ACCA LARENZIA (Larentia, altri Laurentia)
Antichissima divinità romana, sulla cui tomba al Velabro il 23 dicembre, giorno dei Larentalia, il flamen Quirinalis e i pontefici celebravano sacrifici funebri (parentatio). Per alcuni (p. es. De Sanctis) essa è la madre dei Lari; altri invece, per la diversa quantità di Lăres e Lārentia, la ritengono una figura di farsa fliacica della Magna Grecia, fusa poi con la divinità del Velabro (Zielinski, Wissowa); per altri infine essa sarebbe la Madre Terra, e il racconto della sua unione con Ercole, un travestimento del mito delle nozze della Terra con Giove (Pascal). Essa divenne più tardi protagonista di varie narrazioni. Secondo una di queste, al tempo dei re, il Custode del tempio di Ercole sfidò il dio al giuoco dei dadi, e posta del giuoco fu una cena e l'etèra più bella. Vinse il dio, e il custode rinchiuse la notte Acca nel tempio del dio, che, grato, le promise che il primo uomo che avesse incontrato l'avrebbe ricompensata. E fu un Etrusco, Tarutius, che, colpito dalla sua bellezza, la sposò e le lasciò morendo le sue grandi ricchezze, da lei a sua volta legate al popolo romano, che riconoscente celebrò poi in suo onore i Larentalia. Quando poi si pensò di razionalizzare il racconto della lupa nutrice di Romolo e Remo, si disse che la moglie di Faustolo, per il suo passato poco onorevole, era chiamata lupa, e poiché si sapeva della famosa meretrice Acca Larentia e delle sue avventure con Ercole, si volle fare di costei la moglie di Faustolo.
Bibl.: Mommsen, Die echte und die falsche Acca Larentia in Röm. Forschungen, II, Berlino 1879, p. 1 segg.; Zielinski, Quaestiones comicae, Pietroburgo 1887, p. 80 seg.; C. Pascal, A. L. e il mito della Terra Madre, in Bull. Commiss. Archeologica di Roma, 1894, fasc. 3°; id., Studi di antichità e mitologia, Milano 1896, p. 117 seg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 216; Wissowa nella Real-Encycl., di Pauly-Wissowa, I, col. 134; per la questione giuridica del testamento di A. L., v. V. Scialoja, Il testamento di Acca Larenzia, in Rendiconti dei Lincei, 1905, p. 141 seg.