al-Sigistani (o al-Sigi), Abu Yaqub Ishaq ibn Ahmad
(o al-Siǧī), Abū Ya‛qūb Isḥāq ibn Aḥmad Pensatore ismailita persiano (m. 971). Fu esponente della da‛wa («missione» o «propaganda») ismailita, che operò nelle province del Khorāsā´n e del Sigistā´n (od. Sīstān) nel sec. 10°. Poco si sa della sua vita: nel 931 fu a Baghdad, di ritorno dal pellegrinaggio a La Mecca, e nel 971, lo stesso anno in cui avrebbe composto le opere rimasteci, sarebbe morto martire. Pur mescolandola a un messaggio ideologico (ismailita e poi in partic. fatimida), nelle sue opere (come il Kashf al-mahǧūb, perduto nell’originale arabo e giuntoci in versione persiana) professa una filosofia neoplatonica (cfr. in partic. la ‘lunga’ versione della pseudo Teologia di Aristotele). Dio è principio, uno, al di là dell’essere e del non essere; l’Intelletto, indivisibile, è il primo ente originato da Dio e genera a sua volta l’Anima che partecipa, nel suo lato più alto, dell’Intelletto e, nel suo lato più basso, della natura, causa e principio del mondo. Compito della religione e della profezia è dunque quello di reindirizzare l’uomo (l’anima) verso il più alto lato spirituale. La creazione, o instaurazione, è pensata come un atto volontario e istantaneo. Più originale è la visione teleologica e salvifica della storia e dei cicli di profezia che contiene.