‛ABD al-‛AZĪZ
Sultano del Marocco dal 1894 al 1908. Egli apparteneva alla dinastia degli sceriffi del gruppo Ḥasanī, che regna su quella regione dalla metà circa del sec. XVII fino ai nostri giorni. Era uno dei figli minori del sultano Mūlāy al-Ḥasan e, morto questi, fu preferito ad altri nella successione, benché ancora giovinetto quattordicenne, per l'influenza del ciambellano Aḥmed ibn Mūsà, noto sotto il nome di Bā Aḥmed, il quale assunse poi la carica di Gran Visir e, dotato di abilità e finezza politica, ebbe in sua mano le redini del governo e tenne fino alla morte, avvenuta nel 1900, il nuovo sultano sotto una specie di tutela. In seguito Mūlāy ‛Abd al-‛Azīz, sia per l'età ancor giovane, sia per mancanza di personali attitudini al governo, subì le influenze di altri personaggi indigeni, come il suo ministro della guerra al-Madhīal-Mnebbhī, o di europei, come gl'inglesi Sir Harry Maclean, istruttore militare, e Walter Harris, corrispondente del Times. Aveva il gusto degli sport europei, ai quali si dedicava con passione; amava anche d'introdurre riforme nell'amministrazione del suo stato, sembra con sincero desiderio di progresso, ma ad ogni modo senza la necessaria prudenza per introdurle accortamente e gradatamente nella vecchia società arabo-berbera del Marocco. Così, mentre i suoi atteggiamenti all'europea lo rendevano impopolare tra i sudditi musulmani, che lo chiamavano il "sultano pazzo" (mahbūl), le grandi spese a cui si abbandonava finivano per indebitarlo; una riforma delle imposte, che volle tentare, non ebbe altro effetto che di disorganizzare il sistema fiscale dello stato. Si verificarono disordini e ribellioni, tra cui quella capitanata dal falso sceriffo Bu Ḥamārah, che, aspirando al trono, tenne per parecchi anni in scacco il sultano. Nel 1908 questi si trovò alle prese con suo fratello, Mūlāy ‛Abd al-Ḥafīẓ che, appoggiandosi alle tribù del sud, inalberò lo stendardo della rivolta e sconfisse l'esercito di ‛Abd al-‛Azīz, che fu costretto ad abdicare (agosto 1908). In complesso ‛Abd al-‛Azīz, a differenza di suo padre, l'energico ed abile Mūlāy al-Ḥasan, appare come un debole sovrano, che, sotto la suggestione dei suoi consiglieri e senza chiare vedute politiche, tentò una specie di modernizzazione del Marocco, riuscendo solo ad accentuare l'anarchia che già vi regnava e ad aprire la via al protettorato francese.
Bibl.: A. Bernard, Le Maroc, 6ª ed., Parigi 1922; J. Hamet, Histoire du Maghreb, Parigi 1923; A.-G.-P. Martin, Quatre siècles d'histoire marocaine, Parigi 1923, pp. 367-497.