Yehoshua, Abrāhām B.
Scrittore israeliano, nato a Gerusalemme il 9 dicembre 1936. Ha frequentato l'Università ebraica di Gerusalemme ed è stato segretario generale della Federazione mondiale degli studenti ebrei (Parigi, 1963-67). Dal 1969 risiede a Ḥaifā, dove, dal 1972, insegna letteratura comparata nel locale ateneo.
Nella sua formazione ha avuto un ruolo determinante il composito sostrato socioculturale della famiglia: il padre, anch'egli scrittore, figlio di un rabbino, apparteneva a una famiglia stabilitasi a Gerusalemme da quattro generazioni; la madre, figlia di un ricco mercante sefardita emigrato dal Marocco in Israele nel 1932, era di lingua francese e sensibile alla cultura degli ebrei occidentali. Aperto ai valori culturali ed etici di gruppi religiosi ed etnici diversi, Y. ha progressivamente rivendicato la propria identità di israeliano laico, teso a realizzare nella sua opera letteraria una simbolica 'fusione delle diaspore'. All'originaria predilezione per il fantastico e il grottesco, Y. ha progressivamente affiancato l'interesse verso l'indagine psicologica, condotta con una sottigliezza fin quasi estenuante e sorretta da una scrittura che unisce alla sapienza della costruzione un'inesauribile ricchezza tematica e metaforica. Segnalatosi precocemente, Y. ha conosciuto un crescente successo internazionale, come testimoniano i numerosi premi attribuiti ai suoi libri (tra gli altri, l'Israeli Booker Prize, 1992; il Grinzane Cavour, 1994; il Wingate Prize, 1994; l'Israel Prize, 1995), ed è considerato uno dei più autorevoli interpreti della complessa realtà di un mondo problematicamente sospeso tra Oriente e Occidente.
La sua attività ha inizio con una serie di novelle di tono surrealista, apparse in riviste letterarie tra il 1957 e il 1963, poi raccolte nel volume Mot ha-zaqen (1963, La morte del vecchio). Nella raccolta successiva, Mūl ha-ye῾ārōt (1968, Davanti alle foreste), si manifesta l'istanza di un'adesione alla realtà che lo scoppio della guerra dei Sei giorni ha bruscamente imposto allo scrittore. La dimensione politica diviene esplicita nel racconto lungo Bi-teḥillat qayṣ 1970 (1973, All'inizio dell'estate 1970), in cui sul tema della guerra s'innesta il conflitto generazionale tra padre e figlio, e ancor più in ha-Me᾽ahev (1977; trad. it. L'amante, 1990), romanzo d'impianto realistico che ha segnato il primo successo di Y., dove l'indagine sociopsicologica condotta su personaggi arabi ed ebrei vivacemente caratterizzati lascia trasparire la posizione dell'autore rispetto alla guerra del 1973.
Agli anni Ottanta appartengono i romanzi della piena maturità artistica: Gerūshīm me'uḥarīm (1982; trad. it. Un divorzio tardivo, 1996), in cui Y. condensa la storia di una famiglia in una sola giornata, attraverso i monologhi interiori dei nove parenti riuniti per una visita del nonno; Mōlkō (1987; trad. it. Le cinque stagioni, 1993), larvata allegoria del conflitto tra lo Stato e l'individuo attraverso la maniacale interrogazione su se stesso del protagonista, Mōlkō (o Molcho) che tenta di elaborare il lutto per la morte della prima moglie, un'ashkenazita, senza riuscirvi a causa della sua "levantina naïveté" di "buon ebreo sefardita"; e soprattutto Mar Mani (1990; trad. it. Il signor Mani, 1994), sorta di saga familiare che partendo dai giorni nostri risale fino alle guerre napoleoniche: il virtuosismo stilistico di Y. nell'elaborare il monologo interiore in forma di dialogo è reso quasi impercettibile dalla fluida musicalità della pagina e dal suo potere comunicativo.
Più classico nella struttura è ha-Shīvā me-Hōdū (1994; trad. it. Ritorno dall'India, 1997), con il quale Y. prende le distanze dalla politica per scrivere un romanzo d'amore immerso nella fisicità: ne è protagonista un medico giovane e ambizioso, vittima di una passione impossibile che si alimenta di fantasie morbose. Esente da ogni accensione sentimentale è invece Massa῾el tom ha-elef (1997; trad. it. Viaggio alla fine del Millennio, 1998), romanzo di ambientazione medievale in cui Y. adotta uno stile distaccato per tornare su uno dei temi che più lo appassionano: il dialogo, o il contrasto, tra Oriente e Occidente, rappresentato attraverso la storia dell'incontro-scontro tra un ricco mercante di Tangeri, ebreo sefardita e poligamo, e suo nipote, marito di una donna appartenente alla comunità ashkenazita, rigidamente monogama.
Y. è autore anche di opere teatrali (Laylā-be may, 1969, Una notte di maggio; Ḥafāṣīm, 1986, Oggetti; Tinōqōt laylā, 1992, I bambini della notte) e di importanti saggi: Bi-zeḥūt ha-normaliyyut (1980; trad. it. L'elogio della normalità, 1991); ha-Qīr we ha-har (1986, Il muro e il monte).
bibliografia
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