ABSIDE (dal gr. ἁψίς-ίδος "giuntura, connessione"; fr. abside; sp. ábside; ted. Apsis; ingl. apse)
È propriamente una costruzione a pianta semicircolare coperta da una calotta emisferica.
L'abside nell'architettura antica. - Recentemente il Seroux, nel ricercare la formazione dello schema architettonico basilicale, quale espressione positiva dello sviluppo di un'unica civiltà, ne ha determinato, forse con ragione, i primi esempî embrionali nei resti di capanne e di abitazioni megalitiche primordiali rinvenuti nelle varie regioni mediterranee, come nell'isola di Minorca, nelle Navetas, in Sardegna nella cosiddetta Tomba dei Giganti, nelle urne, capanne laziali, nelle case premicenee (?) di Olimpia e di Orcomeno, ed ha poi tentato di rintracciarne la continuazione nei grandi periodi successivi.
Tuttavia può dirsi che l'abside, come in generale ogni disposizione planimetrica curvilinea, sia elemento rarissimo in tutta l'architettura minoica e nella micenica, come anche nella stessa architettura greca. Alcuni degli esempî più interessanti sono dati dal Βουλευτήριον di Olimpia e dal Καβειρεῖον di Samotracia, ancora di età dorica; ma sono esempî isolati, a cui non è possibile riannodare una corrente architettonica.
Invece l'architettura romana, appena comincia a determinarsi con veri caratteri proprî nell'unione dell'arte ellenistica e della tecnica costruttiva etrusca, assume l'abside come uno dei suoi elementi più abituali e più tipici. Talvolta essa è adottata per ragioni puramente statiche, talvolta per ragioni di spazio, e talvolta, infine, quale espressione artistica.
L'abside avente funzione costruttiva è stata usata dagli architetti romani in questi due differenti casi: o per sostenere la spinta laterale della terra e dell'acqua, valendosi della resistenza presentata dalla costruzione arcuata per il contrasto dei suoi elementi, o per alleggerire i muri di piedritto, aventi grande spessore per contrapporsi alla spinta delle coperture a vòlta, suddividendola ritmicamente in vuoti e in pieni, cioè trasformando la parete continua in una discontinua, formata appunto da contrafforti interni o esterni e da absidi e nicchie tra esse.
Del primo caso sono esempi caratteristici le disposizioni arcuate introdotte nel nucleo di molti tumuli durante il periodo repubblicano (come nella cosiddetta tomba degli Orazî e Curiazî sull'Appia), e poi passate a ben più vaste applicazioni nel mausoleo d'Augusto e in numerose tombe, o celle di templi, o muraglie di sostegno di terrapieni, o pareti di serbatoi d'acqua, ove l'abside, svincolata dal chiuso del terreno, appare all'esterno. Ma l'esempio più grandioso ci è dato dalle esedre della Basilica Ulpia e del Foro Traiano in Roma, incastrate nel Quirinale a sorreggere il terreno e a dar luogo alle grandi costruzioni traianee ricavate nello scavo tra di esse.
Gli esempî della conformazione ritmica delle pareti, ottenuta mediante una successione di absidi, e talvolta di vuoti a pianta rettangolare con esse alternati, sono anch'essi frequenti, specialmente nelle costruzioni termali in cui l'uso della copertura a vòlta è abituale. Il Pantheon, la sala termale della villa Liciniana in Roma, detta tempio di Minerva Medica, il tempio rotondo di Ba‛albek ce ne offrono gli esempî più caratteristici: il primo, di absidi o di sale ricavate nello spessore stesso del muro; il secondo, di absidi sporgenti dal nucleo murario e comprese tra i contrafforti; il terzo infine, di absidi disposte con la concavità verso l'esterno.
I due templi testé considerati non sono, del resto, che applicazioni di un unico concetto costruttivo, e alla funzione statica associano quella di effetto architettonico. Sempre infatti, nell'architettura romana, la tecnica della costruzione organica e l'arte degli spazî sono state considerate come espressioni intimamente collegate tra loro, mentre invece il rivestimento della superficie è stato oggetto di un'architettura a sé, spesso indipendente, come linea e come ornato, dall'organismo.
