ACABBO (ebraico 'Aḥ'ābh, assiro A-ḫa-ab-bu, nei Settanta 'Αχαἀβ, Volg. Achab)
Re d'Israele, che regnò 22 anni (875-854 a. C.) in Samaria, la capitale fondata da suo padre Amri.
Per compiacere la moglie Gezabele, figlia di Etbaal re di Sidone, rimasta tristamente celebre per la sua idolatria e per la sua raffinata crudeltà, Acabbo si lasciò sedurre al culto di Baal e di Astarte e ben presto Samaria vide tra le sue mura altari e templi consacrati a questi idoli. Perciò la S. Scrittura incomincia la descrizione del regno di Acabbo con queste parole: "E Acabbo, figlio di Amri, operò male al cospetto del Signore più di tutti quelli che lo precedettero" (I [III] Re, XVI, 30). Contro tali infiltrazioni idolatriche fra il popolo d'Israele lottò con sovrumana tenacia e coraggio il profeta Elia. Ottenendo da prima poco effetto, minacciò i castighi divini. E il castigo venne con una siccità di tre anni e mezzo. Scosso da tal flagello e dalla energica azione di Elia, Acabbo lasciò mettere a morte i numerosì ministri, o profeti, di Baal e di Astarte, mantenuti in tutto il paese da Gezabele (v. elia). Ma ben tosto la funesta influenza della imperiosa regina riprese il sopravvento; né le condizioni religiose migliorarono per tutto il regno di Acabbo e dei suoi due figli e successori, finché con la morte violenta del secondo e della stessa Gezabele, non fu spenta nel sangue la dinastia di Amri (v. jehu).
La vita politica di Acabbo si svolse tutta in una continua vicenda di alleanza e di lotta con il suo potente vicino Benadad, re della Siria. Benadad, un giorno, con trentadue principi alleati assediava Samaria: credendosi sicuro della vittoria, la sua baldanza era giunta al colmo e propose perciò al re d'Israele una resa a discrezione. Si rifiutò Acabbo, e questa volta, seguendo il consiglio di un profeta che gli aveva preconizzato la vittoria, fece una sortita così repentina e furiosa, che sbaragliò completamente il nemico. Ma Benadad, desideroso della rivincita, ritornò l'anno seguente all'assalto, e sfidò Acabbo in pianura. Il re d'Israele, di nuovo incoraggiato da un profeta, con un piccolo esercito, che in due gruppi distinti sembrava "due piccole greggi di capre di fronte ai Siri", sconfisse una seconda volta Benadad e lo fece prigioniero. Altero però della sua vittoria, non volle adempire il comando del profeta che, da quanto sembra, gli aveva ordinato di fare giustizia sommaria del re di Siria. Acabbo invece gli accordò la vita e si contentò di stringere con lui un trattato di alleanza, con cui gli venivano restituite alcune sue città occupate dai Siri e gli era accordato un mercato in Damasco.
Circa questo tempo si deve porre l'episodio di Naboth, dove Gezabele appare in tutta la sua truce crudeltà. Naboth ha in Jezrael una vigna che non vuol cedere ad Acabbo, perché eredità dei suoi padri. Acabbo ne è irritato e gettatosi sul letto col viso rivolto al muro, rifiuta ogni cibo. Gezabele trova subito un rimedio per sbarazzarsi dell'odioso possessore: Naboth viene ingiustamente accusato, davanti agli anziani della città, di bestemmia contro Iddio e d'imprecazione contro il re: la condanna è perentoria e Naboth viene lapidato. Ma Elia il profeta si presenta davanti ad Acabbo e predice una fine miseranda, tanto a lui quanto alla scellerata Gezabele. Acabbo ne è spaventato, si umilia seriamente, prende il cilicio, e Dio, in parte, muta e raddolcisce la sua sentenza.
Probabilmente il patto d'alleanza stretto con Benadad costrinse poi Acabbo a prender parte alla guerra dei Siri contro il monarca assiro Salmanassar III (859-824 a. C.), che tentava farsi una strada verso l'Egitto attraverso la Siria e la Palestina. Di questa guerra tace la Scrittura, ma parlano diverse iscrizioni assire: in una iscrizione trovata alle sorgenti del Tigri, presentemente nel British Museum di Londra, si legge quanto segue: "...1200 carri, 1200 cavalieri, 20.000 uomini di Biridri (Benadad) di Damasco; 700 carri e 700 cavalieri, 10.000 uomini d'Irhulina di Hamath, 2000 carri e 10.000 uomini di A-ha-ab-bu di Sir'lai... Biridri ha 12 re in suo aiuto... ma ho ucciso 14.000 dei loro combattenti..." Due altre iscrizioni riportano lo stesso fatto, però con una variante riguardo il numero dei morti. Sirlai è senza dubbio Israele, che in monumenti posteriori verrà chiamato anche Bit-Ḫumria, cioè "casa di Amri". Da queste iscrizioni appare che Acabbo, alleato di Benadad, venne con lui sconfitto dal re assiro. Probabilmente altro alleato dei Siri e di Acabbo fu Osorkon, faraone d'Egitto, perché tra le truppe dei Siri si trovarono anche 1000 Muṣri (o Egiziani): questa supposizione viene avvalorata dal fatto che negli scavi fatti in Samaria si sono scoperte tracce importanti di relazioni tra l'Osorkon di Egitto ed Acabbo.
Benadad non mantenne la parola, ritenendo ancora sotto il suo dominio la città di Ramoth in Galaad, che secondo i patti doveva passare ad Acabbo. Perciò Acabbo con Giosafat, re di Giuda, e suocero della sua figlia Atalia, gli mosse guerra, contro la volontà di Dio, manifestata per mezzo di un profeta. Invano Acabbo si travestì, ché una freccia, partita accidentalmente dal campo nemico, lo colpì a morte. A sua lode bisogna aggiungere che dimostrò grande coraggio; mentre il sangue usciva a fiotti, si tenne eroicamente in piedi sul carro, per incoraggiare i suoi soldati, finché verso sera morì. Fu sepolto in Samaria ed il carro fu lavato alla piscina pubblica, mentre i cani, secondo la profezia di Elia, lambivano il sangue.
Il libro dei Re termina la descrizione del regno di Acabbo con le seguenti parole: "Il resto delle gesta di Acabbo, tutto quel che fece e la casa d'avorio che edificò, e tutte le città che costruì, non sono forse scritte nel Libro degli annali dei re d'Israele? S'addormentò Acabbo coi suoi padri e gli succedette Ocozia suo figlio" (I [III] Re, XXII, 40). Ma il libro degli annali a cui si accenna non ci è pervenuto.
Bibl.: F. Vigouroux, Dictionn. de la Bible, Parigi 1912, I, p. 119; E. Schrader, Die Keilinschr. und das Alte Testament, 3ª ed. a cura di H. Zimmern e H. Winkler, Berlino 1903, p. 248; A. Jirku, Altoriental. Kommentar zum Alten Testament, Lipsia 1923, p. 160; The Cambridge Ancient History, III; The Assyrian Empire, Cambridge 1925, pp. 22 nota, 140, 262, 361 segg., 368 seg.