ACCADEMIA
(fr. académie; sp. academia; ted. Akademie; ingl. academy).
Accademia platonica.
'Ακαδημία (Acadēmĭa) o 'Ακαδήμεια (Acadēmīa) o, ancora, secondo una forma più antica, ‛Εκαδήμεια, fu il nome che dall'eroe eponimo 'Ακάδημοσ p ‛Εκάδημος venne dato a una contrada a circa sei stadî a nord-ovest di Atene, dove si trovava un antico santuario di Minerva, coi dodici olivi sacri, stimati discendenti da quello fatto nascere per primo dalla dea nel luogo dove poi sorse l'Eretteo. Vi furono anche innalzati altari a Giove, ad Amore, alle Muse, a Mercurio e a Ercole: e vi si costruì una delle tre maggiori palestre ("ginnasî") della città d'Atene, i cui viali d'accesso vennero poi adornati, da Cimone, con un gran parco, ricco d'alberi ombrosi e specialmente di platani. La bellezza del luogo fu fortemente danneggiata, nell'86 a. C, dall'assedio di Silla, che adoperò i magnifici alberi per costruire le sue macchine; ma tornò poi rapidamente all'antica condizione.
Appunto in questo parco, o nelle immediate vicinanze, Platone, tornato nel 387 ad Atene, tenne da principio le sue lezioni, finendo poi per acquistarvi un fondo e per erigervi un santuario delle Muse e un'esedra, assegnandone il possesso alla sua scuola filosofica (detta perciò, da allora in poi, Accademia), ordinata giuridicamente sotto la forma di una comunità religiosa, di un θίασος per il culto delle Muse. In questo μουσεῖον ("museo") Speusippo pose, in seguito, anche le statue delle Grazie, e il persiano Mitridate quella stessa di Platone, che fu quindi probabilmente onorato, da allora in poi, senz'altro come l'ἥρως κτίστης, l'eroe fondatore. Platone vi fu del resto sepolto, dopo avervi costantemente abitato, come vi dimorò la maggior parte dei suoi successori nella direzione della scuola. Sotto la scolarchìa di Lacide il luogo fu riccamente adornato dai re Attalo: mentre i casi delle guerre di Filippo IV e di Silla, devastando la vallata del Cefiso, dovettero renderne meno salubre il clima, determinando più tardi il trasferimento dei corsi della scuola in un altro ginnasio, urbano, d'Atene. Ma la fondazione riuscì a mantenersi salda anche attraverso periodi di difficoltà pratiche, finché pervenne, col tempo, a disporre di rendite considerevoli, che raggiunsero il massimo nell'età di Proclo, nel sec. V dopo Cristo. Solo dopo la definitiva vittoria del cristianesimo, sotto l'imperatore Giustiniano, la scuola fu chiusa, nel 529, dopo quasi un millennio di vita, e le proprietà confiscate come ogni altro bene di comunità sacrali pagane.
Per ciò che riguarda l'organizzazione interna, l'Accademia era agli ordini di un direttore, lo scolarco (σχόλαρχος), che veniva eletto, a vita, dalla comunità dei membri, preferibilmente in accordo con la proposta eventuale dello scolarco precedente. Oltre a questo direttore, vi erano altri sovraintendenti, incaricati di curare i sacrifici e i conviti rituali: tra i quali abbiamo notizia, per esempio, dell'arconte (ἄρχων), mentre nel Peripato - la scuola d'Aristotele, che tuttavia era ordinata in modo strettamente analogo a quello dell'Accademia - sappiamo che vi erano anche un ἱεροποιός ("sacrificatore") e un Μουσῶν ἐπιμελητής ("addetto alle Muse"). L'insegnamento non era esercitato soltanto dallo scolarco, ma vi partecipavano anche i più idonei tra i membri, svolgendo una loro attività indipendente di maestri e di ricercatori. Né esso doveva limitarsi alla semplice esposizione e illustrazione delle dottrine platoniche: già fin dal tempo del maestro le indagini matematiche e astronomiche erano in pieno sviluppo, e la tendenza a trasferire e ampliare la ricerca nel vasto campo della natura e della storia si affermò sempre più, per opera del giovane Aristotele (che lavorò lunghi anni nell'Accademia, e solo tardi pensò a fondare una scuola propria) e degli studiosi contemporanei e immediati successori di Platone.
Questo indirizzo generalmente scientifico e universalistico dell'insegnamento si mantenne immutato, nelle sue linee fondamentali, durante tutto il periodo della cosiddetta "prima" (o "antica") Accademia, pur venendo a poco a poco attenuandosi. Con Speusippo, primo scolarco dopo Platone (dal 347 al 339 a. C.), la riflessione filosofica continuò a gravitare sui problemi metafisico-gnoseologici, con una persistente valorizzazione del matematismo pitagorico; e il suo successore Senocrate (339-314) non si allontanò troppo sensibilmente da tali posizioni, pur cominciando ad insistere con maggior nettezza sulla distinzione della enciclopedia filosofica nelle tre parti della dialettica, della fisica e dell'etica. Ma con Polemone (che fu scolarco dal 314 al 270), come col suo successore Cratete e col suo scolaro Crantore, la prevalenza del problema morale di fronte alle altre questioni speculative si manifestò già nettamente, secondo l'indirizzo, del resto, comune a tutta la cultura filosofica del tempo.
