al-Razi, Abu Bakr Muhammad ibn Zakariyya'
(conosciuto nel mondo latino come Rhazes) Medico, filosofo e alchimista musulmano persiano (Rayy 864 - ivi 925 o 935). È una delle figure più originali nel panorama filosofico dell’islam. La critica (P. Kraus, A.J. Arberry) ha insistito sulla sua originale elaborazione del platonismo e sul deciso rifiuto di conciliare ragione e fede, arrivando a definirlo un «filosofo laico» (A. Bausani) o un «libero pensatore» (D. Urvoy). Studi più recenti tendono a ridimensionare la portata della sua posizione antireligiosa. La sua opera filosofica (per es., il Kitāb al-’ilm al-ilāhī «Il libro della scienza divina») ci è giunta in frammenti e ci è nota per lo più grazie alla testimonianza di un suo contemporaneo, l’ismailita Abū Ḥātim al-Rāzī, (m. 934 ca.), che ne combatté le dottrine. In cosmologia al-R. rielabora l’atomismo epicureo. Cinque principi eterni (qudamā’) sono posti a fondamento del mondo: lo spazio e il tempo assoluti (da cui derivano quelli mondani ‘relativi’), la materia, l’anima (che è poi l’anima del mondo) e Dio stesso. Al di là di tali principi è impossibile cercare una causa. L’origine del mondo è narrata nella forma di un mito gnostico che riprende il Timeo platonico: l’anima si incarna per passione senza prevedere le disastrose conseguenze del proprio atto e Dio pone ordine e legge nel caos di materia che così si determina. Dio non è, quindi, creatore in quanto dà esistenza, ma in quanto governa e regge l’ordine, la pace e la saggezza. La creazione non è, però, come nella gnosi, una catastrofe: anche se il male prevale, l’intelligenza offre nell’uomo, e ancora prima in Dio, lo strumento della comprensione e quindi della salvezza. Al di là delle costruzioni mitologiche, è infatti il razionalismo di al-R. a risaltare: egli non cerca alcuna conciliazione con la narrazione islamica della storia, e la profezia ‒ con l’apparato linguistico di simboli e immagini che la caratterizzano ‒ è sottoposta a dura critica. La verità è per al-R. accessibile alla ragione di cui tutti gli uomini sono dotati. «Il libro della vita filosofica» (al-Kitāb al-sīra al-falsafiyya), una sorta di apologia che è anche un trattato di etica, e «La medicina spirituale» (al-Ṭibb al-Rūḥānī) insistono sulla forza della ragione che vince la paura della morte: nella filosofia, non nella fede, si trova la liberazione dal giogo della morte e dell’ingiustizia cui si è destinati. Una stessa indipendenza di giudizio al-R. dimostra in medicina (importanti sono i suoi «Dubbi [o Obiezioni a] su Galeno» (Shukūk ‛alā Gialīnus). L’opera medica (vedi soprattutto al-Kitāb al-Manṣūrī e al-Kitāb al-Ḥāwī, tradotti in latino rispettivamente da Gerardo da Cremona come Liber Almansori e da Farag ben Sālem o Farraguth o Franchino come Continens) fu di fatto apprezzata più di quella filosofica, sia in Oriente sia in Occidente, dove Rhazes fu noto, infatti, essenzialmente come grande medico.