ABD el-KADER (‛abd al-Qādir)
Emiro algerino, nato nel 1808 e morto nel 1883. Con la presa di Algeri nel 1830 e con l'occupazione successiva di qualche altra città, la Francia aveva posto fine al dominio turco in Algeria, ma non aveva creduto o potuto procedere rapidamente alla conquista dell'interno, ove le popolazioni erano rimaste in gran parte abbandonate a loro stesse. Come più volte è avvenuto in quelle regioni, indebolendosi o venendo a sparire una autorità di governo che le abbia dominate, l'elemento indigeno approfitta del momento favorevole per tentare la costituzione di un proprio stato autonomo; tendenza che si fa più viva se qualche condottiero abile e risoluto la impersona, e se motivi religiosi di reazione alla minaccia del dominio cristiano vengono a rafforzarla. Tali circostanze spiegano la rapida fortuna dell'emiro Abd el-Kader e la lunga e perigliosa lotta che egli sostenne contro la Francia nell'Algeria occidentale. Egli era nato presso Mascara (al-Ma‛askar), nella provincia di Orano, di antica famiglia sceriffa; fu educato con ogni cura e compì buoni studî musulmani sì da essere reputato un dotto. Suo padre Muhyī 'd-dīn, godeva, insieme col figlio, di grande prestigio presso le popolazioni del nord della provincia, tanto più che la loro famiglia era sceriffiana ḥasanide, ossia discendente da Maometto per la linea di al-Ḥasan (v.). Nel 1832 alcune tribù offrirono al primo di esser loro capo, e non avendo egli accettato, proclamarono il figlio sultano, titolo al quale Abd el-Kader preferì quello di emiro. Così, atteggiandosi egli a condottiero della guerra santa contro gli infedeli invasori, si formò la prima base della sua potenza. Il generale Desmichels, comandante di Orano, cadde nel vecchio errore di riconoscere tale autorità indigena, immaginando ch'essa potesse rappresentare un elemento d'ordine e di pace ed essere il tramite per l'incivilimento del paese. Il trattato che il Desmichels concluse con Abd el-Kader nel 1834 consacrava ufficialmente il potere di quest'ultimo, cioè l'esistenza di uno stato arabo nella zona oranese, eccetto che in alcuni posti occupati dai Francesi; tra i quali e l'emiro sembrava dovesse regnare una perfetta amicizia. Ma era pura illusione: l'ambizione spingeva Abd el-Kader a estendere il suo dominio su località e su popolazioni non previste dal trattato; ciò che determinò nuove ostilità che si protrassero con vario esito. Essendo prevalsa in Francia, dopo alcuni fatti d'arme sfavoremvoli, l'idea dell'occupazione ristretta a pochi punti della costa, e quindi dell'abbandono dell'interno ai capi indigeni, si addivenne al famoso dominio di una buona parte dell'Algeria, ad Abd el Kader impegnandosi quest'ultimo in modo assai vago, a riconoscere la sovranità francese. Ingrandito di territorio e di prestigio, l'emiro attese a rafforzarsi meglio, a organizzare il suo stato e soprattutto a creare, con abili disposizioni, un esercito regolare da opporre agl'infedeli; deliberato in cuor suo, come sarebbe stato facile intendere ad ognuno che conoscesse la storia musulmana, a riprendere ben presto la guerra. Ricominciò questa nel 1839, e fu proseguita con accanimento ed eroismo per otto anni, attraverso aspri combattimenti, devastazioni, razzie, massacri e atrocità da ambe le parti. I Francesi portarono gli effettivi in Algeria fino a 110.000 uomini. Il merito della vittoria spetta al maresciallo Bugeaud e alla sua tattica che sostituiva in gran parte alla guerra di posizione le rapide mosse di colonne leggiere lanciate all'inseguimento delle forze di Abd el-Kader che, come quelle di Giugurta e di Tacfarinas nell'antichità, erano estremamente mobili e sfuggivano all'ordinaria tattica europea. In un primo tempo il Bugeaud riuscì a liberare il Tell oranese dall'emiro e a sospinger questo verso la regione degli altipiani; indi attese alla campagna contro il Marocco, ove Abd el-Kader si era rifugiato ottenendone aiuti: la campagna finì con la grande vittoria d'Isly e col trattato di Tangeri del 10 settembre 1844. Più tardi il Bugeaud domò la grande insurrezione del 1845-47 e gli ultimi sforzi dell'emiro, mettendo in moto un gran numero di colonne che per varî mesi traversarono a marce forzate in ogni senso il paese, dando un'accanita caccia al nemico, che, pratico dei luoghi, astuto e audace, si rendeva inafferrabile. Abd el-Kader dové rinunciare alla lotta e riparare nel sud, nella regione del Fighīg, abbandonato da gran parte dei suoi. Pur non essendo riuscito a catturarlo, il Bugeaud aveva distrutto il sogno dello stato arabo e determinata l'effettiva conquista di gran parte della regione; senza averne, com'è noto, la riconoscenza della patria giacché, in seguito a varie spiacevoli vicende, dové dimettersi dalla sua carica e abbandonare l'Algeria. Abd el-Kader tentò nuove fortune nel Marocco, il cui sultano fu costretto a muovere contro di lui un esercito, che lo sospinse verso l'Algeria; qui, non trovando scampo, si arrese al generale Lamoricière. Fu internato per qualche tempo in Francia, poi liberato e autorizzato a ritirarsi in Oriente. Visse per lo più a Damasco, tenendo fede alla parola data di conservare un atteggiamento amichevole verso la Francia, che gli assegnò una pensione di 100.000 franchi, in seguito aumentata. Nei famosi massacri di cristiani compiuti il 9-12 luglio 1860 a Damasco dai musulmani e particolarmente dai Drusi, Abd el-Kader prese le difese dei cristiani e riuscì a salvarne 1500; quest'atto cavalleresco gli procurò la gran croce della Legion d'onore. Morì nel 1883 a Damasco; i suoi discendenti risiedono in Siria e portano il titolo di emiro.
Bibl.: P. Azan, L'émir Abd el Kader, Parigi 1925.