Il passaggio dalla "prima" alla "seconda" (o "media") Accademia è determinato dalla scolarchìa di Arcesilao (morto nel 241), che iniziò il periodo dell'orientamento scettico. Pur cercando di non combattere il dogmatismo platonico, e anzi pensando di rimaner fedele allo spirito della dialettica socratica, egli aderì di fatto, sostanzialmente, alla critica scettica del problema gnoseologico, dirigendola anch'egli a preferenza contro le concezioni stoiche: senza negare, però, la possibilità dell'azione pratica, regolabile infatti anche soltanto con la norma del senso comune (εὔλογον). L'indirizzo di Arcesilao fu mantenuto dai suoi scolari e successori Lacide, Telecle, Evandro ed Egesino: mentre Carneade (nato nel 214 e morto nel 129), sviluppando assai più largamente e radicalmente le concezioni di Arcesilao, portò lo scetticismo della scuola al suo punto culminante, e determinò il passaggio alla "terza" (o "nuova") Accademia. Seguì un periodo in cui la scuola fu diretta successivamente da seguaci del pensiero di Carneade, e cioè Carneade, junior, Cratete di Tarso, e, massimo, Clitomaco di Cartagine (nato nel 187, morto nel 110), a cui specialmente è dovuta l'esposizione del pensiero del maestro. Lo scolaro e successore di Clitomaco, Filone di Larissa (morto, sembra, intorno all'80), abbandonò invece di nuovo il rigoroso punto di vista scettico, e, pur senza asserire decisamente una convinzione dogmatica, cercò una via di mezzo per conciliare la polemica di Carneade contro la gnoseologia stoica coll'affermazione di una generale possibilità del conoscere. Con lui ebbe così inizio la "quarta" Accademia: mentre la "quinta" fu fondata dal suo successore Antioco di Ascalona (amico e maestro di Cicerone, e morto il 68 av. C.), che risolse le incertezze di Filone col proporre la soluzione dell'eclettismo, e cioè cercando di dimostrare il sostanziale accordo delle dottrine accademica, peripatetica e stoica. E all'indirizzo eclettico di Antioco aderirono poi, più o meno, quasi tutti i non pochi, ma neppur molto importanti, accademici che seguirono, durante i primi due secoli della nostra èra.
Tale la storia schematica dell'Accademia propriamente detta, secondo la tarda partizione dei cinque periodi: partizione non ancora nota, infatti, né a Cicerone né a Varrone, che conoscono solo un'Accademia antica, fondata da Platone, e un'Accademia nuova, fondata da Arcesilao. Nei secoli seguenti non mancarono filosofi, di varia tendenza, ma per lo più eclettica o moderatamente scettica, che si dissero accademici: ma la funzione dell'Accademia, come centro di studî, si ridusse grandemente. Essa ebbe un'energica ripresa soltanto sul principio del quinto secolo d. C., quando, con gli scolarchi Plutarco e Siriano e soprattutto, poi, col loro scolaro e successore Proclo (vissuto dal 410 al 485), la dottrina neoplatonica, già elaborata da Plotino, in Roma, nel terzo secolo d. C., raggiunse, nella scuola d'Atene, le sue estreme formulazioni, confinanti con la teologia e con la teosofia: secondo l'indirizzo che, attraverso gli scolari Ammonio, Asclepiodoto, Damascio e Simplicio, si mantenne poi sostanzialmente immutato fino al giorno in cui, nel 529, l'imperatore Giustiniano soppresse, con la scuola d'Atene, l'ultimo grande centro di elaborazione e di diffusione del pensiero antico.
Bibl.: Wachsmuth e Natorp, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie d. classischen Altertumswiss., I, coll. 1132-37, con indicazioni bibliografiche a cui vanno aggiunte quelle date dall'Ueberweg, Grundriss d. Gesch. d. Philosohpie, I, 12ª ed., Berlino 1926, (per i lugohi cfr. l'indice s. v. Akademie). Tra gli scritti più recenti cfr. inoltre: O. Immisch, Academia, Friburgo in B. 1924; P. L. Landsberg, Wesen und Bedeutung der platonischen Akademie, Bonn 1923.
Accademie moderne.
Accademie italiane. - L'Accademia si svolse e si affermò nel suo significato e nella sua funzione specifica moderna in Italia nell'età del Rinascimento, prima quale libera congrega erudita, e poi come associazione vera e propria di dotti con certe norme e leggi fisse, con lo scopo precipuo di coltivare disinteressatamente le discipline letterarie o scientifiche o le belle arti, con organamento e attività propria: tali le accademie permangono tuttora, più o meno immutate ed eguali da per tutto, in corporazioni nazionali più o meno vaste e comprensive di lavoro intellettuale e collegiale, senza limitazione specialistica o fine pratico immediato.
