al-Kindi, Abu Yusuf Yaqub ibn Ishaq
Filosofo e scienziato arabo (n. Baghdad - m. 870 ca.), chiamato in Oriente il filosofo degli Arabi e noto nel mondo occidentale con il nome latinizzato Alchindus. Gli sono attribuiti oltre 270 opuscoli (la maggior parte perduta) su quasi tutti i campi del sapere. L’opera filosofica principale è il Libro della filosofia prima (Kitāb fī l-falsafa al-ulā) rimastoci solo in parte che, sulla base della Metafisica di Aristotele, affianca ai temi tipici della speculazione di Proclo (la causalità divina è donazione di unità alle cose) la riflessione teologica (per lo più di stampo mu ̔tazilita) sulla natura e la causalità del Principio. Va poi ricordato il Kitāb fī l- ̔aql (De intellectu o De ratione), dove al-K. distingue, oltre ai gradi dell’intellezione umana (e cioè l’intelletto in potenza, l’intelletto che nell’anima passa dalla potenza all’atto, e l’intelletto «secondo» o al-ṯānī), l’intelletto che è sempre in atto (allaḏī bi-l-fi ̔li abadan), da lui concepito come una sostanza spirituale distinta e superiore all’anima individuale su cui agisce, ma non coincidente con Dio. Il De radiis o Theorica artium magicarum, rimastoci nella sola versione latina, è pervaso dall’idea di una causalità universale che è riverbero ed espressione di quella celeste. Nel De aspectibus, tradotto da Gherardo da Cremona nel 12° sec., al-K. adotta l’idea che la visione avvenga in virtù di un raggio emanato dall’occhio.