aborigeno digitale
loc. s.le m. Chi non ha consuetudine con le tecnologie digitali e non riesce, se non con enormi difficoltà, a apprenderne l’uso.
• Da anni l’artista [Fabrizio Plessi], che ora vive a Venezia, sperimenta l’uso del video per installazioni così come per scenografie. Installazioni in cui il mezzo tecnologico dialoga con le forze della natura: l’acqua, il fuoco, il vento, la lava. Immagini digitali che fanno i conti con materiali naturali, come la pietra o il legno. «Il mio lavoro contiene già in sé un aspetto teatrale, mi definisco aborigeno digitale, minimalista barocco, ma alla fine lo scopo è di cercare emozioni e visioni diverse». (Paola Naldi, Repubblica, 24 marzo 2011, Bologna, p. XIII) • Tra i 65 e i 74 anni, la percentuale di chi non si connette è del 74%, e arriva al 93,4 per gli over 75. Continuano a vivere secondo i propri costumi, antecedenti al web, in un mondo dove il web è in crescita: l’Istat, infatti, segnala l’aumento delle famiglie che hanno un accesso Internet da casa (dal 60,7% del 2013 al 64) e di una connessione a banda larga (dal 59,7% al 62,7%). Restando alla metafora antropologica, si possono chiamare «aborigeni digitali». (Luca Mastrantonio, Corriere della sera, 19 dicembre 2014, p. 29).
- Composto dal s. m. aborigeno e dall’agg. digitale, ricalcando l’espressione ingl. digital aboriginal.
- Già attestato nella Stampa del 15 luglio 2002, Roma, p. 5 (Gianluca Marziani).
> immigrante digitale, immigrato digitale, migrante digitale, nativo digitale.