Forse (come quasi sempre avviene per le forme essenziali dell'architettura, e come sembra confermato dagli esempî ora indicati di absidi nascoste nel terreno e poi svincolatesi e apparse all'esterno) l'abside ha avuto presso i Romani le sue prime applicazioni quale soluzione costruttiva, per divenire poi elemento insieme costruttivo e architettonico, e infine per avere le sue applicazioni soltanto di ordine formale, o per raggiungere una destinazione utile, come per contenere statue, o per disporre sedili, o per dare alle sale un magnifico elemento terminale e alternare con la curva la rigidità delle pareti piane.
Certo si è che la sala absidata è abituale negli edifici romani (v. Roma: Architettura). Si trova sistematicamente nelle basiliche forensi (v. le basiliche di Pompei, di Aspendo, di Kremna, di Treviri, e a Roma la Ulpia, la Massenziana, la basilica nel palazzo di Domiziano, ecc.), e frequentemente nelle celle dei templi (come a Roma in quelle di Saturno, di Minerva, nell'Aedes Veneris del teatro di Pompeo), nelle grandi aule dei palazzi (come a Villa Adriana nella Sala dei Filosofi, a Roma nel palazzo Sessoriano, a Pompei nella Curia, a Treviri nella sala, forse triclinio, del palazzo di Costantino), e nelle sale delle terme, nelle scholae, talvolta anche nelle sale funerarie.
Non mancano i casi in cui il virtuosismo degli architetti romani si è sbrigliato in complesse e multiple associazioni di absidi, come nel padiglione in fondo alla Piazza d'Oro, a Villa Adriana, ovvero ha dato all'abside valore a sé, come nei recinti delle grandi terme, o nei ninfei posti nelle ville suburbane, non dissimili da quelli poi eseguiti nelle ville cinquecentesche e seicentesche.
Così l'abside ha rappresentato uno degli elementi più caratteristici dell'architettura romana, da cui l'hanno ereditata nel sec. IV le nuove costruzioni cristiane, cioè le basiliche, le tombe, i battisteri.
L'abside nell'architettura cristiana. - Per estensione del primitivo concetto di "costruzione a pianta semicircolare", chiamiamo abside la parte che termina il coro d'una chiesa, anche se, invece di una costruzione a pianta semicircolare, ne troviamo una a pianta poligonale, o soltanto un muro piano che chiuda l'edificio nella parte opposta all'ingresso principale. Termini affini ad abside sono quelli di esedra, nicchia, nicchione. Altri nomi dell'abside nella sua speciale applicazione agli edifici cristiani sono: βῆμα "piano elevato, tribuna, altare", ἄγιον, ἄγίασμα, ἁγιον ἁγίων sanctum, sanctuarium, sacrarium (tutti nomi che si riferiscono al fatto che nell'abside si compivano le funzioni sacre del culto): ἄδυτον (cioè "inaccessibile", perché chiuso ai laici): gyrus, ἀνάκτορον, "abitazione del Signore", nome già usato nei templi pagani; tribunal e anche tribuna; locus inter cancellos, e per lo più presbyterium "luogo riservato al clero" (consessus cleri), termine che ricorre spesso nel Liber pontificalis; in greco ἱερατεῖον, propriamente "sacrestia"; πρεσβυτήριον e anche θυσιαστήριον "ara, altare da sacrifizio", perché davanti a esso è l'altare.
Il nome coro, col quale anche ora spesso s'indica l'abside, si diffuse nel Medioevo. Questo nome deriva dal fatto che nell'abside presero allora anche posto i cantori, che prima si tenevano nella schola cantorum, recinto a loro riservato nella nave maggiore della basilica. Il nome coro fu allora usato con maggior proprietà, nelle chiese in cui quella parte dell'edificio era a pianta poligonale o quadrata, costruzione per cui il nome di abside era improprio. Il coro nelle chiese medievali prende sovente una grande estensione, tanto da diventare addirittura una chiesa a sé (v. coro), in relazione specialmente con l'accresciuto numero dei monaci o degli ecclesiastici.
