Vedi ABU MENA dell'anno: 1973 - 1994
ABU MENA (v. S 1970, p. 2)
Le ricerche archeologiche hanno dimostrato che le date riportate nelle fonti letterarie sono anticipate rispetto alle testimonianze offerte dal sito. In particolare si è potuto accertare che le costruzioni più importanti furono edificate quasi tutte all'epoca dell'imperatore Giustiniano (528-565) e nel periodo successivo. Il fatto che il completamento definitivo della città sia avvenuto in un periodo in cui il Patriarcato di Alessandria era retto da patriarchi che seguivano la dottrina di Calcedonia sulle due nature di Cristo, non lascia dubbi sull'appartenenza di A. M. al patriarcato calcedonico di Alessandria almeno fino alla conquista araba dell'Egitto (639-641).
La parte principale dell'abitato è rappresentata da un santuario delimitato da una cerchia muraria, al cui interno si trovano і più importanti edifici di culto. Esso comprende un grande cortile centrale di forma quadrangolare, sul cui lato S si trova la chiesa, mentre su quello N sono gli alloggi dei pellegrini. A una certa distanza sorgono un complesso termale, un mercato e altri edifici pubblici. Verso il lato S della chiesa è un edificio semicircolare, in cui forse va riconosciuto un ospedale per і pellegrini che in questo luogo venivano a cercare guarigione. L accesso al santuario consiste in una porta posta a N e decorata da colonne. Da essa un'ampia strada colonnata conduce direttamente al centro della città; in un secondo momento la strada venne prolungata in direzione N; in seguito vennero aggiunti edifici commerciali e un altro complesso termale. La cinta muraria, di cui finora sono stati rinvenuti un tratto di c.a 600 m e due porte, risale alla seconda metà del VI sec. e racchiude anche la parte civile della città, che nel frattempo si era sviluppata attorno al santuario. A N, fuori della città, esisteva un'altra area sacra: il complesso della basilica settentrionale, che forse costituiva la residenza degli eretici monofisiti. Non esistono resti di alcun convento all'interno del territorio cittadino; tuttavia un insediamento di anacoreti (laura) fu trovato a E, nel settore della chiesa orientale.
La chiesa eretta sopra la tomba di S. Mena è l'edificio più importante del centro dei pellegrini. Qui ebbe inizio il culto e qui, dopo molteplici distruzioni, venne eretta nell'VIII sec. l'ultima grande chiesa. Cinque cambiamenti netti nella costruzione permettono di distinguere altrettante fasi: la prima consisteva in un piccolo cenotafio in blocchi di pietra della fine del IV sec., che in realtà non era molto più grande di un sarcofago circondato da muri sui quattro lati. All'inizio del v sec. esso fu circondato da una struttura più ampia in laterizio che su tre lati permetteva il libero accesso al cenotafio; purtroppo sono rimasti solo pochi tratti del muro O e l’attacco di quello S, cosicché non si può più avere un'idea complessiva della struttura stessa. In una terza fase, da collocare nella prima metà del v sec., tutto ciò fu sostituito da un primo edificio basilicale a tre navate, con un'abside e vani accessori ai lati; poco più tardi l'edificio fu dotato di un battistero. Come mostrano ulteriori corpi di fabbrica aggiunti anche sugli altri lati, questa chiesa fu utilizzata relativamente a lungo, e sembra che in seguito sia stata modificata addirittura in una basilica a cinque navate. Sul lato E, venne aggiunto un importante edificio nel cui angolo NE era posto l'accesso più antico della cripta. L'ultimo ampliamento diede vita alla Grande Basilica, iniziata probabilmente ancora prima del V sec., e con la quale venne avviata una risistemazione dell'intero complesso. In una quarta fase di lavori, già in epoca giustinianea, dopo la ricostruzione del battistero (VI sec.), la chiesa basilicale con cripta venne sostituita da una grande costruzione del tipo a tetraconco terminante con quattro absidi semicircolari, inscritta in una pianta rettangolare all'esterno. Un nartece, legato alla chiesa tetrabsidata da un colonnato, immetteva nella Grande Basilica. Durante la conquista persiana del 619 questa chiesa, come tutte le altre costruzioni della città, venne distrutta; presumibilmente solo sotto il patriarca copto Michele I (744-768), particolarmente attento a questi problemi, fu ricostruita a cinque navate. Questo quinto edificio riprese і muri esterni del vecchio tetraconco riutilizzando sul lato о il nartece originario della Grande Basilica come khūruṣ(coro), mentre nella vasta apertura in corrispondenza della navata centrale della Basilica fu inserita un'abside relativamente piccola.
