ACARNANIA (A. T., 82-83)
L'Acarnania forma oggi insieme con l'Etolia una provincia (nomo) della Grecia, di 7583 kmq., e di pressoché 200.000 abitanti (circa 26 abitanti per kmq.). Le sue città più importanti sono sul golfo di Arta, cioè Vónitsa e Karvassarà, quest'ultima piccola cittadina di circa 2400 abitanti (sotto alle rovine di un'antica fortezza non ancora identificata, forse Eraclea Limnea) situata sull'estrema insenatura orientale del golfo Ambracico, al termine della comoda strada carrozzabile che congiunge il golfo d'Arta ad Agrinio (48 km.), e di lì al golfo di Corinto: strada che anche nell'antichità ha formato la grande arteria di comunicazione fra l'Acarnania e l'Etolia, e che ci è nota dalla descrizione fatta da Polibio della campagna di Filippo V di Macedonia contro la lega achea. L'odierna Acarnania si può dividere nettamente in due regioni (e in due rispettive eparchie amministrative), una al N., che corrisponde all'antica Amfilochia, attorno al golfo di Arta, chiamata il Valtos, l'altra, la parte meridionale, che corrisponde all'antica Acarnania, compresa fra il mare Jonio e l'Acheloo, chiamata lo Xiromeros. La parte montuosa è rimasta ancora assai inospite e pittoresca, con ricca vegetazione boschiva soprattutto di querce e di olivi giganti, con montagne rotte da burroni e da torrenti precipitosi; la popolazione, fatta eccezione per le cittadine e i pochi borghi, è sparsa in casolari; il terreno si presta molto alla coltivazione, e dov'è coltivato dà ottime frutta; nelle valli cresce anche l'arancio e il limone. Lo Xiromeros, o "regione asciutta", deve tal nome al suo terreno che, a differenza del terreno argilloso e grasso del Valtos, è di natura calcarea e soggetta al fenomeno carsico. Le acque superficiali sono scarse, ma attiva è invece la circolazione sotterranea. Laghi carsici sono quello di Ambracia e il Grande e il Piccolo Ozeros, all'estremità S. della regione, quest'ultimo assai vicino alla foce dell'Acheloo, nel cui letto il lago immette abbondanti acque. Il centro dello Xiromeros, però, è occupato da un nodo montagnoso non meno alto del Valtos, che si erge tra la pianura di Vónitsa e quella della foce dell'Acheloo, pianura la quale si perde man mano verso il golfo di Corinto in una distesa lagunosa. Le colline della regione sono occupate da ottime vigne; nelle pianure è coltivato con successo anche il grano e il tabacco.
La popolazione rude del Valtos ha dato un notevole contributo alle guerre dell'indipendenza, e ha fornito alcune tra le più belle canzoni popolari eroiche della letteratura greca moderna; l'idioma della popolazione è un greco conservatosi assai puro, fatta eccezione per l'immistione di molte parole italiane, probabilmente penetrate dal dominio veneziano delle vicine isole Ionie. Nell'Acarnania, come nell'Epiro, abitano anche numerose tribù di Valacchi nomadi, che nell'inverno scendono dalle montagne e si accampano con le loro greggi nella pianura.
Topografia storica. - L'antica A. ('Ακαρνανία, Acarnania) era la regione occidentale della Grecia centrale, limitata da tre parti dal mare, cioè dal golfo di Ambracia a settentrione, dal mare Ionio a O. e dal golfo di Corinto a S., mentre a E. è limitata in gran parte dalla valle dell'Acheloo, e a N. dalla catena del Thyamos (oggi Petalàs); nella parte centrale la regione è unita fisicamente con la pianura etolica, né il confine dell'Acheloo ha valso perciò a impedire frequenti incursioni degli Acarnani in Etolia e degli Etoli in Acarnania; solamente sotto il dominio romano il fiume è valso come confine definitivo. Al N. il confine ha variato secondo che era inclusa od esclusa nel territorio della lega acarnanica la regione degli Anfilochii, che abitavano la linea costiera orientale del golfo ambracico. Il cuore dell'Acarnania era anticamente la pianura della valle dell'Acheloo (τὸ 'Ακαρνανικόν πεδίον), appartenente per la maggior parte al territorio della città di Strato; era questa regione, fertilissima alla coltivazione ed egualmente adatta per la pastorizia, limitata al N. dal confine del Thyamos, attraverso al quale conduceva una stretta valle con un laghetto paludoso (Limnea); verso O. da una serie di altipiani nei quali numerose rovine attestano l'esistenza di diverse città; verso S. uno stretto passo, fra i monti scoscesi e la valle dell'Acheloo, conduceva al territorio di Eniade, nella regione cioè del delta del fiume (Paracheloitide), regione tutta occupata da ampie lagune, e anticamente anche da una palude (Melite) oggi quasi completamente prosciugata. Sulla costa settentrionale e su quella occidentale dell'Acarnania vi sono piccole baie e insenature assai adatte per colonie marittime, nelle quali infatti i Corinzî hanno anticamente fondato una serie di cittadine (Alizia, Astaco, Sollion, Palero, Anattorio, Tirreio), città man mano strappate, però, al loro dominio e incorporate alla lega acarnanica.
