Accademia platonica fiorentina
Cerchia di umanisti fiorentini che erano soliti riunirsi attorno a Ficino. L’A. p. f. aveva sede nella villa di Careggi, donata da Cosimo de’ Medici nel 1462 al filosofo per permettergli di studiare e di tradurre alcune opere di Platone e il Pimandro dello pseudo-Ermete Trismegisto. Ficino, per il suo culto di Platone, aveva chiamato la villa Academia charegiana. Nata da libere riunioni di umanisti, l’A. fu essenzialmente un centro di cultura, costituendo (pur senza statuto e cariche) uno dei primi esempi di accademia moderna, sorta dalle nuove condizioni di vita intellettuale e sociale determinatesi con il rifiorire degli studi greco-romani, dalla consuetudine a organizzare convegni eruditi attorno a dotti e a mecenati, dalla vivace corrispondenza epistolare e dalle periodiche dispute in pubblico e in privato. Dall’epistolario di Ficino si può ricostruire che alle riunioni dell’A. partecipavano A. Poliziano, Pico della Mirandola, Francesco Cattani da Diacceto, Giuliano e Lorenzo de’ Medici, ma anche giuristi, medici, sacerdoti, poeti e musicisti, in una sintesi di esperienze diverse, non solo filosofiche, tipica della cultura quattrocentesca. Il modello cui Ficino si ispirava era quello del Simposio platonico. Fortemente influenzata da Ficino e dal suo tentativo di conciliare platonismo e cristianesimo, l’A. decadde dopo la morte del filosofo. Alla guida del consesso subentrò il discepolo più fedele, Cattani da Diacceto, e la sede delle adunanze si spostò negli Orti Oricellari, dono di Bernardo Rucellai. L’A. venne sciolta nel 1522, quando molti dei suoi membri si trovarono coinvolti nella congiura contro il cardinale Giulio de’ Medici.