ABELE (ebraico Hebhel; i Settanta "Αβελ)
Secondo figlio di Adamo ed Eva, fratello minore di Caino. Il suo nome significherebbe in ebraico "soffio, alito", cioè qualcosa di "evanescente", che questa interpretazione fu comunissima presso gli antichi esegeti, specialmente Giudei, ed anche oggi è molto diffusa. Tuttavia i moderni assiriologi stimano che il nome sia affine piuttosto all'assiro ablu, abal, che significa figlio, ed entra nella composizione di molti nomi assiri: ad esempio in quello del monarca chiamato dai Greci Sardanapalo, che in assiro è "Aššur-banipal" "[il dio] Assur creò un figlio". Altri poi spiegano in altre maniere (specie come "pastore": v. Cheyne, in Encyclopaedia Biblica, I, col. 6).
Secondo la narrazione di Genesi, IV, 2 segg., A. era pastore di greggi, a differenza di Caino ch'era agricoltore; avendo fatta ambedue un'offerta dei loro prodotti a Dio, Dio "guardò ad Abele ed alla sua offerta" (IV, 4) e non a quella di Caino. Adirato perciò Caino verso A., lo invitò ad andare seco nella campagna e quivi l'uccise.
Nel Nuovo Testamento Gesù chiama A. giusto presentandolo come martire (Matteo, XXIII, 35 e Luca, XI, 51; cfr. S. Agostino, De Civitate Dei, XIV, 28; XV,1); in Ebrei, XI, 4 Abele appare come un eroe della fede, e in XII, 24 lo spargimento del suo sangue è confrontato con quello del sangue di Gesù.
Bibl.: Per i passi biblici citati si vedano i rispettivi commenti; per le leggende rabbinitche posteriori cfr. The Jewish Encyclopaedia, I, p. 48 seg.