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ACABA

di Gioacchino Sera - Camillo MANFRONI - Enciclopedia Italiana (1929)
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ACABA (el-‛Aqabah); (A. T., 88-89)

Gioacchino Sera
Camillo MANFRONI

Città della Transgiordania, posta all'estremità del golfo omonimo, che si apre stretto e profondo fra la penisola sinaitica e quella arabica, in continuazione della depressione del Wādī el-‛Arabah e del Mar Morto.

Ha estese coltivazioni di palme, alimentate da una relativa abbondanza di acqua.

Nel 1906 fu costruito un tronco ferroviario, che univa Acaba alla ferrovia della Mecca, ponendola quindi in comunicazione assai rapida con la Transgiordania settentrionale e la Siria; presentemente, però, questa ferrovia non funziona.

Acaba è situata presso il luogo dove gl'Israeliti, ai tempi del re Salomone, avevano il principale emporio nel Mar Rosso, cioè quella 'Ēlath, donde partivano le navi verso Ōphīr, intorno a cui si sono tanto sbizzarriti i geografi moderni. ‛Ēlath, detta dai Greci Αἴλανα e dai Romani Aelana (onde il nome di Sinus Aelaniticus al golfo), ebbe notorietà e prosperità anche durante il dominio romano, e fu la stazione della X legione fretense. La conquista araba distrusse quella importante base navale; ma il nome si conservò sotto la forma Ailah, applicato ancor oggi alle rovine presso Acaba. Essa passò con l'Egitto in dominio dei Turchi, e fu luogo d'armamento delle flotte con cui, agli inizî del secolo XVI, gli Egiziani e i Turchi combatterono i Portoghesi nel Mar Rosso. Sotto Moḥammed Alī, il grande pascià d'Egitto, Acaba fu incorporata a quel vicereame; ma, più tardi, i Turchi la ripresero e la aggregarono al vilāyet del Ḥigiāz. Durante la guerra italo-turca, fu visitata da nostre pattuglie navali. La guerra mondiale, in conseguenza della quale i Turchi perdettero tutta l'Arabia, fece sì che Acaba fosse incorporata al regno indipendente del Ḥigiāz; ma, nella convenzione dell'ottobre 1925 con il plenipotenziario inglese sir Gilbert Clayton, Acaba entrò a far parte della Transgiordania.

Uno dei primi viaggiatori che la visitarono con intento scientifico fu il genovese A. Figari Bey nel 1847.

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