Nei principali centri politici e culturali d'Italia, verso la metà del sec. XV, dalle nuove condizioni di vita intellettuale e sociale, determinatesi col rifiorir degli studî greco-romani, dalla frequenza di spiritose brigate e di convegni eruditi attorno ai dotti umanisti e ai generosi mecenati, dalla più vivace corrispondenza epistolare e dalle periodiche dispute in pubblico e in privato, sbocciò l'accademia moderna, orientandosi in Firenze, dapprima, col Chorus Academiae Florentinae, e poi specialmente con la Platonica del Ficino, verso l'ellenismo e la filosofia, volgendosi ben presto, a Roma con la Pomponiana, a Napoli con l'Alfonsina o del Panormita (divenuta poi la Pontaniana), a Venezia con l'Aldina, verso l'archeologia e la filologia.
Al tipo umanistico del Quattrocento succede nel secolo seguente, si moltiplica e si diffonde in Italia, e da qui anche fuori, l'accademia letteraria propriamente detta, favorita dal rigoglio e dallo splendore della letteratura italiana quasi nazionale, che nel Cinquecento, e particolarmente nella prima metà. fiorì in tante opere d'arte. Ma la povertà della vita politica in una nazione senza libertà né unità, la licenziosità della vita privata e pubblica pel prevalente paganesimo, il culto quasi idolatrico, nelle lettere, della forma e della retorica ciceroniana, determinarono, nel sempre crescente gusto italiano per le adunanze e congreghe erudite, una spiccata tendenza per il facile, il superficiale, il vacuo, che divennero ben presto caratteristiche di quelle già moltiplicate associazioni accademiche. Le quali, se per un verso s'andarono organando e componendo in un tipo comune e uniforme, con etichetta propria di appellativi o titoli in apparenza bislacchi e burleschi, ma spesso scelti con quasi socratica ironia od umorismo (gli Umidi, i Rozzi, gli Apatisti, gli Umoristi, gl'Insensati, ecc.), con rispettive insegne, leggi e magistratura o gerarchia uniformi; se s'allargarono ed estesero ben presto a tutte le regioni e stati d'Italia: d'altra parte, sotto l'aggravarsi del sospettoso assolutismo politico e il consolidarsi dell'assolutismo religioso nella severa disciplina e nello zelo intollerante della Controriforma, perderono, si può dire, quasi ogni libertà di pensiero e di movimento; discesero e s'irrigidirono, o meglio s'afflosciarono, nella inanità della sostanza, quasi al livello di brigate di bontemponi o di chiacchieroni, mentre variavano e moltiplicavano le forme esteriori, i nomi bizzarri, la produzione quasi esclusivamente poetica o versificatrice. La sola libertà e serietà ch'esse ebbero, si può dire fosse nell'uso della lingua italiana, che lentamente s'affermò anche fra i dotti per la sua dignità e convenienza, per la sua funzione, vagamente avvertita, d'unico superstite collegamento nazionale fra gl'Italiani politicamente divisi e quasi straniati fra loro.
Il sec. XVII vide queste vacue accademie letterarie infittirsi e diramarsi non solo nelle grandi città e centri di vita studiosa (Napoli, Roma, Firenze, Siena, Bologna, Verona, Venezia), ma anche nelle città minori: le vide, sotto l'influsso dello spagnolismo e del bigottismo, diventar esteriormente gravi, contegnose, pretensiose sotto gli orpelli di eruditi o poetici passatempi; ma vide anche in mezzo a questa anemica flora, lussureggiante quanto sterile, sorgere i fusti schietti e saldi di quattro accademie, che dovevan crescere vigorose e ricche di linfe vitali.
Il culto della lingua nazionale, lo studio e l'inventariamento della sua ricchezza, la custodia gelosa della sua purezza e proprietà, l'intento e lo sforzo di forbirla, perfezionarla, farne un capolavoro fonetico sintattico lessicale, animarono sin quasi dalla nascita (1582) l'Accademia della Crusca, ne diressero l'attività di solito benefica, talora eccessivamente rigida e pedantesca; ne assicurarono la prole (unica ma valida: il Vocabolario, 1612) e l'esistenza sino ai nostri giorni.
Oltre al rispetto e alla prevalenza letteraria della nostra lingua, l'Arcadia, sorta verso la fine di quel secolo, promosse, ora più ora meno consapevolmente, nella letteratura e talvolta anche nell'arte il disgusto dall'ampollosa e scapigliata ricerca dello strano e del nuovo ad ogni costo, il ritorno, che fu lento e in parte artificioso anch'esso, al naturale, al semplice, al sincero; e da Roma trapiantandosi e diramandosi per quasi tutta l'Italia in cento "colonie" e "campagne" (poi anche fuori fra gl'Italiani o gli amanti della nostra lingua e letteratura, in Germania, in Provenza, in Ispagna, ecc.), servì quale tramite d'una iniziale unità di gusti e d'intenti, che mantenne vivo nelle coscienze il ricordo e il travaglio dell'unità spirituale etnica e nazionale.
Tra la Crusca e l'Arcadia sorgono nelle loro sedi stesse - Roma e Firenze - i Lincei ed il Cimento, collegati fra loro dal più alto intelletto del secolo, Galileo. Sono esse le prime accademie scientifiche d'Italia e del mondo moderno.