La cripta che si trova sotto la chiesa deriva da un antico ipogeo, previsto originariamente soltanto come tomba di famiglia. Vi si accedeva tramite un pozzo verticale, dal cui fondo si dipartivano in direzioni diverse tre gallerie, ognuna con sette piccole camere funerarie. Due di tali gallerie si sono conservate abbastanza bene, mentre la terza fece le spese dell'ampliamento della tomba di S. Mena e dei suoi vestiboli, che tuttavia procedette lentamente. Dapprima, con la costruzione della prima basilica superiore nella prima metà del V sec., fu aggiunta una scala di accesso più agevole: così lo spazio inferiore del pozzo, divenuto inutile, fu trasformato in camera sepolcrale, mentre per le rimanenti gallerie, і cui ingressi, date le circostanze, dovettero essere murati, venne scavato un nuovo cubicolo. Attorno alla metà del V sec. il livello dell'intero complesso fu abbassato, la scala di ingresso allungata e venne fatto spazio a un vestibolo davanti alla stanza sepolcrale. L'ampliamento definitivo della cripta, che prevedeva anche un rivestimento completo a cruste marmoree di tutti і locali, avvenne in epoca giustinianea. La scala preesistente fu allargata, ma se ne aggiunse anche una seconda, in modo da separare entrate e uscite e rendere possibile visitare il sepolcro girandogli intorno: così si venne incontro all'enorme incremento nell'afflusso di pellegrini. Inoltre venne definitivamente abbandonato in questa fase l'accesso alle antiche gallerie dell'ipogeo, fino a quel momento ancora conservato.
La Grande Basilica posta a E della chiesa con cripta venne fondata quando il culto di S. Mena era nel pieno della sua fioritura. Essa costituisce la prima manifestazione di un grande rinnovamento di tutti gli edifici sacri nella città, avviato alla fine del V sec., e si riconnette direttamente al complesso orientale, a quel tempo ancora in uso, annesso alla chiesa nella sua fase basilicale. Nelle fondamenta si possono distinguere due fasi costruttive, la prima delle quali appartiene a una basilica il cui corpo principale era a tre navate con un transetto a navata unica. Nel VI sec. quest'ultimo venne trasformato e ingrandito a tre navate, riutilizzando come stilobati dei colonnati le fondamenta originarie dei muri esterni, e nella stessa occasione l'abside fu spostata verso E. Le stanze attigue all'abside, che non mancano mai in una chiesa egiziana, prendevano l'intera lunghezza del transetto. Il nartece aggiunto a seguito della ricostruzione della chiesa con cripta era provvisto sui due lati corti di esedre semicircolari a colonne. Tutti gli altri corpi del complesso annessi alla Grande Basilica non ebbero più alcuna relazione diretta con quella, venendo in parte a formare cortili, ulteriori luoghi di raccoglimento e preghiera, magazzini e botteghe.
