ABD ul-‛AZIZ
Sultano ottomano (1861-1876), 32° della serie. Secondogenito del sultano Maḥmūd, nacque il 9 febbraio 1830 e salì al trono, alla morte del fratello ‛Abd ul-Megīd, il 27 giugno 1861. L'impero ottomano era entrato dal 1839 in un nuovo periodo di riforme e continuò ad evolversi anche sotto il nuovo sultano per impulso di valenti ministri, come Fu'ād Pascià (morto a Nizza nel 1869) ed ‛Ālī Pascià (morto nel 1871). Tra le riforme interne, le più importanti furono la istituzione del Consiglio di stato (shūrā-i devlet), che fu inaugurato nel 1867, e di un organismo per le riforme giudiziarie chiamato Dīvān-i aḥkām-i ‛adliyyeh; con l'ordinamento dell'amministrazione dei vilāyet disposto da Fu'ād Pascià nel 1864, i governatori delle provincie diventarono funzionarî direttamente guidati dal governo centrale e furono rimossi molti abusi derivanti dall'arbitrio dei governatori dell'antico regime. Anche l'istruzione pubblica fu riordinata su nuove basi con l'istituzione di scuole governative distinte per gradi (elementari, secondarie, licei, Dār ul-Funūn o università di Costantinopoli) e si fondarono tribunali moderni. La stampa, benché sorvegliata dal governo, prese rapida diffusione. Il programma del sultano, che godeva la simpatia del popolo, e dei suoi più intelligenti ministri, era di fondere le diverse razze dell'impero, sotto l'egida della giustizia e della legge senza distinzioni di religione, pur conservando la predominanza all'elemento musulmano. La propaganda cristiana e cattolica ebbe libero campo di diffondersi a Costantinopoli, a Smirne, in Bulgaria, mentre gli stati europei, specialmente l'Inghilterra e la Francia, estendevano la loro attività commerciale e industriale nell'interno del paese. I debiti contratti all'estero salivano in misura sproporzionata alle risorse del paese, toccando nel 1874 la cifra di 182 milioni di sterline.
Dal 1875 la Banca Ottomana, fondata nel 1862 con capitali inglesi, francesi e levantini, aveva assunto la direzione delle finanze turche.
Ai mali interni, dipendenti dalla cattiva amministrazione e dalla difficoltà di rinnovare d'un tratto con leggi scritte usi e mentalità arretrate, s'aggiungevano le rivolte delle popolazioni non turche della penisola balcanica. Nel 1866-68 a Creta, nel 1875-76 nell'Erzegovina e nel Montenegro e poi in Serbia scoppiarono rivolte, per domare le quali la Porta dovette fare nuove concessioni e sacrificare uomini e danaro. La propaganda panslava diretta dalla Russia, che era rappresentata a Costantinopoli dal generale Ignatiev, molto influente presso ‛Abd ul-‛Azīz, portava i suoi frutti. Nel 1870 la Bulgaria ottenne un proprio capo religioso, l'Esarca, riconosciuto dal sultano; nello stesso anno la Russia denunziò la clausola del trattato di Parigi (1856), che limitava gli armamenti navali nel Mar Nero e chiudeva alle sue navi da guerra il passaggio degli Stretti. Solo sulle coste arabe del Golfo Persico e nel Neǵd, la Porta riuscì ad avere vantaggi territoriali, affermando il proprio dominio su quelle regioni, già mèta delle aspirazioni inglesi.
‛Abd ul-‛Azīz personalmente partecipò alle buone ed alle cattive opere che contraddistinguono i sedici anni del suo regno; amante dello sfarzo, sprecò tesori per arricchire i palazzi imperiali; nel 1862 si recò in Egitto accompagnato dai nipoti; nel 1869 ricevette sontuosamente a Costantinopoli l'imperatrice Eugenia di Francia. Nel 1867 si era recato per invito di Napoleone III a Parigi, aveva visitato anche Londra e Vienna, primo sultano ottomano che viaggiasse in Europa.
Dopo aver accordato la sua fiducia a ministri liberali come Fuād Pascià ed ‛Alī Pascià, si appoggiò negli ultimi anni alla politica reazionaria di Mahmūd Nedīm Pascià, esiliò e perseguitò i sostenitori delle riforme e dello spirito di libertà, tra i quali primeggiava Midḥat Pascià, più volte chiamato a posti di governo e poi allontanato.
L'11 maggio 1876 scoppiò a Costantinopoli una sommossa degli studenti musulmani delle medreseh (scuole superiori teologiche) guidati da Midḥat Pascià, da Rushdī Pascià e da Hasan Kheirullāh Efendī ed invocanti dal sultano provvedimenti per risollevare lo stato dal pericolo in cui l'aveva precipitato la politica imbelle di Maḥmūd Nedīm Pascià. In Bulgaria avvenivano in quei mesi massacri tra cristiani e musulmani e le Potenze si preparavano ad intervenire. Il 17 maggio fu costituito il nuovo gabinetto presieduto da Rushdī Pascià; il 30 maggio con fetwà di Hasan Kheirullāh Efendī fu decisa la deposizione di ‛Abd ul-‛Azīz e la successione del nipote Murād V, che fu deposto tre mesi dopo. Salì allora al trono ‛Abd ul-Ḥamid II.
‛Abd ul-‛Azīz, ritiratosi nel palazzo di Cerāghān, sul Bosforo, vi fu trovato ucciso il mattino del 4 giugno 1876.
Bibl.: Per lo studio delle riforme sotto ‛Abd ul-Aziz si veda Engelhardt, La Turquie et le Tanzimat, Parigi 1882-83, 2 voll.; i libri di B. Bérard, A. Ubicini, Driault, ecc.; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, Gotha 1913, V, pp. 531-537. Tra gli storici ottomani: Aḥmed Midhat, Uss-i Inqilāb (storia della rivoluzione del 1876), I, Costantinopoli 1877-78; Aḥmed Rāsim, ‛Osmānlī Ta'rīkhī, Costantinopoli 1912, IV, pp. 2119-2240.