ACACIA (dal gr. ἀκακία; lat. scient. Acacia)
Alberi e arbusti della famiglia delle Leguminose, sottofam. Mimosidee, più o meno spinescenti o aculeati, con foglie pennate o bipennate, a molte coppie di foglioline, qualche volta ridotte a fillodî, per soppressione delle foglioline e per correlativa espansione laminare dei picciuoli; stipole erbacee o spinescenti, o sostituite da aculei avvicinati a due o a tre alla base dei picciuoli. Fiori assai piccoli, gialli o bianchi, riuniti in capolini compatti, globosi, o a spighe cilindriche, ermafroditi o poligami, regolari, per solito tetrameri; calice gamosepalo, a divisioni valvari; petali piccoli, poco appariscenti, o mancanti; stami numerosissimi, a filamenti gracili, assai lunghi, flessibili, colorati, sovente saldati in tubo alla base; antere con polline agglutinato in massule di circa 16 granelli. Frutti costituiti da legumi, di forma variabile, fogliacei, membranacei, coriacei, o legnosi, più o meno deiscenti, qualche volta indeiscenti, moniliformi, e allora ciascun articolo contiene una polpa dolciastra; semi ovali, più o meno compressi, con funicolo assai allungato, persistente, sovente corrugato, contorto, ripiegato su sé stesso, in modo da formare, apicalmente al seme, un arillo carnoso, variamente colorato. Si conoscono oltre cinquecento specie del genere Acacia, largamente disperse per tutte le regioni calde del globo, assai numerose in Australia e in Africa. Questo genere fu dal Bentham suddiviso in sei serie, cioè: 1° Phyllodineae; 2° Botryocephaleae; 3° Pulchellae; 4° Gummiferae; 5° Vulgares; 6° Filicinae. Queste serie, basate unicamente sui caratteri delle foglie e delle infiorescenze, sono abbastanza naturali, ma sarebbe desiderabile una classificazione che tenesse conto anche dei caratteri del frutto, il quale nel genere Acacia è oltremodo polimorfo, al punto da rendere possibile la creazione di altri generi, come fu tentato da qualche autore. Secondo il Saporta, nell'eocene di Aix, si sono trovate parecchie impronte di Acacia, ascrivibili a specie intimamente affini a quelle che ora crescono nell'Africa orientale.
Il genere Acacia è interessante per alcune particolarità biologiche. Anzitutto, mentre la totalità delle specie africane, asiatiche e americane ha foglie normalmente bipennate, le specie australiane hanno foglie ridotte a fillodî, nelle quali la funzione fotosintetica è esercitata dai picciuoli espansi e laminari: questa modificazione è dovuta, come negli Eucalyptus, alle condizioni speciali del clima dell'Australia, caratterizzato da una grande siccità e da furiose grandinate. Ciò è confermato dal fatto che tutte le specie di Acacia dell'Australia, nel loro stadio giovanile, cioè nel primo anno di età, svolgono foglie di forma tipica, bipennate, e solo in seguito producono fillodî: questa è una valida prova della dottrina filogenetica, per la quale si ha in compendio la storia evolutiva della stirpe, riproducendosi nell'infanzia i caratteri delle forme ancestrali, ai quali seguono i caratteri neomorfici recentemente acquistati. Un'analoga eterofillia si osserva pure saltuariamente nei rami adulti di Acacia heterophylla R. Br. Nel genere Acacia è assai sviluppata la funzione mirmecofila: anzitutto molte specie hanno, sui picciuoli o sui fillodî, cospicui nettarî estranuziali, automorfici, vere glandule crateriformi, compresse lateralmente, secernenti abbondante miele, e assiduamente visitate dalle formiche. Esistono poi specie di Acacia, che dànno ricetto alle formiche entro le loro robuste e voluminose spine, che in numero di due, una per lato, sorgono alla base dei loro picciuoli fogliari. Si hanno due gruppi di specie di Acacia a spine mirmecodiate, uno localizzato nell'America centrale (Nicaragua, ecc.) e l'altro nell'Africa tropicale. Il primo gruppo, americano, cui appartengono Acacia cornigera Willd., Acacia spadicigera Cham., Acacia sphaerocephala Cham., ecc., fu esaurientemente illustrato dal Belt; il secondo gruppo, africano, cui appartengono Acacia fistula Schw., Acacia zanzibarica, ecc., fu studiato dal Sjöstedt. Ma, mentre nelle specie del primo gruppo si hanno spine tutte costantemente ingrossate e atte a dare domicilio alle formiche, nelle specie del secondo gruppo si hanno saltuariamente spine mirmecodiate, frammiste, senza regola, a spine normali. E questo dà indizio che il loro ingrossamento possa essere dovuto all'azione delle stesse formiche, le quali poi ne trasformano l'interno in due o tre cellette per loro nido.
Dalle diverse specie di Acacia si ricavano parecchi prodotti utili. Primo fra tutti è la gomma, nota specialmente con il nome di gomma arabica, che viene abbondantemente trasudata da parecchie specie africane: Acacia arabica Willd., Acacia nilotica Desf., ecc. È ancora dubbia la causa di formazione di tale gomma; si ritiene dovuta all'azione di batterî e d'altri microrganismi (Pleospora), e questi sarebbero inoculati, da una pianta all'altra, dalle formiche che scavano gallerie nei loro tronchi. Il legno di diverse specie di Acacia, sia per la durezza, sia per la colorazione rossa scura o nerastra che presenta, è molto ricercato per lavori di ebanisteria: così il legno di Acacia melanoxylon R. Br., di Acacia moluccana e d'altre. I fiori di Acacia farnesiana Willd., volgarmente gaggìa, e impropriamente cassia, sono usati in profumeria: se ne hanno a questo scopo estese colture nell'Africa settentrionale. Una delle maggiori utilizzazioni di parecchie specie di questo genere è quella dell'estrazione del tannino, contenuto nelle loro cortecce: le principali specie sfruttate sono: Acacia mollissima Willd., Acacia dealbata Link, Acacia decurrens Willd. e Acacia pycnantha Benth. Attualmente se ne hanno grandi piantagioni in Australia, nella Nuova Zelanda e nel Sud-Africa. La loro coltura è delle più facili, massime nei terreni argilloso-silicei o sabbiosi: trattati i semi con acido solforico concentrato, per renderne rapida e regolare la germinazione, si collocano le piantine in linee distanti fra loro da 3 a 4 metri; al sesto anno se ne comincia l'utilizzazione: le strisce di corteccia vengono appiattite fra cilindri, e in seguito triturate in appositi molini. Contengono per solito il 40 per cento di tannino. In Algeria si seminano alcune specie di Acacia, sovrattutto l'A. myrtifolia Willd., per usarne le fronde giovani come foraggio.
Con il nome di Acacia, in diverse regioni d'Italia, è conosciuta la Robinia (Robinia pseudo-acacia L.), coltivata per rimboschimento e per farne siepi. Chiamasi pure Acacia spinosa la Gleditschia triacantha.
Bibl.: Una monografia sul genere Acacia si trova in Bentham, Revision of the Suborder Mimoseae, in Trans. Linn. Soc., XXX (1874).