Infatti l'ordinamento degli Acarnani dai più antichi tempi era costituito da una confederazione dei diversi cantoni, di cui ciascuno aveva una sua città principale con una cinta munita; fra tali città conosciamo: Alizia, Astaco, Coronta, Limnea, Medion, Metropoli, Eniade, Palero, Fetia, Strato, Tirreio; ogni cantone mandava il suo contingente all'esercito federale con un proprio stratego, ed era del resto libero nelle sue disposizioni interne come nella sua condotta politica; ancora durante la guerra del Peloponneso sono ricordati dei tiranni particolari nelle città di Coronta e Astaco. Soltanto da iscrizioni del sec. IV troviamo nominato un consiglio federale (κοινόν τῶν 'Ακαρνάνων) incaricato di stringere contratti e alleanze; la capitale federale in quel tempo è Strato. Un po' più dettagliatamente conosciuta è la nuova lega acarnanica, fondata circa nel 230 a. C., di cui la capitale è da prima Leucade, poi Tirreio. Della sua costituzione fa parte, oltre al consiglio popolare, un senato, le cui adunanze dirige un presidente (προμνάμων) assistito da un segretario; il centro religioso della lega è il santuario di Apollo Azio, il cui sacerdote è il magistrato eponimo nei contratti della lega; una volta compare come magistrato eponimo anche lo stratego, che ha il massimo ufficio politico della lega.
Gli Acarnani, in conformità alla natura montuosa e boschiva della loro regione, erano dediti fino da remoti tempi alla caccia e alla pastorizia, mentre soltanto nella parte pianeggiante sulle rive dell'Acheloo e nella regione di Eniade era esercitata l'agricoltura e l'allevamento dei cavalli; gli abitanti delle coste erano dediti invece al commercio. Fra i soldati acarnani erano famosi soprattutto gli armati alla leggiera, quali i frombolieri e i lancieri; in epoca macedonica il contingente completo dell'Acarnania poteva salire al numero di quattro o cinquemila uomini, il che fa ammontare il minimo della popolazione libera del paese a circa trentamila persone. La regione ha poco contribuito al progresso dell'arte e della cultura greca, e ha dimostrato soltanto una speciale capacità in manifestazioni pratiche d'ingegneria, particolarmente nella costruzione delle sue poderose cinte murarie, nelle quali sembra che l'arco abbia fatto la sua prima comparsa nella storia edilizia dei Greci.