L'abside della basilica può derivare in parte dagli oratorî sotterranei delle catacombe, nelle quali troviamo cripte cruciformi o poligonali, fornite di absidi; o dall'edificio destinato al culto, eretto alla maniera del triclinio funebre dei pagani sopra il terreno delle sepolture, e ciò specialmente secondo l'ipotesi di chi fa derivare la basilica cristiana dalla basilica forense e dalla tribuna pagana, dove sedevano i giudici nella costruzione.
Sopra ogni cimitero era una memoria, confessio, o cella, nella quale si pregava per i defunti (cellae cœmeteriales). Esistono ancora sull'area del cimitero di Callisto due piccole chiese dei tempi precostantiniani (dedicate a S. Sisto e a S. Sotere); la loro forma è quella della cosiddetta cella trichora; cioè constano di uno spazio quadrato aperto su tre lati da absidi semicircolari. La stessa pianta si trova nelle rovine del piccolo edificio presso gli avanzi della basilica di Santa Sinforosa, al nono miglio della via Tiburtina.
L'abside non sempre sporge dalla basilica; alcune volte è circondata da muri, e altre volte, come in alcune basiliche di Siria, è incassata esteriormente in un quadrato. Nei monumenti ravennati l'abside è di forma poligonale all'esterno, come in S. Apollinare in Classe e in S. Giovanni Evangelista, e circolare all'interno. Così pure la troviamo nelle basiliche di Grado e in quella di Parenzo, che presenta tre absidi.
Spesso l'abside è fiancheggiata da due costruzioni laterali a pianta oblunga o quadrata, sovente munite anch'esse di piccole absidi: erano la protesi, dove si conservavano le sacre specie e si preparava tutto l'occorrente per le funzioni, e il diaconio, luogo per il clero, sagrestia dove si conservavano i tesori della chiesa, e specie di parlatorio (gazophylacium, sacrarium, vestiarium, salutatorium, oblationarium).
Le absidi di alcune basiliche hanno la parete aperta da archi che poggiano su colonne, o su sostegni in muratura, e dànno adito a un deambulatorio, cioè a un corridoio che gira tutt'attorno all'abside, o offre un passaggio ad altri locali. Questa forma aveva in Roma l'abside di S. Giovanni in Laterano, a Napoli quella di S. Giorgio Maggiore e quella di S. Giovanni Maggiore; a Nola, la basilica di S. Felice aveva un'abside similmente aperta, trilobata come le cellae trichorae cimiteriali e le absidi di chiese dell'Egitto e di Betlemme. Può ritenersi applicata in queste absidi aperte, la disposizione usata in alcune costruzioni rotonde (ad esempio, nel mausoleo di S. Costanza in Roma), dove troviamo un corridoio anulare che gira intorno all'edificio. Absidi di tale forma, fuori d'Italia, si trovano quasi solamente in Africa.
L'abside, come indica il suo nome di presbiterio, era riservata al clero. I seggi presbiteriali correvano intorno alle sue pareti, alle quali s'appoggiavano, e talvolta erano disposti a gradini come in un anfiteatro. Nel fondo dell'abside generalmente erano interrotti da un seggio più elevato: la cattedra del vescovo. Questa disposizione è ancora ben conservata nelle basiliche di Torcello e di Parenzo.
L'abside delle basiliche più antiche era volta generalmente a occidente (S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, San Clemente). Fu regola nei primi tempi del Cristianesimo che il sacerdote celebrasse rivolto ad oriente e verso gli assistenti. Dal sec. V o VI le chiese bizantine ebbero invece l'abside rivolta ad oriente, come le chiese di S. Sofia a Costantinopoli e di S. Apollinare a Ravenna; nelle chiese occidentali, solo a partire dal sec. VIII le absidi furono rivolte a occidente. In altri casi gli architetti, per circostanze estranee alla loro volontà, dovettero modificare l'orientazione delle chiese.