I Lincei (1603-1630) riunirono i loro sforzi magnanimi in un sodalizio, in apparenza del tutto simile a tanti altri, sostanzialmente del tutto nuovo, mirando a ricostruire con l'osservazione e lo studio diretto e immediato della natura, l'edifizio della scienza sulle rovine del tirannico pseudaristotelismo, rivelatosi finalmente agli occhi più aperti come una soporifera illusione e una grande bugia; s'applicarono con ardore alle scienze naturali e all'astronomia presentendo che la verità sarebbe venuta dal cielo e dalla terra contemplati con umile ma libero rispetto, con sguardo intento e scrutatore, ravvalorato dai nuovi strumenti d'osservazione: il telescopio, il microscopio.
L'Accademia del Cimento (1657-1666) in Toscana, raccogliendo l'appello linceo e l'insegnamento galileiano, sotto la protezione di prìncipi intelligenti e liberali, i Lorena, riuscì, pur in breve periodo d'intenso fecondo lavoro, ad ampliare il territorio della scienza, a gettar le basi in particolare di tutto il metodo sperimentale e della fisica moderna.
Ma questi quattro istituti (che hanno ciascuno a suo luogo speciale trattazione: v. arcadia, cimento, crusca, lincei) furono esempî troppo rari, e le due su lodate accademie scientifiche ebbero vita troppo breve. Tra il secolo XVII e il XVIII, la grigia selva accademica si stese su tutto il paese italico, perfino nelle piccole città e borgate, con la sua chioma vizza e secca, alla cui ombra aduggiante parve soffocato quasi anche il ricordo di quella prematura primavera scientifica; e solo nel periodo delle Riforme politiche e sociali cominciava a diradarsi, a illuminarsi di qualche nuova luce per lo studio delle discipline archeologiche (l'Accademia Etrusca di Cortona, la Ercolanese di Napoli) o economico-politiche (i Georgofili di Firenze, ecc.), quando sopraggiunse l'uragano della Rivoluzione. La quale, trovando in Italia la selva accademica tanto vasta quanto poco radicata nel sodo, così estranea alla tragica realtà della vita ed al popolo, la schiantò, l'abbatté quasi tutta. Quando poi la tempesta fu passata, rialzarono il capo, favorite dalla Restaurazione, soltanto le poche accademie più serie e più salde; le quali tuttavia poteron continuare a vivere solo adattandosi alle esigenze dei tempi nuovi: vuoi fondendosi e rafforzandosi con locali società affini, vuoi trasformandosi in nuovi istituti, o come che sia orientandosi verso le scienze sperimentali e, nel campo letterario, verso l'archeologia, la storia, la filosofia. Così gl'Inqieti di Bologna rinacquero nell'Istituto nazionale italiano della Repubblica Cisalpina (1802-1810) e poi divennero, nel 1829, l'Accademia delle scienze dell'Istituto; sopravvissero a Firenze i Georgofili (1753) e la Crusca; gli Oscuri di Lucca assursero ad Accademia Napoleone nel 1805, e poi costituirono l'Accademia lucchese di scienze lettere ed arti. In Milano il napoleonico Istituto nazionale italiano del 1797 si mutò nel 1817 in I. R. Istituto lombardo-veneto e poi solo lombardo di scienze, lettere ed arti nel 1837, abbandonando le arti nel 1863; Accademia di scienze, lettere ed arti divenne nel 1816 la già Ducale (1791) Accademia dei Dissonanti (1684) di Modena. A Napoli rimasero: la vecchissima Pontaniana, assorbendo nel 1826 la Sebezia; il giovane (1806) Istituto d'incoraggiamento per le scienze naturali ed economiche; e la vecchia Accademica palatina (1698) o delle scienze (1732), trasformatasi, dopo un effimero Istituto nazionale (1799) e dopo replicate divisioni tricotomiche, nella Società reale borbonica (1816), che finalmente si suddivise dopo il 1861 nelle tre presenti Accademie: di Scienze morali e politiche, di Archeologia, lettere e belle arti, di Scienze fisiche e matematiche. I Ricovrati di Padova, già fusi con l'Arte agraria nel 1779, si ricomposero anch'essi in un'Accademia di scienze, lettere ed arti; altrettanto fece a Palermo nel 1832 l'anziana del Buon gusto. A Roma rinacquero in un secondo risorgimento, dapprima effimero (1801), poi definitivo (1847), gli odierni Lincei; durarono i Fisiocritici (1691) in Siena, la R. Accademia delle schnze (1783) in Torino. In Venezia, accanto alla sezione veneta dell'Istituto nazionale (1802) di scienze, lettere ed arti (1810), e poi dell'Istituto lombardo-veneto, la quale diventò più tardi Istituto veneto, una nuova fondazione napoleonica, l'Ateneo veneto (1810), raccolse e fuse le preesistenti accademie scientifiche e letterarie veneziane; finalmente l'Accademia di agricoltura (1768), fondata in Verona dalla repubblica veneta, e allargatasi nel 1779 con le scienze, lettere, arti e commercio, continuò la sua modesta attività scientifico-letteraria quale Accademia d'agricoltura, scienze e lettere.