Storia. - Di origini sconosciute, dalla tradizione indicate nei ceppi illirici, come pure riaccostate ai Lelegi, ai Teleboi, ai Cureti e via dicendo, gli Acarnani sono nominati storicamente per la prima volta nel sec. V a. C. come un ceppo ellenico; la colonizzazione delle coste occidentali dell'Acarnania da parte dei Corinzî ha influito a procurare una coloritura dorica al loro dialetto, quale ci appare in iscrizioni del terzo e del secondo secolo a. C. La storia del paese, del resto, fino alla formazione della potente lega acarnanica, compare soltanto nel giuoco delle grandi potenze elleniche. Il primo avvenimento d'importanza che ci è tramandato è il conflitto fra gli Acarnani e i Messenî trapiantati dagli Ateniesi a Naupatto, per il dominio di Eniade nel 455 a. C.; dopo una breve dominazione dei Messenî, tale città ripassò in potere degli Acarnani; con questo avvenimento sembra connessa la spedizione punitiva di Pericle contro gli Acarnani del medesimo anno. Durante la guerra del Peloponneso gli Acarnani stanno invece dalla parte di Atene; gli Ateniesi nel 431 iniziano la conquista delle colonie corinzie sulle coste acarnane, conquista mal ostacolata da spedizioni dei Corinzî e degli Spartani; soltanto Eniade sfuggì alla conquista ateniese. Nel 426 lo stratego Demostene in collaborazione con gli Acarnani eseguisce una spedizione punitiva contro Leucade, e nel 425 abbatte la potenza di Ambracia. Malgrado un patto di alleanza e di neutralità generale ateniese, nel 425 gli Acarnani costringono Anattorio e nel 424 Eniade a entrare nella loro lega.
Muta completamente la politica degli Acarnani al sorgere della potenza macedonica: in contrasto infatti con la politica degli Etoli, gli Acarnani favoreggiano i Macedoni; nel 338 essi sono ufficialmente assenti a Cheronea; nel 330 sono gli Etoli che invadono la parte meridionale dell'Acarnania e conquistano Eniade; a loro volta nel 321 gli Acarnani fanno un'incursione in Etolia e conquistano probabilmente Agrinio; nel 314 Cassandro riorganizza la difesa della lega nelle tre città fortificate di Strato, Itoria e Agrinio; Agrinio poco dopo è ripresa dagli Etoli.
Dopo la fondazione della lega etolica, verso il 270 a. C., l'Acarnania viene divisa in due parti, di cui la meridionale passa alla lega etolica, e la settentrionale al successore di Pirro, Alessandro II di Epiro. Soltanto verso il 230 a. C., approfittando dei torbidi nell'Epiro, la parte settentrionale dell'Acarnania riesce a riottenere la sua libertà, e a stringersi in una nuova lega con capitale a Leucade, lega che rinnovò ben presto l'antica alleanza con la Macedonia; assieme ad Antigono Dosone gli Acarnani vincono a Sellasia (221 a. C.); con l'aiuto del figlio e successore di lui, Filippo V, essi riconquistano anche le antiche città acarnane di Fetia, Metropoli ed Eniade, e riescono perfino a fare una nuova incursione in Etolia (218 a. C.); ma, venuti per tale alleanza in conflitto con Roma, riperdono Eniade (211-205 a. C.). Per una loro spedizione contro Atene alleata di Roma gli Acarnani suscitano nel 201 a. C. la seconda guerra macedonica; soltanto dopo la perdita sanguinosa della loro capitale Leucade e dopo la sconfitta di Filippo a Cinoscefale essi si sottomettono a Roma. Questa tuttavia riconobbe ancora per un certo tempo la loro indipendenza e la loro lega. In grazia alla sempre maggiore preponderanza del partito favorevole a Roma, nel 189 anzi è loro riconsegnata Eniade; però, dopo la battaglia di Pidna (168 a. C.), viene loro strappata nuovamente la capitale Leucade, eretta a città libera; è allora che viene scelta come nuova capitale Tirreio. Probabilmente dopo l'assoggettamento della Grecia (146 a. C.) la lega acarnana viene definitivamente sciolta, mentre sotto Augusto la regione viene annessa alla provincia di Achaia da lui costituita.
Bibl.: Heuzey, Le Mont Olympe et l'Acarnanie, Parigi 1860; Oberhummer, Akarnanien, ecc., Monaco 1887; Hirschfeld-Judeich in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopäd. der class. Altertumswiss., I, col. 1150 segg.; Hermann-Swoboda, Gr. Staatsaltertümer, Tubinga 1913, III, p. 294 segg.; Inscr. Gr., IX, i, n. 435 segg. Monete in Catalogue of Greek Coins in the Br. Mus., Thessaly to Aetolia, Londra 1883; cfr. Weil, Die Akarnan. Bundesmünzen in Zeitschrift für Numismatik, VII (1880), p. 121 segg. Pel dialetto v. Bechtel, Die griech. Dialekte, Berlino 1923, II, p. 83 segg.