ABBREVIAZIONI
L’abbreviazione è una riduzione grafica di parole adottata nella scrittura per risparmiare tempo e spazio. I modi in cui si realizza sono tre:
– per contrazione (quando in una parola sono soppresse lettere o sillabe intermedie)
fratelli ▶ f.lli
dottoressa ▶ dott.ssa
gentilissimo ▶ gent.mo
Se la contrazione dà origine ad abbreviazioni di sole due o tre lettere, il punto si sposta alla fine (per segnalare comunque che si tratta di un’abbreviazione) oppure si omette (visto che in fine di parola non cade nulla)
dottor ▶ dr. oppure dr
confer ▶ cfr. oppure cfr
– per compendio (utilizzando una o più lettere iniziali della parola)
dottor ▶ dott.
ingegnere ▶ ing.
eccetera ▶ ecc.
– per sequenza consonantica (ricorrendo alla consonante iniziale e ad alcune altre consonanti della parola)
seguente ▶ sg., seguenti ▶ sgg.
Le abbreviazioni sono frequentissime nelle nuove scritture telematiche (e-mail, sms, chat, forum e social network). Tra le più comuni, si trovano sequenze consonantiche come
nn (= non), cn (= con), cmq (= comunque), qst (= questo / i / a / e)
Un caso leggermente diverso è quello delle lettere dell’alfabeto usate per rendere pronomi o preposizioni equivalenti nella pronuncia
c (= ci), t (= ti), d (= di)
In questo specifico tipo di scrittura, d’altra parte, l’abbreviazione può riguardare qualunque parola e qualunque lettera e può non essere necessariamente segnalata dal punto finale proprio perché considerata perfettamente normale e lecita (abitudine da evitare assolutamente quando ci si trova a scrivere testi di tipo diverso).
Anche se oggi queste soluzioni vengono associate ai mezzi di comunicazione telematici, si tratta di espedienti molto antichi, correntemente usati nella scrittura già da molti secoli. Basti pensare, per il latino, a sigle come DD per donum dedit ‘donò’, ad abbreviazioni come hab per habere ‘avere’, a contrazioni come ãglus per angelus ‘angelo’ o geñlis per generalis ‘generale’. Ancora nell’Ottocento, erano normali – nelle lettere private – forme come T.V. ‘tutto vostro’, Aff.mo ‘affezionatissimo’, nȓo ‘nostro’ gño ‘giorno’ e così via.
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