Come nel loro numero, così diminuite e ridotte nella loro coreografica attività, ma viventi d'una più seria vita interiore, le accademie d'Italia, che pur restarono relativamente molte per effetto della pluralità degli stati e dominî in cui la nazione era ancor divisa, poca o nessuna partecipazione, importanza ed efficacia ebbero nel lungo, faticoso, sanguinoso, eroico sforzo nazionale per la conquista dell'indipendenza e dell'unità della patria. L'opera delle accademie in questo periodo, la loro attività non solo educativa e sociale, ma anche scientifica e letteraria, è assai scarsa: certo inferiore a quella delle riaperte e gremite università, e specialmente all'opera dei Congressi degli scienziati italiani, che, iniziatisi a Pisa nel 1839 e continuatisi annualmente per quasi un decennio senza interruzione nelle principali città dell'Italia superiore e media, costituirono idealmente la virtuale associazione nazionale del mondo scientifico e accademico italiano fuori delle accademie. Compiutasi poi finalmente la liberazione e unificazione d'Italia, le accademie ripresero il loro tranquillo ritmo di vita e di produzione scientifica, commisurato all'entità della loro consistenza tradizionale e collettiva e della loro disponibilità economica o dotazione finanziaria, conservando per lo più carattere regionale e un campo di attività limitata o specializzata, e solo poche mantenendo un più largo respiro di complessa attività nazionale e in certo senso anche internazionale. Queste ultime, e precisamente la R. Accademia dei Lincei, la Società reale di Napoli, la R. Accademia di Torino, gl'Istituti Lombardo, Veneto e di Bologna, che sono state finora le accademie d'Italia più importanti, più attive e rappresentative, hanno di recente iniziato, in parte già stretto fra loro, una Unione accademica nazionale, riconosciuta dallo stato, che collabora alle iniziative, particolarmente bibliografiche, filologiche e storiche, della Unione accademica internazionale sorta dopo l'ultima guerra.
L'opera dei congressi degli scienziati è stata, or sono una ventina d'anni, ripresa e riorganizzata stabilmente dalla Società italiana per il progresso delle scienze, la cui prima adunanza fu tenuta a Parma nel 1907, e le cui relazioni, discussioni e voti segnalano via via i nuovi campi e indirizzi alle ricerche scientifiche.
Accademie minori sono quelle di Acireale o degli Zelanti (1671, 1832), di Lucca, di Mantova o Virgiliana (1863), di Modena, di Padova, di Palermo, di Rovereto o degli Agiati (1750); minori ancora quelle di Udine e di Verona.
Abbracciando con uno sguardo complessivo e valutativo la nostra sommaria esposizione storica della istituzione accademica in Italia, dobbiamo riconoscere che questo istituto, così caratteristicamente e quasi originalmente italiano, così intimamente connesso con la letteratura e la cultura nostra in quasi cinque secoli di vita moderna, tanto da rispecchiarla ampiamente, e per alcuni secoli, si può dire, rappresentarla pressoché tutta, non merita poi tutti i biasimi e i dileggi con cui si suole inconsultamente e generalmente bollarlo, condannandone le esagerazioni, i difetti e i torti, con umoristica ma non equanime arguzia, nel termine "accademia" diventato equivalente di tronfia solennità, di chiacchiera o logomachia, di vacuità, di sterile perditempo erudito. Se questi e altri ancora furono i difetti, quasi connaturati, alle associazioni culturali in Italia, particolarmente fra la metà del XVI e quella del XVIII secolo, per effetto delle condizioni generali politiche e morali, che ci dividevano e asservivano allo straniero, v'è pur l'altra faccia della medaglia da guardare e giudicare.
Giacché, mentre per un verso innegabilmente la molteplicità delle accademie in prevalenza di tipo letterario, bamboleggiando in ozî lirici o eruditi, delirando e belando, predicando e praticando per primo cànone d'arte la imitazione, depresse, aduggiò, quasi isterilì l'intellettualità, il genio e l'originalità, e offuscò la coscienza pubblica in Italia; d'altra parte rese notevoli e larghi servigi alla cultura: mantenne vivo il gusto e l'esercizio delle lettere, il rispetto e l'amore per la lingua, il senso della unità linguistica e letteraria, che fu base all'auspicata unità civile e politica; formò, plasmò un organo uniforme e multiplo per un'iniziale cooperazione e specializzazione del lavoro intellettuale; servì a legare, a connettere spiritualmente le classi medie e alte della popolazione, gli abitanti delle varie regioni e contrade d'Italia.
Presentemente il contributo delle accademie, in Italia e nel mondo, alla cultura e al progresso delle scienze o delle lettere o delle arti, si riduce a poco, tanto in rapporto alla produzione intellettuale dei grandi lavoratori del pensiero (che hanno studiato e prodotto quasi sempre da soli: Muratori, Baronio, ecc.), quanto al confronto con gli altri più moderni, più attrezzati, piu ricchi e spediti organi e istituti di ricerca e sintesi scientifica: le scuole superiori o università con i loro istituti, gabinetti, seminarî, ecc.; i circoli, collegi, società, deputazioni, comitati e commissioni di specialisti, i Consigli o Giunte superiori delle ricerche, le collaborazioni editoriali, riviste e collezioni, enciclopedie. Di fronte a sì svariato e intenso lavorìo, privato e governativo, individuale e collettivo, l'importanza delle grandi accademie va declinando. Esse hanno ormai un valore più storico e tradizionale che attuale e dinamico, funzione piuttosto coordinativa, editoriale, decorativa e rappresentativa, quasi a fregiare d'un pubblico riconoscimento ufficiale il merito letterario o scientifico dei più insigni studiosi. Nuovo impulso alla cultura nazionale si propone di dare l'Accademia d'Italia, istituita con regio decreto 7 gennaio 1926. n. 87, c0nvertito in legge il 25 marzo 1926, n. 496, e il cui statuto fu approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio 1929.
