ABITAZIONE
(I, p. 79).
Il diritto di abitazione.
Fra i giureconsulti romani si disputava se l'habitatio fosse un diritto di uso o di usufrutto: Giustiniano (Cod., III, 33, De usufructu et hab., 13) le diede una figura speciale riconoscendo al titolare il diritto di abitare la casa e di appigionarla.
Nel diritto vigente, quando il diritto di uso cade su una casa di abitazione, assume il nome di diritto d'abitazione e dà al titolare la facoltà di abitarvi con la sua famiglia (art. 522 codice civile). Sul gruppo che deve intendersi per famiglia e su ciò che deve intendersi per bisogni della famiglia, sulla costituzione e l'estinzione del diritto di abitazione, sulle facoltà e gli obblighi dell'abitatore, valgono le norme vigenti in generale per il diritto di uso.
Statistica delle abitazioni (p. 102).
Nel campo internazionale l'argomento ha continuato ad essere oggetto di studio, specialmente dal punto di vista di possibili, se pur difficili, comparazioni, per parte dell'Istituto internazionale di statistica (sessioni di Varsavia, 1929, e di Madrid, 1931), Più recentemente (sessione di Atene, 1936) la questione è stata ripresa con l'intenzione di continuarne lo studio d'accordo con altre istituzioni interessate, quali la sezione d'igiene della società delle nazioni, l'Ufficio internazionale del lavoro, l'Unione internazionale delle città, l'Ufficio internazionale dei piani regolatori, ecc.
Per quanto riguarda l'Italia, è da segnalare soprattutto la pubblicazione dell'Istituto centrale di statistica, che presenta e illustra i risultati dell'indagine sulle abitazioni compiuta in occasione del censimento generale della popolazione del 21 aprile 1931 e che comprende un volume di tavole e una relazione di A. Niceforo.
Questa indagine, la più vasta del genere in Italia, si riferisce, con differente gradualità di ricerche, a tre diversi gruppi di comuni e cioè: a) per poche essenziali notizie, a tutti i comuni; b) per notizie sul grado di affollamento, sui servizî di comodità e d'igiene di cui le abitazioni dispongono, a 442 comuni capiluogo o aventi un centro di almeno 10 mila abitanti; c) per notizie più particolareggiate, specialmente dal punto di vista sociale (abitazioni a comune, condizione sociale degli abitanti) a 232 comuni aventi almeno 20 mila abitanti.
Pressoché nullo è stato invece il contributo portato negli ultimi anni su questo argomento dalle statistiche municipali, che sarebbero le più indicate a trattarne, specialmeme se, abbandonando la tendenza a elaborare un troppo grande numero di dati per il comune, si volgessero, in armonia con le moderne correnti urbanistiche, a rilevare le condizioni, di gruppi più omogenei di abitazioni, sia sotto l'aspetto edilizio (vecchi o nuovi o nuovissimi quartieri, zone di costruzione più o meno intensiva, ecc.) sia sotto l'aspetto sociale (quartieri signorili, popolari o popolarissimi, zone comprese in aree di risanamento, ecc.).