Varie chiese francesi, e particolarmente le grandi chiese abbaziali e cattedrali, offrono una deviazione più o meno pronunciata nel loro asse, nella riunione del santuario col transetto, o verso nord o verso sud. Alcuni ritengono che questa deviazione sia una rappresentazione simbolica dell'inclinazione della testa di Cristo sulla croce; altri invece credono che si tratti di un errore di calcolo nel raccordare fra loro le parti dell'edificio costruite più tardi di quelle già preesistenti. Esempî di deviazione certamente voluta dall'architetto abbiamo in alcune chiese di Cornovaglia.
Nelle costruziosi a pianta centrale troviamo ugualmente una o più absidi. S. Giovanni in Fonte a Ravenna, edificio a pianta ottagonale, presenta quattro absidiole in quattro lati opposti.
L'abside, la parte più importante della chiesa per l'uso a cui era destinata, era comunemente adorna, come e più delle altre parti della basilica, di mosaici o pitture, e ci offre molti e cospicui esempî di tali decorazioni. Nelle catacombe le absidiole dei cubicoli si presentano spesso ornate di affreschi eseguiti con la tecnica impressionistica del tempo, e nelle basiliche troviamo le absidi decorate, nel catino, di pitture e mosaici splendenti. Ben noti sono i mosaici absidali della chiesa di Santa Pudenziana in Roma, delle due absidiole dell'oratorio di S. Aquilino in Milano (fine del sec. IV-principio del V), di S. Vitale a Ravenna (sec. VI), di S. Apollinare in Classe (sec. VI), della cattedrale di Parenzo (sec. VI), della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano (sec. VI), di S. Agnese fuori le Mura (sec. VII), di S. Maria in Dòmnica, di Santa Prassede, di S. Marco in Roma (sec. IX). Nell'abside di S. Maria Antiqua in Roma rimangono tracce di numerosi affreschi sovrapposti, eseguiti in differenti epoche.
Nelle chiese dell'età carolingia, troviamo absidi alle due estremità della navata centrale, come nella pianta di San Gallo, e in quella del San Salvatore di Fulda, e come in Santa Maria del Monastero a Reichenau, e in Sant'Emmerano a Ratisbona. Questa disposizione si trova già nell'arte paleocristiana in Africa, cioè ad Hermonthis in Egitto, nelle basiliche di Reparato a Orléansville, ed in qualche altra. Sembra che la costruzione di una seconda abside opposta alla prima sia dovuta alla presenza di una nuova tomba di un altro patrono, o si sia resa necessaria per potervi compiere diverse funzioni di culto e anche, nelle chiese abbaziali, per il cresciuto numero dei monaci.
L'abside può essere incastrata in una costruzione esternamente rettangolare, come a S. Maria in Cosmedin, a Roma; spesso è preceduta da uno spazio rettangolare, che amplia il santuario.
Spesso in Occidente, dopo la fine del sec. VIII, la protesi e il diaconio vengon sostituiti da absidiole che si aprono sulle navatelle, e possono anch'esse, come l'abside principale, esser precedute da uno spazio rettangolare. Pare che in Roma la prima chiesa triabsidata sia stata S. Maria in Cosmedin, riedificata da Adriano I (772-795). La stessa disposizione si trova a S. Maria in Dòmnica, costruita durante il pontificato di Pasquale I (817-824), e, fuori di Roma, a Sant'Ambrogio e S. Vincenzo al Prato in Milano e ad Agliate (Monza).
