DAMIANI, Abele
Nacque a Marsala il 2 giugno 1835 da Giuseppe e Giacoma Curatolo. Il padre era letterato di vasta erudizione, discendente di una antica famiglia patrizia genovese che si era stabilita a Marsala fin dal 1400. Egli volle che il figlio compisse i suoi studi nel seminario di Mazara per continuarli poi nella facoltà di lettere e filosofia dell'università di Palermo. In questa città il D. avrebbe cominciato a collaborare ad alcuni giornali letterari (Il Segesto, La Lira, Il Mondo comico), prendendo i primi contatti con gli ambienti liberali che facevano capo al Comitato rivoluzionario centrale di Salvatore Cappello. E qui, a causa di un articolo ritenuto dalla polizia offensivo delle istituzioni, fu tratto in arresto per qualche giorno.
Nel 1855 l'immatura scomparsa del padre lo costrinse a ritornare a Marsala per occuparsi dell'amministrazione del patrimonio familiare. Ciò non gli impedì di allacciare sempre più stretti rapporti con i patrioti cospiratori sicilianì, fra cui il barone Francesco Bentivegna, e di assumersi l'incarico di far pervenire agli esuli residenti a Malta la corrispondenza proveniente dai liberi siciliani, grazie all'aiuto dei barcaiuoli che navigavano tra Marsala e Malta.
Poco prima che venisse arrestato e fucilato il Bentivegna (20 dic. 1856), il D. fu tratto in arresto (io dicembre) insieme col fratello Antonino e con altri amici: con questi, sotto l'accusa di cospirazione contro il real governo, fu rinchiuso nelle prigioni della Colombaia di Trapani per un anno di carcere duro, fino a quando le autorità borboniche poterono persuadersi che mancavano le prove per dichiarare i fratelli Damiani rei di cospirazione.
Tuttavia il D. fu, dal dicembre 1857 fino all'aprile 1860, considerato come sorvegliato speciale. Il fratello Antonino contrasse, durante la prigionia, la tubercolosi, di cui morì poco dopo.
Il D. moltiplicò in quegli anni il suo impegno di patriota e di cospiratore: il 7 apr. 1860, tre giorni dopo lo scoppio dell'insurrezione di Palermo nel convento della Gancia, promosse la rivolta di Marsala e preparò una schiera di:giovani armati per dare una mano ai ribelli. Dopo aver costituito un comitato cittadino. si apprestava a recarsi a Palermo: a capo di una banda di insorti quando, il 9 aprile, giunse la notizia che il moto di Palermo era stato soffocato ed egli dovette riparare a Malta. Nel maggio dello stesso anno, in . occasione dello sbarco di Garibaldi in Sicilia, il D., con gli esuli di Malta guidati da Nicola Fabrizi, raggiunse il generale che veniva dalla vittoria di Calatafimi e combatté con lui a Milazzo.
Di lì a poco il Fabrizi, nominato ministro della Guerra dalla Dittatura, scelse per suo segretario il D., il quale tuttavia ricoprì l'incarico per brevissimo tempo poiché volle seguire Garibaldi nel Napoletano e nella battaglia del Volturno.
Lasciato l'esercito al finire della guerra, tornò a Marsala dove nel 1861 fu eletto sindaco; fu poi pubblicista a Torino (collaborò al Diritto) e qui riprese i contatti con i rivoluzionari. Fu di nuovo al fianco di Garibaldi, che nell'estate del 1862 lo nominò sovrintendente della spedizione per la conquista di Roma e dopo lo scontro di Aspromonte fu rinchiuso prigioniero per alcuni mesi nel forte di Bard.
Dal momento della liberazione, dovuta all'amnistia dell'ottobre 1862, fino alla elezione a deputato di Marsala, avvenuta nell'ottobre 1865, il D. partecipò alle agitazioni promosse dal partito garibaldino e dagli uomini della Sinistra. Fu ancora una volta con Garibaldi nel Trentino, nel 1866: con il grado di maggiore egli si battè eroicamente in quella campagna che gli valse il conferimento dell'insegna di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Si battè, insieme al Crispi, per Roma capitale d'Italia. Fu molto amico dei Crispi, del Nicotera, del Cairoli e dello Zanardelli.
