ACACIANI
. Seguaci di Acacio di Cesarea (v.) nel concilio di Seleucia del 359. La formazione di questo partito segna forse il momento culminante della reazione anti-nicena e della politica religiosa dell'imperatore Costanzo; mirante, attraverso tutte le sue oscillazioni, all'unità religiosa dell'Impero e alla subordinazione della Chiesa allo Stato. Nella lotta contro il termine ὁμοούσιος (consubstantialis, eiusdem substantiae) usato dal concilio di Nicea per designare il rapporto tra il Padre e il Figlio nella Trinità divina, Acacio respingeva tanto l'ὁμοιούσιος "simile per essenza" del gruppo ariano meno spinto, quanto l'ἀνόμοιος "dissimile" di Aezio, adottando invece l'aggettivo ὅμοιος "simile". Giocava sull'equivoco, perché la somiglianza escludeva l'identità, e veniva affermata relativamente alla sola volontà. Con ciò, in sostanza, non si faceva che ripresentare, in forma velata e condannando apparentemente Aezio, l'arianesimo puro. Separatosi dal concilio di Seleucia, Acacio riusciva, con l'aiuto dei delegati del concilio occidentale di Rimini, capeggiati dai due grandi fautori dell'arianesimo in Occidente, Ursacio di Singidunum e Valente di Mursa, a trarre dalla sua l'imperatore, nonostante la resistenza dei legati del concilio di Seleucia. (v. arianesimo).
Bibl.: Duchesne, Histoire ancienne de l'Église, II, Parigi 1907, p. 300 segg.; Hefele-Leclercq, Histoire des Conciles, I, Parigi 1907, p. 950; Seeberg, Lehrbuch der Dogmengeschichte, II, 3ª ed., Erlangen 1923, p. 106 e 110; Tixeront, Histoire des dogmes, II, 4ª ed., Parigi 1912, pp. 51, 56 seg.; Bethune-Baker, An Introduction to the early History of Christian doctrine, 3ª ed., Londra 1923, pp. 181-185.