Alla fine del sec. X, appare in alcune chiese un'altra innovazione, che avrà largo seguito nell'architettura romanica e gotica. Si circonda l'abside di un corridoio anulare, sul quale si aprono delle absidiole che vengono a disporsi a raggiera intorno all'abside principale. Anche questa disposizione, tanto comune nell'architettura romanica e gotica d'oltralpe, può avere una lontana origine nelle absidi con la parete aperta da archi che le mettevano in comunicazione con gli ambienti vicini, come nelle basiliche di S. Giovanni in Laterano, di S. Giorgio Maggiore e di S. Giovanni Maggiore a Napoli, di S. Felice a Nola, ecc. (v. sopra).
Nelle chiese romaniche dell'Italia, che può ben dirsi la patria di questo stile che sta all'architettura romana come le lingue romanze stanno al latino, l'abside, spesso fiancheggiata da due absidi minori che ne ripetono la struttura, mantiene generalmente la forma che ha nelle basiliche. Per la disposizione delle absidi è notevole la chiesa di S. Fedele a Como, la cui navata maggiore mette in un grande corpo triabsidato, il quale ricorda le grandi aule terminate da tricore, che si trovano in edifici classici. Questa chiesa fu imitata in costruzioni renane (S. Maria del Campidoglio a Colonia), e il suo tipo fu ripreso in S. Maria del Fiore e in S. Pietro in Vaticano. Notevoli ancora, tra le tante che si potrebbero citare, l'abside mediana trilobata a loggetta esterna della chiesa della Sagra di S. Michele in Val Susa; le tre absidi finemente decorate all'esterno di S. Secondo in Cortazzone (Piemonte); l'abside della cattedrale di Verona, tutta divisa in zone rettangolari da lesene che si stendono per tutta la sua altezza; quella di S. Maria Maggiore di Bergamo (chiesa che ha absidato anche il transetto), che si apre all'esterno con arcature serrate nelle quali sono le finestre, ed è ornata in alto da una graziosa galleria.
Singolare è l'abside del duomo di Murano, nella quale si vedono elementi decorativi lombardi e orientali, ornata di nicchie alla bizantina nel primo ordine, e aperta con logge nel secondo: alla maniera di Lombardia.
Nelle costruzioni a pianta centrale, circolari o poligonali, dell'Italia superiore, si trova un'abside principale o al suo posto una grande nicchia, e absidi alternate a nicchie lungo il perimetro del poligono (S. Ponso Canavese; Battistero della cattedrale di Novara).
Nell'Italia centrale, a Firenze, a Pisa, a Roma e nei luoghi vicini, l'architettura si tenne fondamentalmente fedele all'antico sistema basilicale.
Nella chiesa dell'abbazia benedettina di S. Antimo (Siena) si scorgono influenze straniere. Vi troviamo un coro con deambulatorio, motivo che si può derivare da alcune antiche basiliche (v. sopra), ma che da noi fu usato solo saltuariamente all'inizio dell'età romanica, e non ebbe lo sviluppo che ebbe in Francia, dove si aprono spesso su di esso cappelle a raggiera. Da noi queste cappelle, oltre che in S. Antimo, si trovano solo a S. Maria a piè, di Chienti (Marche), in S. Trinità di Venosa e nel duomo di Acerenza.
In Roma e nel territorio, ancor più che nel resto dell'Italia centrale, non si ebbero vere e proprie chiese romaniche, ma per ovvie ragioni continuò a essere usata con qualche modificazione la forma basilicale (v. ad es. S. Maria in Trastevere, ricostruita nel sec. XII). Analogamente seguitarono a essere usate decorazioni a mosaico e a pittura, che in qualche modo si possono ricollegare a quelle dei primi secoli. Nell'abside della chiesa di S. Elia presso Nepi troviamo un affresco (sec. XI), che, sia pur lontanamente, risente del mosaico della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano di Roma. Nel sec. XII l'abside di S. Maria Nova (Roma) viene ornata di un mosaico con caratteri bizantineggianti; nell'abside di S. Clemente (Roma) un artista romanico mostra di ricordare antichi modelli nel mosaico a tralci su fondo oro, come l'autore dei mosaici dell'abside di S. Maria in Trastevere, nella quale è effigiata la Vergine seduta accanto al Divin Figlio, motivo ripreso più tardi nel mosaico della conca absidale di S. Maria Maggiore (fine sec. XIII), opera del Torriti, autore pure dei mosaici dell'abside di S. Giovanni in Laterano, recentemente rifatti.
