ABRĀHĀM ibn ‛EZRÄ (Abenezra, Abraham Judaeus, Abenare, Avenare)
Erudito e poligrafo ebreo, nato a Toledo nel 1092 o poco dopo, visse lungo tempo a Cordova. Per ragioni imprecisate dové lasciare la Spagna, e la seconda parte della sua vita fu un continuo andar vagando di luogo in luogo. Quando precisamente lasciasse la Spagna, non è sicuro; certo è che nel 1140 era già a Roma; forse già prima (1136-39) era stato nella Francia meridionale (Béziers, Narbona). Fu anche in Egitto, non sappiamo se prima o dopo di esser venuto in Italia. Dopo la sua dimora a Roma lo troviamo a Lucca (1145), a Mantova (1145), a Verona (1146-47), a Béziers (1155-56), a Dreux (1156-57), a Londra (1158-59), a Narbona (1160), di nuovo a Roma (1166-67). Più lontani viaggi gli sono stati attribuiti, probabilmente a torto. Morì, a quanto pare, in Roma, il 23 gennaio 1167. La sua produzione letteraria, tutta in ebraico (le opere attribuitegli in arabo sembra che non siano sue) può classificarsi come segue: a) composizioni poetiche; b) commenti biblici; c) opere grammaticali; d) opere dedicate, almeno in parte, ad argomenti di filosofia religiosa; e) opere matematiche, astronomiche e astrologiche. Le sue composizioni poetiche, che sommano a parecchie centinaia, non tutte edite (v. qui sotto) sono in parte di carattere religioso (inni liturgici sinagogali) e in parte di carattere profano (canti d'amore, elogi di amici, elegie, neditazioni filosofiche, satire, versi giocosi, ecc.). Poiché in lui il ragionamemo prevaleva sul sentimento, non fu e non poteva essere un grande poeta; ma la chiarezza del pensiero e la classica eleganza della forma dànno ai suoi versi un posto onorevole nella letteratura ebraica medievale. I suoi commenti biblici scritti dal 1140 in poi, ci sono giunti per una gran parte della Bibbia ebraica (Pentateuco, Isaia, Profeti minori, Salmi, Giobbe, Cantica, Ruth, Lamentazioni, Ecclesiaste, Ester, Daniele); taluni in due redazioni. Essi possono esser considerati come la più notevole produzione della scuola esegetica giudeo-spagnola, i cui metodi scientifici così, furono, fatti conoscere da A. i. ‛E. agli ebrei dei paesi dove andò peregrinando, assuefatti prima all'esegesi midrashica ed allegorica. È probabile che oltre ai commenti pervenutici egli ne scrivesse anche su altri libri biblici. Anche la scienza grammaticale creata e svolta dagli ebrei spagnoli in lingua araba egli trasmise ai suoi correligionarî dei paesi cristiani mediante le sue opere grammaticali in ebraico: Mōznaim (La bilancia), Yesōd Diqdūq (Fondamento della grammatica); Ṣaḥōt (La purezza); Yesōd Mispār (Fondamento del numero, sui numerali); Śāfāh Berūrāh (Lingua pura), a cui si aggiungono le sue traduzioni degli scritti grammaticali arabi di Yehūdāh Ḥayyūǵ, l'operetta in parte grammaticale ed in parte esegetica Sefat Yeter (Lingua eletta), e i passi grammaticali del Sēfer ha-Shēm (Libro del Nome, sui nomi divini) e dei commenti biblici (specie nella seconda e più ampia redazione del commento al Pentateuco, esistente per l'Esodo e per parte della Genesi). Di filosofia religiosa A. i. ‛E. si occupa nel suddetto Libro del Nome, nel Yēsōd Mōrā (Fondamento del timor di Dio, sui precetti del Pentateuco), in più passi dei commenti biblici, e nell'opuscolo scritto su modello arabo Hay ben Mēqīṣ (Il vivente figlio del desto), se è veramente suo. Egli è uno dei rappresentanti dell'indirizzo neoplatonico nel pensiero giudaico, e mostra molta familiarità con le dottrine di Ibn Gābirōl da cui, in non piccola parte, dipende. Di matematica scrisse, oltre che in alcuni passi dei commenti biblici, e dei citati Sēfer hā-Shēm e Yesōd Mōrā, nel Sēfer hā-Eḥād (Libro dell'uno), nel Sēfer ha-Mispār (Libro del numero) o Yesōd Mispār (Fondamento del numero, da non confondersi con l'omonimo scritto grammaticale); di astronomia nelle Lūḥōt (Tabelle), nel Sēfer hā-‛Ibbūr (Libro del Calendario) e nel Kelī ha-Neḥōshet (L'astrolabio), oltre che in alcune traduzioni e in qualche scritto minore; di astrologia in otto opuscoli pervenutici in più redazioni, e in altri scritti minori. Forse è traduzione o rifacimento di uno scritto suo un opuscolo latino di matematica Liber augmenti et diminutionis. Non pare che siano suoi i versi attribuitigli sul giuoco degli scacchi. A. i. ‛E. ha grande importanza storica come trasmettitore della scienza e del pensiero degli ebrei dei paesi musulmani agli ebrei dell'Europa cristiana.
Ediz. delle composizioni poetiche: Egers, Diwan des A. i. E., Berlino 1886; Rosin, Reime und Gedichte des A. i. E., Breslavia 1885-94; Kahana, Qōbes Ḥokmath ā-R. A. b. E., Varsavia 1894. Per le ediz. dei commenti biblici: Bacher, Die jüd. Bibelexegese (in Winter-Würnsche, Die jüd. Litteratur, Berlino 1892), pp. 98-99. Per quelle delle opere grammaticali: Bacher, Die hebr. Sprachwiss. (ivi), p. 111; Yesōd Mōrā, ed. Greizenach, Francoforte s. M.-Lipsia 1840; ed. pr. del Ḥay ben Mēqīṣ, Amsterdam 1733. Per i mss., le ediz., e le traduzioni delle opere matematiche, astronomiche e astrologiche: Steinschneider, Gesammelte Schriften, I, pp. 464-469, 493-498. in preparazione un'edizione critica delle opere grammaticali e dei commenti biblici, a cura della Akademie für die Wissenschaft des Judentums.
Bibl.: Bacher, Die jüd. Bibelexegese, cit., pp. 51-68; idem, Die hebr. Sprachwiss., cit., pp. 62-68; Hirschfeld, Literary History of Hebrew Gramamrians and Lexicographers, Oxford 1926, pp. 70-75; Rosin, Die Religionsphilos. A. i. E.s., in Monatsschr. f. Gesch. u. Wissensch. d. Judent., XLIII-XLIV; Husik, Hist. of Mediaev. Jewish Philos., New York 1916, pp. 184, 187-196; Steinschneider, Gesammelte Schriften, I, Berlino 1925, pp. 407-498; idem, Hebr. Übers., vedi ind., p. 1049. Per le opere arabe attribuite a A. i. ‛E.: Steinschneider, Arab. Lit. der Jud., Francoforte s. M. 1902, pp. 156-157. Per la vita, Ochs in Monatsschr., cit., LX, p. 47 segg.