Dopo la liberazione di Roma il D., come molti uomini della Sinistra radicale risorgimentale e del vecchio partito d'azione, conobbe cocenti delusioni, non condividendo gran parte dei provvedimenti che il governo moderato andava prendendo e considerandoli un tradimento degli ideali del Risorgimento: tra questi provvedimenti la legge delle guarentigie, che gli parve la rinunzia umiliante ai principi laici. Forse anche questo determinò in lui la decisione di ritirarsi per qualche tempo a Marsala.
Eletto deputato dalla IX alla XIX legislatura (1865-1895), sedette costantemente a sinistra e partecipò alle discussioni più importanti, sempre attivissimo, "parlando con animo e con slancio grandissimo. e qualche, volta con impeto forse soverchio" (T. Sarti). Insieme a Nicola Fabrizi e a Giuseppe Lazzaro fu, nella Sinistra meridionale, tra i più vivaci e tenaci oppositori del Depretis, del quale condannava l'ondeggiante condotta trasformista, la debolezza nel far fronte alla corruzione ed allo scadimento del costume politico del paese, la mancanza di decisione nell'affrontare la riforma elettorale, ed infine la sua. politica ferroviaria.
Curò con grande attenzione i problemi che sentì più vicini: la fillossera, le condizioni della sicurezza pubblica in Sicilia, la sistemazione dei porti, l'esptilsione di Cavailotti da Trieste, la ferrovia della Goletta, ecc. Una delle questioni che affrontò con grande impegno fu quella dell'occupazione di Tunisi da parte della Francia, che egli aveva previsto in un suo intervento alla Camera (Interpellanza dell'On. A. D. al ministro degli Affari Esteri sulla sua condotta e sui suoi intendimenti nella questione tuttisina, in Atti parlamentari, Camera, Discussioni, leg. XIV, seduta del 24 nov. 1880, pp. 1896-1900).
Questo gli consentì di svolgere, il 7 apr. 1881, un ordine del giorno in cui disapprovava l'operato del governo Cairoli che, battuto, si dimise (La politica estera dell'Italia..., II, t. 1, 1876-1883, pp. 483-490, e replica al ministero, pp. 497-502).
L'interesse alla questione sociale, costantemente manifestato dal D. nel corso di tutta la sua intensa attività parlamentare, ebbe modo di esprimersi autorevolmente attraverso la sua partecipazione ai lavori della commissione dell'inchiesta agraria presieduta dal senatore Stefano Jacim.
Nel 1871 il D. era stato tra i firmatari di una proposta presentata alla Camera ad iniziativa di Agostino Bertani e di altri notissimi personaggi dell'opposizione - dal Cairoli al Crispi, dal Nicotera al Mussi - e di alcuni proprietari fondiari, come l'Abignente e il Mazzoleni, per chiedere alla Camera che volesse "... deliberare un'inchiesta sulle condizioni attuali della classe agricola e principalmente dei lavoratori della. terra in Italia" (cfr. Stampati Camera, 1871-73, VI, n. 128).
Istituita nel marzo 1877 la commissione dei dodici membri della giunta-per l'inchiesta kgraria, il D. fu, tra i quattro nominati dal ministro dell'Agricoltura Maiorana Calatabiano. Nella sua relazione sulle classi agricole in Sicilia, il D., che si ispirava a criteri e principi di analisi sociale assai più vicini a quelli indicati da Agostino. Bertani che a quelli di Stefano Jacini, curò particolarmente lo studio delle condizioni dei contadini e degli operai, segnalando gli abusi, le ferocie e gli strazi dei lavoro nelle miniere. Secondo la relazione Damiani, all'origine della crisi dell'agricoltura siciliana erano la scarsezza delle opere pubbliche, della istruzione tecnico-professionale, delle macchine agricole, lo scarso impiego dei concimi. chimici, gli attrezzi poco meno che rudimentali. Scarsi o nient'affatto funzionanti erano i comizi agrari, difettosi i sistemi di coltivazione, scarse e male impiegate le acque.
