ABRABANEL
. Fu una tra le più potenti famiglie delle comunità ebraiche nella penisola iberica (sec. XIV-XV) e in Italia (sec. XVI). Commercianti e banchieri, finanziatori dei loro sovrani, gli A., coprendo cariche di corte, ottennero, in taluni periodi, sicurezza e privilegi per sé e per i correligionarî. Ebbero così, fra gli Ebrei, una posizione preminente. Grande la loro importanza anche nel campo filosofico e scientifico. Dalla Castiglia, dove già nel 1310 viveva il primo degli A., Giuda (don Jehuda) passarono, a causa delle persecuzioni, nel Portogallo. Qui, nella seconda metà del sec. XV, gli A. furono tra i più potenti e audaci commercianti ed ebbero cariche direttive nell'amministrazione dello stato. Il più notevole, non solo della famiglia ma dei correligionarî, fu don Isacco A. (v.). I fratelli di lui, Giuseppe e Giacomo, dopo la morte d'Isacco (1508) svolsero la loro attività commerciale e bancaria nella Puglia, nella Calabria e nella Basilicata, acquistando credito e influenza politica: specialmente il secondo, che fu, fino alla sua morte (1528), capo della comunità ebraica di Napoli. Anche dopo la espulsione degli Ebrei dal Regno (1510), Giacomo, rimasto con 200 famiglie ebree, si tenne in buoni rapporti con la corte, che, in compenso dei servigi da lui prestati, gli confermò tutti i privilegi e le prerogative elargite dagli Aragonesi. In alta considerazione salirono anche, sia presso la corte che nella comunità, i figli di Isacco: Giuda, detto Leone Ebreo (v.), medico, filosofo e poeta; Giuseppe, medico anch'esso e amico di don Consalvo Fernandez, capitano dell'armata spagnola, e Samuele. Essi certamente si adoperarono per il ritorno degli espulsi nel 1520, e il "medico mastro Leone", esentato dal tributo imposto agli Ebrei, ottenne dal viceré che frate Francesco de l'Agnelina, che sul principio del 1521 svolgeva una violenta campagna contro gli Ebrei, non più "predicasse contra Zudei". Ma dei figli d'Isacco il più notevole, politicamente, fu Samuele. Sposando la figlia di suo zio Giacomo, la bella, buona e intelligente Benvenida, educatrice di Eleonora di Toledo, secondogenita del viceré e poi moglie di Cosimo I dei Medici, egli ebbe grande influenza a corte ed ottenne non solo la revoca dell'ordine di un'altra espulsione (1535), ma anche la stipulazione di nuovi capitoli, da lui stesso presentati, con i quali si concedeva agli Ebrei di venire nel regno in numero illimitato. Lo stesso Samuele fu incaricato della ripartizione del tributo che gli Ebrei dovevano corrispondere allo Stato. Ma nell'ottobre del 1541 l'espulsione avvenne egualmente. Sconfortato, si ritirò a Ferrara, invitatovi dal duca, dove morì a 74 anni. Aveva seguito la tradizione di suo padre: date grosse somme di danaro per il riscatto dei prigionieri, sviluppati gli affari, fatto della sua casa un convegno di dotti, lavorato a difendere gli Ebrei. Il figlio Giacomo seguì questa medesima strada. Frequentando la Toscana per affari, godé la stima di quel Duca, il quale lo nominò suo banchiere a Ferrara. Giacomo riuscì pure ad ottenere privilegi per gli Ebrei di Toscana. Ma la sua importanza è nell'aver saputo volgere a profitto dei correligionarî levantini il desiderio di Cosimo I, di riattivare il commercio della Toscana con l'Oriente. Per suggerimento di Giacomo A., il duca invitò tutti i commercianti levantini, "gli Ebrei esplicitamente e particolarmente compresi", concedendo loro importanti privilegi (16 giugno 1551): inizio di una politica che diede vita alle fiorenti comunità ebraiche levantine di Livorno, di Pisa e anche di Firenze. Come il nonno e il padre, Giacomo e il fratello Giuda, appassionati fautori del Rinascimento e della cultura giudaica, arricchirono sempre più la loro splendida biblioteca. Furono anche tra i fondatori della società Gemilut Chassadim, sorta in Ferrara nel 1553.
L'ultimo A. noto in Italia è Abramo, morto nel 1618. Ora vivono a Napoli alcunì A., trasferitivisi da Salonicco dopo il 1918.
Bibl.: H. Graetz, Geschichte der Juden, Lipsia 1866-78; M. Schwab, Storia degli Ebrei dalla edificazione del secondo Tempio ai giorni nostri (trad. di G. Pugliese), Venezia 1887; T. Reinach, Histoire des Israélites, Parigi 1903; N. Ferorelli, Gli Ebrei nell'Italia meridionale dall'età romana al secolo XVIII, Torino 1915; U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze nel rinascimento, Firenze 1918; G. B. De Rossi, De hebraicae typographiae origine ac primitiis seu antiquis ac rarissimis hebraicorum librorum editionibus saec. XV, Parma 1776; Encyclopedia Judaica, Berlino 1928, s. v.