Abelardo
Filosofo e teologo (nato a Pallet, in Bretagna, nel 1079, morto nel monastero di Saint-Marcel-sur-Saòne nel 1142), una delle maggiori personalità del XII secolo; non è mai nominato da Dante. Da ricordare che A., in seguito alle sue dottrine, subì due condanne: una prima, al concilio di Soissons (1121) che lo considerò eretico, dando alle fiamme il suo De Unitale et trinitate divina; una seconda, al concilio di Sens (1140) dove furono condannate alcune sue tesi e A. venne scomunicato da Innocenzo II. In questa seconda condanna determinante fu l'opera del suo avversario, s. Bernardo.
Recentemente André Pézard (Le sceau d'or: D., Abélard, Saint Augustin, in " Studi d. " XL [1968] 29-93) ha richiamato l'attenzione sul passo dantesco di Mn III XIV 7 Velut si aureum sigillum loqueretur de se dicens ‛ non sum mensura in aliquo genere '; quod quidem non habet locum in quantum est aurum, cum sit metrum in genere metallorum, sed in quantum est quoddam signum receptibile per impressionem, in cui ha visto la fonte, essenzialmente, in un passo abelardiano quale appare in Epitome theologiae XII (P.L. 178, 1714 A-1715 C), ove appunto si ritrova l'immagine del sigillum aureum a proposito della contrastata definizione della Trinità, che suscitò l'avversione di s. Bernardo.
Altri passi paralleli il Pézard indica nell'Introductio ad theologiam (II 13, ediz. V. Cousin, Parigi 1859, 96-98; P.L. 178, 1068 B - 1069 B, a proposito anche di Mn II II 8 per la tematica di Rom. 1, 20). Anche per l'immagine della ‛ cera ' di Pg X 45 e XXXIII 79, soprattutto Pd II 132, viil 127 e xiil 73-75, il Pézard suggerisce il confronto con la Theologia christiana (III 3, ediz. H. Ostlender, 87-90; P.L. 178, 1248 B-D); e così pure, per quella della ‛ fonte ', del ‛ fiume ' e del ‛ lago ' di Pd XXX 61 ss., 88 ss., XXXI 93 (per cui v. anche Rime CIV 45-54), è da vedere Introductio ad theologiam (ediz. V. Cousin, 108; P.L. 178, 1071 A-C). Il Pézard prende in considerazione anche altre corrispondenze minori tra i due autori, notando che per la conoscenza dei testi abelardiani da parte di D. non va dimenticata la familiarità del poeta con due alunni di A. quali furono Giovanni di Salisbury e Pietro Lombardo, e l'indubbia eco delle condanne: " ... vu la rumeur soulevée dans tout l'occident par les affaires de 1121 et de 1140 avec leurs séquelles, vu aussi la familiarité que le poète semble avoir avec Pierre Lombard ou Jean de Salisbury disciples d'Abélard, vu surtout sa passion de connaissance, on peut imaginer qu'il a eu sous les yeux une bonne part des textes cités par nous, et qu'il a choisi làdedans ce qui lui convenait " (art. cit., 61). Né l'interesse di D. sarebbe casuale giacché, dice il Pézard, non è improbabile che lo sentisse congeniale " pour avoir osé [A.] l'un des premiers soustraire la philosophie à l'excessive autorité des théologiens " (art. cit., 46). Ancora, l'espressione di Pd XXXI 107-108 posta in bocca a s. Bernardo (con l'immagine della sembianza di Cristo ‛ impressa ' nel sudario), sembrerebbe provare il proposito di D. di riconciliare nella pace celeste s. Bernardo con A., facendolo parlare con un linguaggio che mostri indulgenza verso le immagini che il santo aveva rimproverato al suo avversario.