Di molte accademie fiorite in Italia accanto a quelle che avranno trattazione a sé si darà notizia parlando della città che le ha ospitate. Qui appresso si tratterà delle Accademie di Belle Arti, che nella loro duplice qualità di scuola e di associazione professionale, si propongono d'insegnare e promuovere le arti sia plastiche o figurative, sia filarmoniche o musicali, e di contribuire alla conservazione del patrimonio artistico della nazione.
Degli istituti d'istruzione militare che portano pure nome di Accademia (Accademie militari di Torino e Modena, navali di Genova, Napoli e Livorno, aeronautica di Caserta) si darà notizia, quando si tratterà dell'organizzazione delle forze armate in Italia.
Accademie estere. - Un'altra rilevante benemerenza ha al suo attivo nella lunga vita storica l'accademia italiana: quella di aver servito d'ispirazione o di modello alle più vecchie società letterarie e scientifiche d'Europa e del mondo moderno.
Con intenti linguistici e lessicali analoghi e ad imitazione della Crusca, sorse a Weimar la Fruchtbringende Gesellschaft nel 1617, a Madrid la Real Academia española (1713), e a Parigi, da privati convegni nel 1635, sotto la protezione del cardinal Richelieu, l'Académie franåaise; la quale nel 1663 generò per gli studî archeologici e filologico-storici la Petite Académie, poi detta des Inscriptions et Medailles, da ultimo des Inscriptions et Belles lettres. Poco dopo, nel 1666, da riunioni private di scienziati sul tipo dei Lincei si svolse, auspice il Colbert, l'Académie des sciences, e subito entrò in diretti rapporti o comunicazioni scientifiche col nostro Cimento.
La Royal Society, la più vecchia accademia d'Inghilterra e la più continuatamente longeva e produttiva fra quante ancor oggi esistono nel mondo, sorse nel 1662 da private adunanze tenute a Oxford e a Londra tra seguaci di Francesco Bacone, probabilmente su notizia dei Lincei.
Sul modello della napoletana e della portiana Accademia degli oziosi o della precedente Naturae Secretorum, sembra si costituissero: in Madrid nel 1557 una Academia naturae curiosorum; una omonima in Germania, a Halle, nel 1662, per iniziativa del Bausch (poi detta Caesarea Leopoldina o Leopoldina-Carolina); e a Stoccolma nel 1739 il linneiano Collegium Curiosorum, trasformatosi poco dopo in Svenska Vetenskaps-Akademie. Madrid ebbe una sua Academia del buon gusto ad imitazione della omonima di Palermo; a Upsala, il Collegium curiosorum di E. Benzelius (1710) diede origine alla Societas literaria Sueciae (1719), poi ampliata nella svedese Societas literaria et scientiarum, oggi Rega Societas scientiarum Upsaliensis.
Sul tipo di queste prime accademie, e quindi indirettamente delle più vecchie precorritrici accademie italiane, nacquero nel sec. XVIII in Europa e in America le grandi istituzioni analoghe con carattere nazionale. Rimandandone la enumerazione ai paragrafi che toccano degl'istituti di cultura nei singoli stati, menzioneremo qui, in ordine cronologico o d'anzianità:
nel 1700 la prussiana Societas Regia Scientiarum di Federico I in Berlino, fondata su disegno del Leibniz, che ne fu primo presidente: oggi Preussische Akademie der Wissenschaften;
nel 1724, a Pietroburgo, l'Academia Scientiarum Imperialis Petropolitana, di Pietro il Grande e Caterina I: oggi Rossijskaja Akademija Nauk sojuza Sovietskich Socialističeskich Respublik di Leningrado;
nel 1731, la irlandese R. Dublin Society;
nel 1743, la Kongelige Danske Videnskabernes Selskab ("Società Reale danese delle Scienze"), fondata a Copenaghen da CristianoVI da un iniziale comitato di numismatici, storici e antiquari.
