
I due atti però da cui si ricavano queste notizie (l'atto di fondazione e costituzione dell'abazia ed il testamento dello stesso A.) suscitano dubbi tali da porre in questione la loro autenticità. L'atto di fondazione è stato generalmente datato al 30 genn. 726, facendo coincidere l'anno quinto del regno del merovingio Teoderico - anno che compare nella datazione - col 726, per poter mantenere l'indizione nona, indicata, anch'essa, quale elemento cronico del documento. Se, però, il Teoderico menzionato nel documento è con ogni probabilità Teoderico IV di Chelles, re di Neustria, Austrasia e Borgogna, successore di Chilperico II, si dovrà porre l'anno di incoronazione di detto re verso la fine del 720 e non del 721, come provano una serie di documenti (cfr. Monumenta Germ. Hist., Diplomata, pp. 80-81; 98-99). L'anno quinto del regno di Teoderico, quindi, si dovrà porre nel 725 e si dovrà ritenere che l'indizione sia erroneamente indicata come nona.
Anche quanto al personaggio stesso di A. e all'importanza dell'abazia della Novalesa, che egli avrebbe fondato, si possono notare incongruenze. È strano che A. sia menzionato quale "patricius Romanorum", mentre tale qualifica, specie dal sec. VIII, spetta unicamente agli imperatori: ma è pure strano che l'abazia della Novalesa, che sarebbe stata, a dire del Cipolla, "vero punto d'appoggio militare e civile" dei re franchi della dinastia carolingia, non venga mai ricordata né nei Gesta Karoli,né negli Annales regni Francorum,né nella Historia Francorum,né nella Historia gentis Langobardorum;e non sia ricordato A. che pur sarebbe stato "rector" di S. Giovanni di Moriana e di Susa, l'una in zona franca, l'altra in zona longobarda (circostanza, anche questa, che mal si accorda con la dichiarazione, nell'atto di fondazione, per cui nel monastheriolum fondato da A. si doveva pregare "pro... stabilitatem regno Francorum", senza menzione dei Longobardi). Inoltre, su uno dei sottoscrittori, il vescovo Walcuno, esistono seri dubbi, poiché non si è riusciti a identificarne né la diocesi né l'epoca di vescovado.
Ancora perplessità suscita l'atto di fondazione perché steso tenendo presente, delle formulae cosiddette di Marcolfo, quella dei privilegi vescovili (Marculfi Formulae, pp. 39-41) e non già l'altra, appositamente prevista per la fondazione d'un monastero (Marculfi Formulae, pp. 70-74).
Rimane, infine la questione del monastheriolum,termine che nei secc. VIII-IX indica un piccolo cenobio dipendente da uno maggiore. Non si capisce quindi perché per la sua fondazione dovessero essere convocati principi vescovi e abati. Né maggior luce viene dal testamento di A. o dalle conferme che ad esso sarebbero venute da parte di sovrani posteriori: il testo, infatti, è conservato in un ms. assai tardo, del sec. XII (Parigi, Bibliothèque nationale, lat.13879): gli elementi cronici urtano contro le difficoltà già esaminate per la donazione, mentre le terre donate con il secondo atto all'abazia della Novalesa coprono un'estensione assai più vasta di quelle menzionate nel primo. Oltre a ciò le stesse conferme del testamento non riguardano tutte le terre lasciate all'abazia, ma solo una parte di esse, e fanno menzione, assai genericamente, di un "Abbo quidam", la cui indeterminatezza non sembra, pertanto, che possa essere rimossa da questi unici due documenti in cui il suo nome compare.
Fonti e Bibl.: Per il testo dei due atti attribuiti ad A., cfr. Monumenta Novaliciensia vetustiora,a cura di C. Cipolla, in Fonti per la Storia d'Italia,XXXI, Roma 1858, pp. 3-13 e 13-38; V. Federici, La scrittura delle cancellerie italiane,Roma 1934, tav. XIV. Si vedano inoltre le formule di Marcolfo in K. Zeumer, Formulae Merovingici et Karolini aevi,in Monumenta Germ. Hist., Legum sectio V,Hannoverae 1886, pp. 39-41 e 70-74. Per la datazione dell'atto di fondazione della Novalesa, v. G. H. Pertz, Italienische Reise vom November 1821 bis August 1823,in Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde,V (1824), p. 318. Per la datazione del testamento di A., cfr. J. Mabillon, Annales Ordinis S. Benedicti,II, Lutetiae Parisiorum 1704, pp. 109-110. Sulla cronologia di Teoderico IV, cfr. L'art de verifier les dates...,I, Paris 1783, p. 549; v. inoltre l'edizione dei suoi diplomi in Monumenta Germ. Hist., Diplomata imperii,I, Hannoverae 1872, pp. 80-84, 98-99. Sulla appartenenza di S.Giovanni di Moriana e di Susa ai due regni franco e longobardo, v. Corpus Inscriptionum Latinarurn,V, 2, pp. 808-816. Alcune notizie e valutazioni su A., oltre che in Cipolla cit., si trovano in P. Datta, Di Abbone fondatore del Monastero Novaliciense e del preteso suo patriziato,in Mem. d. Acc. delle scienze di Torino,XXX (1826), pp. 177-212; si veda anche L. A. Muratori, Rer. Italic. Script.,II, 2, Mediolani 1726, pp. 697-698; C. Baronio, Annales ecclesiastici...,XXII, Lucae 1742, pp. 443-445, ad annum 739; L. Gulli, A proposito della più antica tradizione novalicense,in Arch. stor. ital.,CXVII (1959), pp. 306-318.