Fuori di Roma, ricorderemo i mosaici absidali di maniera bizantina dei duomi di Cefalù e di Monreale (sec. XII), gli affreschi dell'abside di S. Vincenzo a Galliano (sec. XI), i mosaici delle due absidi del duomo di Trieste (sec. XII), gli affreschi dell'abside di S. Silvestro a Tivoli (sec. XIII). In Sicilia, poca o nulla fu l'influenza d'oltralpe. Nel duomo di Monreale (sec. XII), le tre absidi presentano esternamente un aspetto caratteristico per la ricchissima, vivace decorazione policroma.
Nelle chiese romaniche d'oltralpe l'abside prende sempre maggior importanza, specialmente nelle chiese monastiche e cattedrali, nelle quali il clero era molto numeroso. Fu continuata l'idea di costruire davanti all'abside uno spazio rettangolare, che ampliava il santuario. La pianta più semplice dell'abside è quella che abbiamo trovata nelle basiliche, cioè la semicircolare. L'abside è, si può dire, sempre separata dalla navata per mezzo o del transetto o del ricordato spazio rettangolare. L'abside delle chiese romaniche è spesso fiancheggiata da due absidiole, che si aprono sulle navi laterali o sul transetto. Alcune volte, invece di un'absidiola per ogni lato, ne troviamo due o tre. Si hanno anche chiese con due absidi opposte. Questa disposizione si trova spesso nella scuola tedesca, più raramente in Francia. Più rare ancora sono le chiese con due absidi gemelle, poste l'una accanto all'altra. Dopo il sec. XI, come abbiamo detto, prende sempre più diffusione l'uso del deambulatorio, che è sempre aperto sull'abside; in tal modo le navi laterali fanno il giro del santuario. Quasi sempre sul deambulatorio si aprono le absidiole, disposte a raggiera.
Questa pianta, dovuta anche alla necessità di render più accessibile ai fedeli l'altare in cui si conservano le reliquie, avrà sviluppo anche più largo nell'architettura gotica. Vi sono esempî di deambulatorî sforniti di absidiole o cappelle a raggiera, e anche di absidiole che si aprono direttamente sull'abside senza deambulatorio. Alle volte le absidiole sono incastrate nel muro dell'abside, al quale si dà un grande spessore, in modo che dall'esterno le absidiole non si vedano (ve ne sono esempî anche nell'epoca romana e paleocristiana, come nelle Terme di Caracalla e in Santa Costanza).
Altre volte l'abside è internamente circolare ed esternamente poligonale, modo di costruzione che risale ai Bizantini o ai Ravennati. In qualche caso l'abside è stata inglobata insieme con le absidiole in un masso quadrato; anche questa è derivazione bizantina. In alcune chiese romaniche l'absidiola di fondo è più grande delle altre e dedicata alla Vergine. Questo fatto sarà comune nell'architettura gotica, dove la cappella di fondo prenderà addirittura l'aspetto di una chiesa a sé.
Nell'epoca gotica troviamo maggiormente sviluppati i motivi che abbiamo veduti nell'epoca romanica, essendo, come è noto, l'architettura gotica uno stadio ulteriore della romanica. Abbiamo perciò le stesse forme di abside, già descritte per il periodo precedente. Nelle grandi chiese gotiche d'oltralpe il santuario prende un amplissimo sviluppo, mentre nelle chiese rurali o di piccoli centri si mantiene in limiti ristretti e con pianta semplicissima. Nei secoli XII e XIII in Francia, luogo di origine dell'architettura gotica, specialmente nelle regioni dell'Île-de-France e della Piccardia, sono frequenti le chiese che al posto dell'abside hanno un muro piatto. Anche le grandi chiese di Poitiers e di Laon sono prive di abside.