Nello stesso anno sorgeva in Filadelfia la più vecchia associazione scientifica degli Stati Uniti d'America, l'American Philosophical Society for promoting useful Knowledge, di B. Franklin;
nel 1751, in Gottinga, la Societas Scientiarum Gottingensis per iniziativa di Albrecht von Haller: oggi è la celebre Göttingische Gesellschaft der Wissenschaften;
nel 1759, a Monaco, la Bayerische Akademie der Wissenschaften, in origine limitata agli studî storici e filosofici;
nel 1769, la Società Boema delle Scienze o Král. Česká Společnost Nauk di Praga;
nel medesimo anno, la Société Littéraire de Bruxelles, svoltasi più tardi in Académie Royale des Sciences et Belles Lettres (1772) et des Beaux Arts (1845);
nel 1778, in Batavia l'olandese Bataviaasch Genootschap van Kunsten en Wetenschappen per lo studio naturalistico, etnografico e storico delle Indie olandesi;
nel 1779, a Lisbona, l'Academia Real das Sciencias del Portogallo;
nel 1780, l'American Academy of Arts and Sciences di Boston;
nel 1782, dalla Edinburgh Philosophical Society (1741), già Society for improvement of medical Knowledge (1731), nacque la scozzese odierna Royal Society of Edinburgh;
nel 1784 l'inglese Asiatic Society of Bengal, per lo studio storico-scientifico-etnografico dell'India britannica;
nel 1785, la seconda società delle scienze irlandese di Dublino, la Roval Irish Academy;
nel 1786, la Svenska Akademie, quella che ora assegna il premio Nobel per la letteratura.
Le altre grandi Accademie odierne sono sorte quasi tutte nel secolo passato, ed hanno assunto carattere collettivo nazionale, pur avendo anche soci esteri. Sono, quale più quale meno, modellate sul tipo delle precedenti; o imitano nel suo complesso, se non nel nome, il famoso Institut de France. Le enumeriamo brevemente:
nel 1825, in Budapest, l'Accademia nazionale ungherese delle scienze o K. Magyar Tudományos Akadémia;
nel 1838, in Helsingfors, la Societas Scientiarum Fennica o Finska Vetenskaps Societeten, che tanto ha contribuito all'illustrazione precipuamente naturalistica della Finlandia;
nel 1846, la Società sassone delle Scienze o Königl. Sächsische Gesellschaft der Wissenschaften in Lipsia;
nel 1852, la prima accademia svizzera o Institut National Genevois des Sciences, des Lettres, des Beaux-Arts, de l'Industrie et de l'Agriculture.
Nel 1854 ha inizio in Melbourne la Royal Society of Victoria, già Philosophical Institute, dalla fusione del Victoria Institute for the advancement of Science con la Philosophical Society of Victoria;
nel 1855, si costituisce l'Accademia nazionale olandese o Konk. Akademie van Wetenschappen in Amsterdam;
nel 1857, la norvegese Videnskabs Selskab di Christiania (oggi Oslo);
nel 1861, in Zagabria, la prima, attivissima, Accademia iugoslava o degli Slavi meridionali, Jugoslavenska Akademija Znanosti i Umjetnosti, fondata già nel 1836 quale Erudita Societas;
nel 1866, a Bucarest, la non meno produttiva Société littéraire roumaine, nel 1879 detta Academia Română;
nel 1872, la prima Accademia polacca in Cracovia, o Ahademia Umiejetnosci, che intensamente ha lavorato a illustrare la letteratura e la storia della Polonia;
nel 1873, l'argentina Academia Nacional de Ciencias in Cordoba;
nel 1879, l'Imperial Academy of Japan, a Tokio;
nel 1886, in Gand, l'Accademia fiamminga o Koninkl. Vlaamsche Academie voor Taal- en Letterkunde;
e a Belgrado la Reale Accademia Serba o Srpska Kraljevska Akademija Nauka.
Nel 1888 si costituì in Sydney l'Australasian Association for the advancement of Science, sul tipo delle associazioni nazionali senza sede fissa, cioè con adunanze generali o congressi annui in città di volta in volta a ciò designata; quali:
nel 1831, la British Association for the advancement of Science;
nel 1848, l'American Association for the advancement of Science;
nel 1872, l'Association Franåaise pour l'avancement des Sciences;
nel 1902, la South African Association for the advancement of Science, ecc.
Particolare menzione meritano le poche moderne accademie euro-afro-asiatiche del mondo musulmano, e precisamente:
il cairino (già alessandrino) Institut Égyptien, di bonapartiana memoria, organizzatosi nel 1859, e nel 1918 denominatosi Institut d'Égypte,
la turca Engumen-i Dāniè o Accademia delle scienze, fondata a Costantinopoli nel 1851 dal sultano ‛Abd al-Megîd, che aspetta ancora di esser instaurata dalla nuova Turchia,
la siriana al-Maǵma‛ al-‛Arabi o Accademia araba delle scienze, sorta in Damasco nel 1919.
Per lo studio scientifico della natura e della civiltà nelle diverse regioni e nazionalità dell'Asia, la vecchia R. Asiatic Society of Great Britain and Ireland (fondata nel 1823), una delle più anziane e più attive accademie-società asiatiche del mondo, ha fatto sorgere, utilizzando anche elementi locali, molteplici sezioni (branches): quella di Bombay (già nel 1804), di Colombo (Ceylon Branch, 1845) di Madras (1818), di Scianghai (China Branch, 1839), di Seul (Corea Branch, 1900), di Singapore (Straits Branch, 1877).
