Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’opera di al-Razi segna un passaggio importante nella storia dell’alchimia e, più in generale, delle scienze naturali. Il suo approccio al sapere di tipo laico e privo di inflessioni mistiche ed esoteriche gli consente di guardare al fenomeno della trasmutazione metallica come a un processo meramente tecnologico e concentrare i suoi sforzi nello sviluppo delle tecnologie di laboratorio e nella classificazione delle sostanze naturali.
Abu Bakr al-Razi (Ràzi)
Sulla trasmutazione
Sappi che i corpi minerali sono vapori che si condensano e si coagulano con l’aiuto che fornisce loro la natura, in un lungo periodo. Le prime cose che si coagulano sono il mercurio e lo zolfo: sono i due elementi di ogni miniera. Essi non sono acqua e olio, ma l’uno è generato dall’acqua e l’altro dall’olio, cotti lungamente a temperatura costante con calore e umidità, finché non si consolidino. Da essi si generano i corpi metallici e si mutano gradualmente l’uno nell’altro, finché in migliaia di anni non divengano argento e oro. Se questi corpi rimanessero nelle loro miniere, la natura li lavorerebbe fino a farne argento e oro. Possano dunque l’altissimo Dio e la sua sapienza far sì che argento e oro si ottengano in un solo giorno in questo sublime microcosmo, che è simile al macrocosmo, grazie alla sottigliezza e alla misericordia divina. Queste due sostanze le chiamano zolfi della terra.
in Alchimia, a cura di M. Pereira, Milano, Mondadori, 2006
Abu Bakr al-Razi Bekr Muhammad ibn Zakariyya, è noto come al-Razi, latinizzato Rhazes,, ossia l’uomo di Rayy (l’antica Rhagae), dal luogo di nascita vicino a Teheran. Medico e scienziato poliedrico, nelle sue opere si fa promotore di una concezione laica del sapere e presenta una visione dell’alchimia nella quale la dimensione misterica è abbandonata in favore degli aspetti classificatori e sperimentali. Anche in Occidente l’opera medica di al-Razi, accanto al Canone di Avicenna, è un riferimento costante per l’insegnamento della medicina durante tutto il Medioevo. Ad al-Razi è attribuito anche il Liber de aluminibus et salibus, uno dei testi alchemici più noti del mondo latino. La sua opera alchemica principale è il Kitab al asrar (Libro dei segreti o Libro secretorum de voce Bubacaris).
Al-Razi non accetta la teoria geberiana della bilancia e ripresenta una concezione della materia di matrice aristotelica che vede nei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco) i costituenti primari di ogni tipo di sostanza; presupposto necessario, questo, perché si possa realizzare la trasmutazione di specie. Per al-Razi l’oggetto dell’alchimia si estende oltre la trasmutazione metallica, comprendendo anche la produzione delle gemme e delle pietre preziose a partire dalle pietre comuni e dal vetro. Tutte queste operazioni trasmutatorie sono condotte attraverso l’applicazione di un elisir appropriato che per al-Razi non si identifica con la pietra filosofale. Egli accetta la teoria zolfo-mercurio di Jabir, aggiungendovi tuttavia un altro principio di origine salina che lo porta a concepire per la prima volta una matrice triadica dei metalli. Nel Rinascimento la concezione sarà ripresa e sviluppata nelle opere di Paracelso.
Al-Razi preferisce l’attività empirica a quella teoretica e nel suo Secretum secretorum fornisce una classificazione chiara di alcune sostanze chimiche insieme alla descrizione della strumentazione di laboratorio necessaria per la loro manipolazione. Il suo repertorio oltre a campioni di tutti metalli comprende anche vari minerali come la pirite, la malachite, il lapislazzuli, il gesso, l’ematite turchese, la galena, la stibnina, l’allume, il vitriolo verde (solfato ferroso), il carbonato di soda, la borace (borato di sodio), il sale (cloruro sodico), il carbonato potassico, il cinabro, il carbonato di piombo, l’ossido di piombo, il litargirio, l’ossido ferrico, l’ossido rameico, il verde di Grecia (acetato di rame), l’aceto e, secondo Henry Ernest Stapleton, ci sono buone ragioni per credere che al-Razi conoscesse anche la soda caustica e la glicerina, mentre non sembra faccia mai riferimento agli acidi solforico e nitrico.
Le sostanze utilizzate in alchimia coprono tutti e tre i regni naturali e al-Razi propone uno schema per la loro classificazione nel quale vengono così suddivise:
A) sostanze terrose e minerali: 1. spiriti: mercurio, sale ammoniacale, orpimento, realgar e zolfo; 2. corpi: oro, argento, rame, ferro, piombo, stagno, kharsind (zinco); 3. pietre: pirite, ossidi di ferro, ossidi di zinco, azzurrite, malachite, turchese, ematite, ossido di arsenico, solfato di piombo, mica, amianto, gesso, vetro; 4. vitrioli: nero, bianco, verde, giallo, rosso; 5. boraci: panborace, natron borace degli orefici; 6. sali: dolce, amaro, salgemma, soda, sale d’urina, calce spenta, sale di quercia, cenere di potassa ecc.
B) Sostanze vegetali (usate raramente e quasi esclusivamente dai medici).
C) Sostanze animali: capelli, cuoio capelluto, teschio, cervello, bile, sangue, latte, urina, uova, corno, conchiglie.
D) Sostanze derivate: litargirio, piombo rosso, ossido di stagno, verde di Grecia, rame usto, tutia, croco di ferro, cinabro, arsenico bianco, schiuma di vetro, soda caustica, fegato di zolfo, leghe metalliche ecc.
Al-Razi elenca diversi apparati chimici e attrezzature che costituiscono la base per l’allestimento del laboratorio alchemico-metallurgico anche nell’Occidente latino. Tra questi troviamo: 1) strumenti per la fonderia: terre refrattarie, mantici, crogioli, cucurbite (botus barbatus), mestoli (siviere), lingue, cesoie, martelli, lime, fornaci (atanor); 2) apparati per la distillazione: matracci, vasi per la sublimazione (aludel), cucurbite, calici, fiaschi, caldaie, pentole e vasellame di terra vitriata; 3) apparati di laboratorio come i sistemi di riscaldamento con mantelli di sabbia e a bagnomaria, vari tipi di forni, imbuti setacci e filtri.
Al-Razi offre anche una chiara descrizione delle varie fasi per l’attuazione del processo di trasmutazione. Per prima cosa le sostanze sono rettificate attraverso ripetuti passaggi di distillazione, calcinazione e amalgamazione, e quindi, dopo essere state sottoposte a un trattamento di cerazione, vengono dissolte in soluzioni di acque acute; nei ricettari di al-Razi con il termine acqua acuta, che successivamente è usato per indicare gli acidi, si denominano dei liquidi corrosivi di natura alcalina e ammoniacale. Le soluzioni così ottenute venivano mescolate secondo la concentrazione più conveniente per poi procedere con la coagulazione che avrebbe dovuto portare alla produzione degli elisir da applicare sui metalli o sulle pietre da trasmutare. Le attività di laboratorio di al-Razi porteranno poi a un notevole sviluppo delle tecniche farmacologiche.