Vedi ABRITTUS dell'anno: 1958 - 1973
ABRITTUS (v. vol. i, p. 6)
Centro antico della Moesia Inferiore (Bulgaria). La sicura localizzazione del centro, noto da testimonianze epigrafiche (cfr. C.I.L., v, 942) e letterarie è stata raggiunta nel 1953 con gli scavi condotti dall'Istituto Archeologico dell'Accademia delle Scienze di Bulgaria e dal museo di Razgrad nella località di Hisarlâk a 2 km a E di Razgrad (Bulgaria nordorientale).
La identificazione è avvenuta sulla base della iscrizione latina posta sopra un altare dedicato a Ercole per la salute dell'imperatore Antonino Pio e del cesare Lucio Vero da parte degli abitanti dell'abitato civile (canabae) di A., veterani, cittadini romani e immigrati. Sono venute a cadere così precedenti ipotesi di identificazione del Hisarlâk di Razgrad con Dausdava (Ptolem., iii, 10, 6) e di A. con il villaggio di Abtaat (oggi Abrit) presso il confine bulgaro-rumeno, dove si erano scoperti resti antichi (forse Zaldapa?). A. è menzionata nelle fonti particolarmente per la battaglia tra Romani e Goti del 251 d. C., nella quale trovò la morte l'imperatore Decio. Un tesoretto di aurei di Decio è stato trovato in una località vicina (Drjanovec) ed è conservato nel museo di Razgrad. Negli scavi citati fu rinvenuta anche una iscrizione in greco, dal cui contesto risulta che Rhoimetalkes II, insignito da Tiberio del titolo di dinasta, venne elevato al rango di re (basileus) dopo che egli aveva per due volte (anni 21 e 26 d. C.) aiutato i Romani a battere le popolazioni tracie ribellatesi. L'iscrizione menziona tre territori di sovranità: Anchialo, Selletica e Rhysica. Quest'ultima è tuttora di localizzazione ignota.
Gli scavi del 1953 misero in luce ad A. soprattutto la cinta muraria dell'inizio del IV sec. d. C. con 31 torri e tre porte urbiche (sul quarto lato scorreva un fiume oggi detto Beli Lom). Le torri hanno per la maggior parte la forma di un rettangolo chiuso da un semicerchio. Al tempo di Giustiniano (527-565) le mura subirono un restauro e le porte a N e a S vennero murate.
La città aveva pianta regolare con cardine e decumano e possedeva una conduttura d'acqua in tubi di terracotta. Ad E di quello che doveva essere il Foro è stato posto in luce un grande edificio a peristilio con colonne di marmo, numerosi ambienti di abitazione attorno a una sala absidata, magazzini e botteghe sul lato che prospetta il decumano. Lungo questa via si apriva, in corrispondenza con l'edificio, un porticato a colonne ioniche. L'edificio (sotto al quale sono stati osservati resti di costruzioni più antiche) deve esser stato in uso dal IV sec. all'ultimo venticinquennio del VI, quando A. venne distrutta dall'invasione degli Avari.
Notevole una scoperta di rilievi votivi in bronzo (avvenuta nel 1921 a poca distanza dal lato settentrionale della cinta urbana) con raffigurazione di divinità varie, sia greco-romane che siriache.
A. viene menzionata come sede vescovile. Sono stati individuati i resti di varie chiese cristiane. Sulla parte orientale della città antica si insediò nell'VIII sec. uno stanziamento slavo-bulgaro, che ebbe vita sino al X secolo.
Bibl.: G. I. Kazarov, Neue Denkmäler zur Religionsgeschichte Thrakiens, in Arch. Anz., 1922, pp. 184-201 (rilievi votivi); F. Lammert, Zum Kampf der Goten bei Abrituss im J. 251, in Klio, N. F. XVI, 1941, p. 125 ss.; G. Mihailov, Inscriptiones graecae in Bulgaria repertae, II, Serdicae (Sofia) 1958, n. 743-744; V. Beševliev, Zur Geographie Bulgariens in der Spätantike u. im Mittelalter, in Linguistique balcanique, IV, 1962, pp. 58-80; B. Gerov, Die gotische Invasion in Mösien u. Thrakien unter Decius im Lichte der Hortfunde, in Acta antiqua Philippopolitana, Studia historica, Serdicae (Sofia) 1963, pp. 135 ss.; T. Ivanov, Archäologische Forschungen in Abrittus 1953-1961, ibid., 1963, pp. 81-93; id., Abrittus, Guide de la ville antique près de Razgrad, (in bulgaro, con riassunto in varie lingue), Sofia 1965 (con bibliografia di altri studî in lingua bulgara).