Le quotizzazioni non avevano affatto raggiunto il loro scopo e avevano fatto aumentare soltanto la grande proprietà; ed intanto infieriva la concorrenza estera, aumentavano le tasse, cresceva il debito ipotecario ed era assolutamente insufficiente la legislazione sociale.
La relazione, tutta pervasa dell'alto senso morale del D., della sua passione di patriota e di uomo del Risorgimento, si divide in due tomi: il primo contiene l'introduzione e la relazione generale; il secondo produce la statistica dei beni rurali degli Enti morali per ciascun ente e per ogni comune; a questo segue una "descrizione, per circondario, delle condizioni dell'agricoltura e delle condizioni economiche, sociali e morali della classe agricola", corredata da statistiche agrarie (Relazione... al Parlamento sulla I circoscrizione, Roma 1885).
Nominato sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri (dall'agosto 1887 al febbraio 1892), prese parte attiva alla politica estera italiana in una fase importante del suo sviluppo, collaborando anche, alla stipulazione del trattato di Uccialli. Negli anni 1893 e 1894 fu vicepresidente della Camera.
Nel 1894, dopo la repressione dei moti di Sicilia, giudicò severamente il comportamento dei Crispi: "la tua soddisfazione sarà molto effimera e fugace se non ti adoprerai contemporaneamente a dare nuova prova del tuo patriottismo e della tua sapienza civile col mezzo di provvedimenti amministrativi e legislativi che ormai non sono soltanto nella coscienza dei filantropi e dei pensatori, ma di tutte le masse" (Onoranze ad A.; D.).
Nel corso della sua attività parlamentare si segnalano i seguenti interventi: discorso del 6 maggio 1873; discorso del 5 luglio 1885; discorso del 24 febbr. 1885.
Caduto il Crispi, anche il D. nel 1895 cessò di far parte della, Camera. La sua nomina a senatore del Regno, il 17 nov. 1898, segnò la fine della sua attività politica.
Il D. morì a Marsala il 20 marzo 1905.
Tra le opere del D. vanno ricordate: Andrea D'Anna di Marsala, Torino 1864; Agli elettori di Marsala, Mazara, Pantelleria e Fatignana, Firenze 1867; All'Unione Democratica di Trapani. Discorso pronunciato la sera del 4 settembre 1890, Roma 1990.
Fonti e Bibl.: Onoranze ad A. D., Marsala, XX Marzo MDCCCCVII, Palermo 1907; G. Pipitone Federico, L'anima di Francesco Crispi. Carteggio intimo stilla politica del Risorgimentoitaliano, Palermo 1910 (con alcune lettere di/a A. D.); Dizionario dei siciliani illustri, Palermo 1939, ad vocem; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1849 al 1922, Roma 1940-41, ad vocem; F. Ercole, Gli uomini politici, Roma 1941, ad vocem; G. Carocci, A. Depretis e la politicainterna italiana dal 1876 al 1886, Torino 1956, p. 131; G. A.Ruggieri, A. D. garibaldino e uomoPolitico, in Trapani, VI (1961), pp. 1-6; F. De Stefano-F. L. Oddo, Storia della Sicilia dal 1860 al 1910, Bari 1963, passim; A.Caracciolo, L'inchiesta agraria Jacini, Torino 1973, pp. 23, 89; La politica estera dell'Italia negli atti, documentie discussioni parlamentari dal 1861 al 1914, a cura di G.Perticone, Roma 1971, I-II, t. I, ad Indices; T. Sarti, IlParlamento Subalpino e nazionale, Temi 1890, ad vocem; Dizionario del Risorgimento nazionale, ad vocem.