RYDBERG, Abraham Viktor
Poeta svedese, nato a Jönköping il 18 dicembre 1828, morto a Stoccolma il 21 settembre 1892. Erede della tradizione umanistica classica e romantica dell'età di Tegnér, ebbe nella letteratura svedese una posizione di dominio prima dell'avvento del naturalismo. Dopo anni di giovinezza difficili che gli ostacolarono il corso regolare degli studî, fu per molti anni giornalista; poi, dal 1884, professore di storia della cultura e di storia dell'arte alla Högskola di Stoccolma. Prese parte attiva alla vita pubblica e fu un combattivo esponente delle tendenze liberali. E lo stesso spirito portò anche nelle discussioni religiose, con tutta una serie di scritti, fra cui uno Bibels lära om Kristus (1862), suscitò grande rumore, perché metteva in discussione il dogma della divinità di Cristo.
Come poeta ebbe un primo periodo di intonazione prevalentemente romantica sotto l'influenza di W. Scott e di Victor Hugo: dopo un più popolaresco racconto De vandrande djäknarne (1856) evocò il Seicento svedese nel romanzo Fribytaren på Östersjön (1857), il Medioevo nella novella Singoalla (1857), e l'epoca del conflitto fra paganesimo e cristianesimo nel romanzo De siste Athenaren (1859). Anche nella lirica mosse dapprima da un atteggiamento romantico, nella maniera di Stagnelius e di Lenau (v. Strandvrak af Robinson Crusoe, 1864). Poi, a poco a poco, assunse una posizione sempre più classicheggiante, specialmente dopo il lungo soggiorno che nel 1874 fece in Italia (Romerska dagar, 1877; Romerska sägner om apostlarna Petrus och Paulus, 1874). La stessa traduzione del Faust di Goethe (1876) rivela un gusto classico nell'amore per le forme armoniose, composte, levigate, anche là dove una perfetta aderenza al testo avrebbe richiesto modi di stile diversi. È lo stesso gusto che ispira anche le liriche del volume Dikter (1882), che contiene dal punto di vista dell'arte la sua opera più compiuta e maggiore: nella Jubelfestkantate per l'università di Upsala, nei poemetti Dexippos, Prometheus och Ahasverus, Den flygande holländaren, nelle stesse liriche di ispirazione più personale e soggettiva, un sentimento ideale della vita si esprime con tanta bellezza e nobiltà di accenti come da Tegnér in poi la letteratura svedese non aveva più conosciuto.
Gli studî di storia dell'arte (Konstens ursprung och utvecklingsläran, 1889; En underbare man: Leonardo da Vinci, 1893 - postumo), e di mitologia nordica (Undersökningar i germanisk mytologi, 1886-89; Fädernas gudasaga, 1887), la rielaborazione di sue opere giovanili (Singoalla, nuova ed. 1891), non lo distolsero dalla composizione di un nuovo romanzo storico (Vapensmeden, 1891) sull'epoca di Gustaf Vasa, e, soprattutto, dalla composizione di nuove poesie (Dikter, seconda raccolta, 1891): singole composizioni come Gubblaren, Den nya Grottesangen stanno alla stessa altezza di tono come le precedenti: il R., nemico della civiltà meccanica (v. Om den mekaniska världtheorien, postumo, 1894), vi afferma ora con lirica eloquenza, ora con pensoso pathos, le ragioni eterne dello spirito sopra la materia.
Opere: Skrifter, a cura di K. Warburg, voll. 14, Stoccolma 1896-99; Valda Skrifter, Stoccolma 1912-13. Fra le opere uscite postume meritano rilievo singole poesie come Längton e Fantasos och Sulannt, e i cicli di lezioni: Konsttheoretiska Foreläsningar, a cura di K. Warburg, Stoccolma 1901; Filosofiska foreläsningar, a cura di Höckert, voll. 4, Stoccolma 1900-1901; Kulturhistoriska foreläsningar, voll. 6, Stoccolma 1g02-05. Per l'epistolario, v. R.s Brev, a cura di E. Haverman, voll. 3, Stoccolma 1923-26.
Bibl.: K. Warburg, V. R. En levnadsteckning, volumi 2, Stoccolma 1900; L. Lundh, V. R., Stoccolma 1918; V. Rydberg, Minneskrift, Goteburgo 1928; V. Elg, V. R.s ställning till religion, kristendom och kyrka, Stoccolma 1928; V. Svanberg, R.s Singoalla, Upsala 1923; P. Gemer, V. R.s Ungdomsdiktning, Stoccolma 1931. E cfr. anche i saggi di Levertin, in Diktare och drömmare, Stoccolma 1898; di R. Berg, in Svenska Studier, Stoccolma 1910; di J. Landquist, in Humanism, 1931.