Questo partito architettonico prende gran voga in Inghilterra, specialmente dopo il sec. XIII. In tali chiese non si può più propriamente parlare di abside, ma di coro. Nelle chiese cisterciensi questa maniera di terminare l'edificio è comunissima.
La forma più comune di chiusura del coro verso l'esterno resta pur sempre quella dell'abside rotonda o poligonale. Le forme sono essenzialmente, come abbiamo già accennato, quelle viste nel periodo romanico. Di queste gli architetti gotici ci presentano numerosissime applicazioni. In molte chiese, come nell'epoca romanica, si trovano le due absidiole ai lati dell'abside. Anche più spesso che nell'architettura romanica, un ambiente rettangolare separa l'abside dalla crociera.
Nei primi tempi del gotico la pianta dell'abside è ancora prevalentemente quella semicircolare; alle volte troviamo anche piante a ferro di cavallo. Dopo il sec. XII diviene più comune la pianta poligonale, anche per ragioni inerenti al culto, come quella che offre vantaggi per il collocamento degli altari.
Più tardi sarà usata la sola pianta poligonale con un numero generalmente dispari di lati, dei quali uno di solito è normale all'asse della chiesa. Le absidiole sono nella maggior parte dei casi disposte perpendicolarmente all'asse dell'edificio; in Francia (Champagne e regione a nord di Parigi) sovente l'asse delle absidiole forma con quello della chiesa un angolo di 45°.
Il deambulatorio, già adottato nell'architettura romanica, specialmente nelle chiese dove era grande il concorso dei fedeli nel santuario, diventa comunissimo nel gotico. Su questo deambulatorio si aprono solitamente cappelle, come nelle chiese romaniche, ma anche nel gotico possono mancare (Notre-Dame di Parigi e la cattedrale di Bourges).
In un gran numero di chiese, come già nelle costruzioni romaniche, le cappelle si aprono direttamente sull'abside priva di deambulatorio. Le cappelle all'inizio del gotico sono spesso, come nel periodo precedente, a pianta semicircolare; più tardi vengono costruite con pianta poligonale. Mentre nelle costruzioni più antiche troviamo cappelle a raggiera quasi tutte della stessa dimensione, in quelle più tarde (dopo il sec. XII) la cappella situata sull'asse della chiesa ha proporzioni maggiori ed è solitamente dedicata alla Vergine, il cui culto appunto in quel tempo prese grandissimo sviluppo. In varie chiese si demolì la cappella nell'asse dell'edificio per ricostruirla in dimensioni più grandi. Nella scuola germanica si trova qualche volta la pianta a due absidi opposte, come nella Liebfrauenkirche (chiesa della madonna) di Treviri (1227). E si trovano anche chiese ad absidi gemelle.
È noto che da noi lo stile gotico d'oltralpe prese una forma caratteristicamente italiana, sotto la quale traspare sempre l'antica struttura delle chiese romaniche. Non troviamo quindi, nell'abside, salvo eccezioni, le caratteristiche forme d'oltralpe. Un deambulatorio troviamo nel coro del Duomo di Milano, costruzione veramente gotica, e un deambulatorio con nove cappelle raggiate è pure in S. Lorenzo Maggiore a Napoli.
Nel Quattrocento e nei secoli successivi l'architettura italiana abbandonando completamente le forme romaniche e gotiche, presenta absidi, i cui caratteri sono essenzialmente quelli delle primitive basiliche cristiane, ma riccamente sviluppati, in modo da esser parte importantissima dell'estetica dell'edificio (tra le tante citiamo quella bramantesca di S. Maria delle Grazie in Milano e, a Roma, le absidi di S. Maria Maggiore e di S. Pietro, che termina con un corpo triabsidato).
Un singolare esempio di abside in una chiesa barocca è dato dalla chiesa di San Carlo al Corso di Roma, in cui le due navate minori proseguono oltre il transetto della navata maggiore, formando un deambulatorio.
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