Il terzo e ultimo corpo del grande complesso ecclesiale urbano è il battistero, che confina a O con la chiesa con cripta, di cui seguì le varie fasi costruttive. Dapprima esso era formato soltanto da un gruppo di ambienti allineati all'estremità о della prima piccola basilica. Allorché questa venne ampliata, fino a comprendere cinque navate, anche il battistero fu sostituito da una costruzione a vari ambienti, di cui quello centrale, quadrato e con una piscina raggiungibile tramite due gradinate, aveva funzione battesimale. Non è chiaro invece a quale scopo servissero gli altri vani. Più o meno contemporaneamente all'edificazione del tetraconco anche il battistero fu ampliato verso S e verso O, venendo a occupare un'area battesimale a pianta ottagonale, coperta da una cupola che si innestava negli angoli su nicchie semicircolari, e con una piscina eccezionalmente grande. Gli ultimi interventi edilizi risalgono all'età del patriarca Michele I di Alessandria: si tratta soprattutto di consistenti lavori di consolidamento della cupola ottagonale che minacciava di crollare; furono inoltre aggiunti diversi piccoli ambienti sul lato N.
Un edificio straordinariamente chiaro nella sua struttura è la basilica settentrionale, posta a N della città, al di fuori della cinta muraria. Essa fu eretta in maniera piuttosto tradizionale, col santuario diviso in tre parti e un ambulacro a O. La scala che porta sul tetto sporgeva dall'intero complesso architettonico, assumendo la forma di un corpo rettangolare addossato al lato S. In seguito furono annessi ai tre lati della chiesa altri edifici, che in parte appartenevano già all'impianto originario ma vennero completati solo più tardi. Ciò vale soprattutto per l'atrio a O: esso forma una specie di cortile, con spazi coperti sui lati contrapposti e un piccolo triclinio di rappresentanza su quello settentrionale. In generale non si può escludere che tale complesso della basilica settentrionale fosse una residenza ecclesiastica. La sua localizzazione fuori città lo segnalerebbe come una sede della chiesa ereticale; con ciò si accorda anche l'aggiunta sul lato S di un battistero, precedentemente non previsto, e di un luogo di devozione a tre absidi: la presenza di questa struttura dimostra che il battistero fu assai frequentato in occasione di cerimonie battesimali.
La chiesa orientale, a una maggiore distanza da A. M., appartiene al tipo del tetraconco con perimetro articolato, come la chiesa giustinianea ma, al contrario di quanto avviene in quest'ultima, la forma quadrilobata è stata portata a compimento anche nel setto esterno del muro duplice. Di fatto tutti gli spazi di risulta hanno una forma irregolare ad angolo acuto, che non consente di individuare alcuna simmetria. La chiesa ha un battistero nell'angolo NE e un vestibolo a O, cui è annesso verso N un grande cortile, un tempo pavimentato. La chiesa orientale dovrebbe appartenere alla metà del VI sec.; la precedette una piccola basilica con ambulacro a о ma inizialmente senza vani attigui all'abside. Questi sono stati aggiunti solo più tardi sotto forma di un ambiente unitario che abbraccia da tre lati l'abside, come un arco. Nelle vicinanze della chiesa orientale, sparsi liberamente su un'area piuttosto estesa, si trovano numerosi piccoli edifici di abitazione, che hanno quasi tutti la medesima semplice pianta a due ambienti ed è quindi difficile che potessero appartenere a un comune insediamento: è facile riconoscervi celle per anacoreti. Dunque la chiesa orientale può essere considerata come il centro di culto di una laura di monaci.
Bibl.: W. Müller-Wiener, in MDIK, XXII, 1967, pp. 206-224; id., in AA, LXXXIV, 1967, pp. 457-480; P. Grossmann, in MDIK, XXVI, 1970, pp 55-82; XXXIII, 1977, pp. 35-45; XXXVI, 1980, pp. 203-227;XXXVIII, 1982, pp.131-154; XL, 1984, pp. 123-151; id., Abū Mīnā. A Guide to the Ancient Pilgrimage Center, Il Cairo 1986; G. e H. –G. Severin, Marmor vom heligen Menas (Liebighaus Monographien, 10), Francoforte 1987; J. Engelmann, Elfenbeinfunde aus Abu Mena/Ägypten, in JbAChr, XXX, 1987, pp. 172-186; P. Grossmann, Abū Mīnā, I, Die Gruftkirche und die Gruft, Magonza 1989.