ABNER (ebraico ‛Ăbhnēr; in I Re [Samuele], XIV, 50, ‛Ăbhīnēr)
Figlio di Ner, capo dell'esercito del re Saul, di cui era anche parente, perché (secondo I Re [Sam.], XIV, 50-51) suo padre Ner era fratello di Cis padre di Saul, mentre, secondo il testo assai dibattuto di I Cronache, IX, 9 e 36-39 (cfr. VIII, 30-33), il Cis padre di Saul era figlio di Ner, e Abner sarebbe zio, non cugino di Saul. Per il suo grado nell'esercito (I Re [Sam.], XVII, 55; XXVI, 5, 7, ecc.), A. sedeva a mensa accanto al re (I Re [Sam.] XX, 25) e gli dormiva dappresso nell'accampamento (ibid., XXVI, 5 segg.). Tuttavia sotto Saul, che guidava personalmente il suo esercito, A. figura poco; acquista invece primaria importanza, anche politica, dopo la morte di lui. Caduto Saul alla battaglia di Gelboe, A. condusse ‛Išbošeth, (‛Išba‛al), quarto figlio di Saul, nella città fortificata di Mahanaim, d'oltre il Giordano, ed ivi lo fece riconoscere re, prima nel territorio israelitico transgiordanico, poi gradatamente dal resto del popolo d'Israele, salvo che dalla tribù di Giuda fedele a David (II Re [Sam.], II, 8-10). Senonché ‛Išbošeth, uomo debole e inetto, era re solo di nome, il vero capo del regno e dell'esercito era Abner. Per estendere il dominio di ‛Išbošeth verso il sud e sottomettere la dissenziente tribù di Giuda, A. passò con un esercito il Giordano, incontrandosi a Gabaon con l'esercito di David comandato da Joab (II Re [Sam.], II, 12-13). Tuttavia non vi fu una vera battaglia, poiché, proposto dai due comandanti uno scontro di dodici scelti guerrieri per parte, questo alla fine degenerò in una mischia più ampia: la quale, se fu avversa ad Abner, gli tolse tuttavia soltanto 360 uomini (ibid., II, 14-32); dalla parte avversaria però cadde Asael, fratello di Joab, ucciso da A. stesso quantunque a malincuore. Dopo questo scontro, la potenza di David crebbe sempre, mentre la causa di ‛Išbošeth perdeva terreno nonostante gli sforzi di A.; finché avvenne un fatto che finì con lo staccare lo stesso A. dal partito di ‛Išbošeth, togliendogli così il principale appoggio. Il re Saul aveva lasciato una concubina di nome Respha, che A. prese per sé; ma poiché l'unirsi a donne di un re defunto sembrava, secondo i costumi orientali (cfr. II Re [Sam.], XVI, 21-22; III [I] Re, II, 22), un'affermazione di diritto al trono stesso, il re ‛Išbošeth, vincendo la sua timidità, ardì rimproverare A. di tale atto. Il rimprovero fu accolto malamente e provocò il passaggio di A. alla parte di David (II Re [Sam.], III, 7-11), dal quale fu accolto onorevolmente in Hebron (ibid., III, 12-21). Partitosi A. dal colloquio, giunse di ritorno da un fatto d'armi il generale di David, Joab, di cui A. aveva ucciso il fratello, e che, fedele agli usi orientali, anelava a personale vendetta. Questi, sapendo quant'era avvenuto fra A. e David, spedì a insaputa di David dei messi alla volta di A. per richiamarlo in Hebron; A., non sospettando di nulla, tornò indietro, e giunto in città fu ucciso da Joab stesso. Se la vendetta fu il principale motivo dell'atto di Joab, non dovette tuttavia essere estranea anche la gelosia, per cui Joab vide subito nel nuovo alleato di David una grave minaccia alla propria autorevolezza verso il re. Le doti eminenti di A. furono infatti riconosciute anche pubblicamente da David, che, oltre a proclamare la propria innocenza, ordinò solenni funerali all'ucciso, obbligando anche Joab a farne lutto, e dettò una breve elegia (ibid., III, 33-34) in onore del morto. Il seppellimento avvenne in Hebron.