‛ABD al-QĀDIR al-GĪLANĪ
In forma più completa, Muḥyī ad-dīn ‛Abd al-Qādir ibn Abī Ṣāliḥ Genkī Dōst al-Gīlānī (\arabo\ od \arabo\), famoso santo dell'islamismo, nato in un villaggio della provincia persiana del Gīlān (lungo le rive meridionali del Mar Caspio) nel 470 o 471 dell'ègira (1077-1078 o 10781079 d. C.). Gli si attribuisce la discendenza da al-Ḥasan, figlio di Fāṭimah (la figlia di Maometto) e del Califfo ‛Alī, ossia la qualità di sceriffo. A 18 anni andò a stabilirsi definitivamente a Baghdād, onde agli altri suoi nomi gli fu aggiunto quello di al-Baghdādī ("il baghdadino"). Sotto la guida dei più reputati maestri, vi studiò la filologia araba, il diritto secondo la scuola o sistema ḥanbalita, e tutto il complesso delle scienze religiose musulmane, incluso il ṣūfismo od ascetico-mistica. Nel 521 èg. (1127 d. C.) cominciò la predicazione al pubblico con grande efficacia; nel 528 èg. (1134 d. C.) divenne pubblico professore di diritto ḥanbalita, di esegesi del Corano, di tradizioni concernenti Maometto (ḥadīth) e di ṣūfismo; e in quest'ultimo campo apparve così valente direttore di coscienze, da radunare intorno a sé un gran numero di devoti ed entusiasti discepoli e da dar vita così alla prima vera confraternita mistica musulmana, quella che dal suo nome fu chiamata Qādiriyyah e che esiste ancor oggi in tutto il mondo musulmano. Morì a Baghdād nel 561 èg. (1166 d. C.). Compose in arabo alcuni scritti di etica religiosa e di ṣūfismo moderato, e molti sermoni; inoltre gli si attribuiscono poesie arabe mistiche, alquanto lontane dal ṣūfismo temperato delle sue prose. Già in vita gli furono attribuite azioni miracolose (karāmāt); infinite altre continuano ad essergli attribuite La grandissima diffusione della sua confraternita al-Qādiriyyah (rappresentata anche in tutte le nostre colonie e particolarmente nella Somalia) ha reso ‛Abd al-Qādir al-Gīlānī forse il santo più popolare dell'islamismo; in Egitto egli è considerato uno dei quattro sommi santi (quṭb) che siano mai esistiti (gli altri tre sono Aḥmad ar-Rifā ‛ī, Ahmad al-Badawī e Ibrāhīm ad-Dasūqī); nell'Africa settentrionale ad occidente della Tripolitania egli è il patrono di numerosissimi villaggi e alla sua memoria sono eretti molti edifizî su alture dominanti; in onore suo vengono dati assai di frequente, nell'Algeria e nel Marocco, i nomi personali di ‛Abd al-Qādir, Qwīder, Gilālī, Gellūl, Baghdādī, tutti derivati dai varî nomi del santo. Non di rado nostri sudditi somali, ascritti alla confraternita al-Qādiriyyah, affrontano il lungo viaggio sino a Baghdād per fare una visita pia alla tomba del santo e recarvi doni.
Bibl.: All'infuori dei testi biografici arabi (tra i quali particolarmente importante la biografia composta da adh-Dhahabī, edita, tradotta in inglese ed illustrata con copiose note da D.S. Margoliouth nel Journal of the Royal Asiatic Society di Londra, 1907, pp. 267-310), e oltre le opere europee che trattano di confraternite mistiche musulmane, si veda Trumelet, Les saints de l'Islam, Parigi 1881, pp. 287-303 (per l'Algeria); E. Doutté, Notes sur l'Islâm maghribin in Revue de l'histoire des religions, XLI (1900), pp. 58-59; T. Andrae, Die Person Muhammeds, Upsala 1917 (Archives d'études orientales, XVI), pp. 164-169, 338-339.