ABDERA di Tracia (v. vol. i, p. 3)
Città situata tra la foce del fiume Nesto e il lago Bistonis, presso il Capo Bulustra, nella baia di Karagàts.
Secondo la tradizione, la città sarebbe stata fondata da Eracle nel luogo dove l'amato Abdero era stato straziato dai cavalli di Diomede; le fonti storiche invece attribuiscono la fondazione a Tiresio di Clazomene intorno al 656 a. C. La città sarebbe stata poco dopo distrutta dai Traci e ricostruita circa un secolo dopo (543) dai coloni di Teo. Città fiorente, avrebbe subito per breve tempo il dominio persiano; in seguito membro della lega delioattica con una partecipazione di 15 talenti; verso la metà del IV sec. a. C. fa parte del regno macedonico. L'indipendenza di A., iniziata forse all'indomani della battaglia di Cinocefale, è documentata esplicitamente solo nel 184 a. C. Da allora, e per tutta la durata dell'Impero Romano, fu sempre città libera, ma il declino delle condizioni un tempo fiorenti fu segnato dalla posizione della città lontana da tutte le direzioni di traffico, che per terra si svolgeva attraverso la Via Egnazia, più a N e per acqua passava direttamente dal Danubio al mare, sul fiume Ebro. L'allagamento poi della regione per lo straripamento del fiume Nesto, rese paludosa la regione, che fu perciò completamente abbandonata.
A. è famosa per la scuola filosofica (Leucippo, Democrito, Protagora, Anassarco). Tra i cittadini più notevoli: Ecateo.
Il luogo su cui sorgeva la città, identificato già dalla fine del secolo scorso in base alle notizie delle fonti letterarie (Strabo, vii, frag. 44, 47, p. 331; xiv, I, 30, p. 644; Plin., Nat. hist., iv, 42; Herod., I, 168 e vii, 109; liv., xlv, 29; Scymm., 666 ss.; Ptolem., iii, li, 2; Thucyd., il, 97; Diod., XIII, 72; Pomp. Mela, Il, 2, 9) e in seguito (1911) dal ritrovamento di iscrizioni e rilievi di età classica e romana, solo recentemente (dal 1950) è oggetto di scavi intrapresi dall'Arch. Eteria greca.
Risultato degli scavi è la documentazione di uno stanziamento in periodo arcaico e classico (saggi nella parte O della città bassa). Al IV sec. a. C. appartiene un edificio con un ambiente destinato a deposito di anfore (magazzino?). Meglio nota è la città di periodo ellenistico, con una sistemazione di tipo ippodameo: si sono riportati alla luce alcuni edifici pubblici, tra i quali uno con facciata a O e 4 aperture e all'interno numerosi ambienti, alcuni destinati a laboratori di piccole terrecotte (i soggetti più attestati: Dioniso, satiri, sileni, eroti, Afrodite del tipo Arles); un piccolo heròon (?) di Cibele, un ambiente con mosaico decorato a pesci e delfini. Attestati inoltre edifici di epoca romana, con la presenza probabile anche di un edificio termale.
Notevole è la produzione di monete di singolare bellezza specialmente nel periodo di maggior floridezza della città, dal 500 alla metà del IV sec. a. C.
Bibl.: Storia della città: W. Regel, in Ath. Mitt., XII, 1887, p. 161 ss.; Hirschfeld in Pauly-Wissowa, I, 1893, c. 22, s. v.; W. Allan MacDonald, A History of Abdera, Baltimora 1943. Iscrizioni: Ch. Avezou-Ch. Picard, Inscriptions de Macédonie et de Thrace, in Bull. Corr. Hell., XXXVII, 1913, p. 117 (Abdera); O. M. Fayel, Nouvelles inscriptions d'Abdère et de Maronée, ibid., 1942-3, p. 179 ss. Coroplastica: D. I. Lazaridis, Πθλινα Ειδωλια Αβδθρων, Atene 1960. Monetazione: J. M. F. May, The Coinage of Abdera (540-345 B. C.), Londra 1966. Relazioni preliminari degli scavi: D. I. Lazaridis, in Praktikà, 1950, p. 294; 1952, p. 260 ss.; 1954, p. 160 ss.; 1955, p. 160 ss.; Bull. Corr. Hell., LXXV, 1951, p. 119 ss.; LXXIX, 1955, p. 280 s.; LXXX, 1956, p. 319 ss.; LXXXI, 1957, p. 606 ss.; LXXXVI, 1962, p. 841 ss.