Vedi ABU SIMBEL dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ABU SIMBEL (v. vol. I, p. 8 e S 1970, p. 5)
L'operazione di spostamento del complesso monumentale di A. S. ha reso possibili un'analisi e uno studio documentario approfonditi che hanno condotto a una migliore comprensione del significato storico e artistico dell'opera voluta da Ramesse II. Il tempio maggiore è così risultato un segno in pietra di enormi dimensioni, in cui architettura e decorazione concorrono a rendere esplicita l'apoteosi del sovrano vivente. In esso il senso artistico dell'epoca di Ramesse II, caratterizzato dalla ricerca del colossale e dalla pesantezza volumetrica, trova piena e defìnitiva espressione. La prima impressione è quindi quella della grandezza e della forza, evidenti rimandi al modo contemporaneo di descrivere il sovrano: è la facciata stessa del tempio a dichiarare questi concetti. I colossi sono pesantemente assisi sui loro troni e la loro enormità è sottolineata anche dalla scelta della corona composita dell'Alto e Basso Egitto quale copricapo. Eppure i tratti dei loro visi, racchiusi in questa cornice grandiosa, riescono ugualmente a emanare la dolcezza e la tranquillità del sovrano giusto e capace di prendersi cura del proprio popolo. Lo stesso sorriso, la stessa espressione appaiono scolpiti anche nei colossi osiriaci del sovrano appoggiati ai pilastri della prima sala interna. L'interno del tempio conduce il visitatore in una dimensione più intima, giocata sulla riduzione progressiva dei volumi e della luce. Lo sviluppo interno delle sale conduce alla parte più angusta della struttura scavata nella roccia, il santuario, dalla cui parete di fondo emerge la statua del sovrano, accanto a quelle delle divinità che compongono la c.d. triade ramesside: Amon-Ra di Karnak, Ptaḥ di Memfi e Ra di Heliopolis. La fine del percorso architettonico rappresenta anche il termine di un processo iniziato da Seti I, padre di Ramesse II: l'asservimento di ogni forma di espressione artistica alla propaganda reale. Proprio nella parte più recondita del santuario, la figura di Ramesse II riceve la massima esaltazione attraverso l'accostamento alle entità divine maggiori: il monarca è divinizzato mentre è ancora vivo.
A. S. può quindi essere interpretato come un macro-segno che allude continuamente alla divinità del sovrano in terra. D'altronde, la ricerca di simboli che rinviino al monarca e alle sue qualità è ben presente nella concezione di molti particolari decorativi del tempio. Si prenda p.es. l'immagine in altorilievo del dio Ra-Horakhty che sormonta l'entrata al tempio. In essa, così come in altre statue e rilievi contemporanei, si può individuare la trasposizione iconica del nome di Ramesse II; ai lati, vi sono due rappresentazioni del sovrano in adorazione. L'insieme possiede quindi due livelli di lettura: uno figurativo ed esplicito in cui Ramesse II compie adorazioni a Ra-Horakhty; l'altro simbolico e implicito in cui Ramesse II adora il proprio nome.
Il tempio minore concorre a questa nuova concezione della sovranità espressa attraverso forme artistiche monumentali: la regina Nefertari è assimilata alla dea Ḥatḥor e diviene quindi la degna sposa del faraone-dio.
Bibl.: Ch. Desroches-Noblecourt, Ch. Kuentz, Le petit temple d'Abou Simbel: «Nofretari pour qui se lève le dieu-soleil», Il Cairo 1968; L. A. Christophe, Abu Simbel, Torino 1970; Ch. Desroches-Noblecourt, S. Donadoni, E. Edel, Grand temple d'Abou Simbel, II, La bataille de Qadesh. Description et inscriptions, dessins et photographies, Il Cairo 1971; AA.VV., The Salvage of the Abu Simbel Temples. Concluding Report, Stoccolma 1971; S. Donadoni, H. el-Achirie, M. Leblanc, F. Abdel-Hamid, Grand temple d'Abou Simbel, III, Les salles du trésor sud. Dessins et photographies, Il Cairo 1975; H. el-Achirie, J. Jacquet, Grand temple d'Abou Simbel, I, i, Architecture, Il Cairo 1984.
(F. Tiradritti)