Accademie secondarie o provinciali, oltre le varie Società di lettere o di scienze, o di particolar territorio scientifico o letterario, hanno i varî stati d'Europa e d'America: esse saranno a loro luogo indicate sommariamente sotto ciascuno stato. Segnaliamo con la loro data di fondazione le più comprensive: per la Francia, le Accademie di Bordeaux (1712), la Delphinale di Grenoble (1772, 1779), ecc., quelle di Lilla (1801), di Lione (1700), di Montpellier (1706), la Stanislas di Nancy (1750), quelle di Orléans (1809), di Tolosa (1746), ecc.; per gli Stati Uniti d'America, quella di Madison (Wisconsin Academy, 1870), di New Haven (Connecticut Academy, 1799), di San Francisco (California Academy, 1853), di Washington, dove insieme con la National Academy of Sciences (1863) fiorisce sin dal 1846, per coordinare, incoraggiare e diffondere le pubblicazioni dotte, la celebre Smithsonian Institution. - Menzioniamo per il Canadà la Ottawa Literary and Scientific Society (1870) e la Royal Society of Canada (1882).
Di ancor più recente istituzione, sorte cioè poco prima o poco dopo la grande guerra, sono quelle di:
Londra: British Academy (1903), per le scienze morali e politiche non contemplate dalla vecchia R. Society;
Varsavia: Societas Scientiarum Varsaviensis o Towarzystwo Naukowe Warszawskie (1907);
Tartu (Dorpat): Eesti Kiryanduse Selts o società letteraria dell'Estonia (1907);
Helsingfors: Suomalainen Tiedeakatemia (Academia Scientiarum Fennica) (1908);
Heidelberg: Heidelberger Akademie der Wissenschaften (1909);
Sofia: Balgarska Akademija na Naukitĕ (Accademia bulgara delle scienze, 1911: già Balg. Kniževno Drusežtvo, 1869);
Kiev: Ukrainska Akademija Nauk Accademia Ucraina delle scienze (1919);
Atene: Akadēmía Athēnõn (1926).
Negli stati più vasti e di maggiore organizzazione scientifica le varie accademie si sono recentemente collegate in confederazioni nazionali: ad es. il Verband deutscherwissenschaftlicher Körperschaften, che dal 1906 unisce le accademie di Berlino, Vienna, Lipsia, Monaco, Heidelberg e la Società delle scienze di Gottinga.
Bibl.: La bibliografia sulle accademie d'Italia nel passato e nel presente si trova per la massima parte raccolta nell'opera di M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, Bologna 1926 e segg., in corso di pubblicazione, 5 volumi. V. anche Annuario degl'Istituti scientifici italiani, II, Bologna-Roma 1920.
Un cenno di bibliografia storica delle accademie d'Italia si trova in G. Gabrieli, L'Accademia in Italia - Sguardo storico-critico comprensivo, in Accademie e biblioteche, Roma, I (1928).
Per lea ccademie straniere, v. Minerva: Jahrbuch (e Handbuch) der Gelehrten Welt, Berlino-Lipsia 1898 e segg.
Considerazioni storiche generali sulla funzione e importanza delle accademie sono sparse qua e là nelle grandi storie letterarie nazionali e comparate. V. inoltre M. Arnold, Essay on the literary influence of Academies, Londra 1885.
Accademie di Belle Arti.
Molte delle accademie comprendono sezioni per le belle arti, insieme con le letterarie e scientifiche. Nome di "accademia" ebbero anche scuole private tenute fin dal Cinquecento da uno o più artisti, e ne è tipico esempio l'Accademia degl'Incamminati, fondata dai Carracci a Bologna; ma di queste, oltre un eventuale accenno nel presente paragrafo, sarà trattato ai nomi dei singoli artisti. Delle Compagnie, università, scuole e simili associazioni di artisti e di artigiani è trattato alla voce arte (v.). Ma ne sarà qui fatto ricordo quando da esse siano sorte le vere e proprie accademie di Belle Arti: enti regolarmente costituiti per l'incremento e lo studio delle arti, sempre riconosciuti e generalmente sussidiati dallo stato con proprî statuti e regolamenti, e proprie magistrature; enti che, particolarmente in Italia, si sono oggi trasformati in veri e proprî istituti d'insegnamento artistico, sia conservando il nome di Accademia di Belle Arti e legami più o meno diretti con l'ente da cui derivano, sia avendolo mutato in quello d'Istituto di Belle Arti con separazione quasi assoluta dall'antica accademia, pur sussistente, ma con attribuzioni e scopi limitati.
Accademie italiane. - La R. Accademia delle Arti del Disegno in Firenze deve considerarsi la più antica regolarmente costituita e legalmente riconosciuta. Dall'antica Compagnia di San Luca, congrega di pittori esistente fino dalla prima metà del sec. XIV con scopi essenzialmente religiosi e di mutuo soccorso, e per iniziativa di un gruppo di artisti quali il Vasari, il Montorsoli, l'Ammannati, il Bronzino, sorse nel 1563 l'Accademia del Disegno, che ebbe subito i proprî capitoli approvati da Cosimo I e fu retta da un luogotenente, scelto per lo più tra gli eruditi o mecenati del patriziato. Ma se l'accademia, liberata nel 1571 dalla soggezione delle antiche Arti e riconosciuta quale magistratura vera e propria, ebbe sempre maggiori attribuzioni, come quella della tutela del patrimonio artistico, non troppo largamente provvide all'insegnamento artistico, che per quasi due secoli si ridusse ai suggerimenti e ai consigli dati dagli accademici ai giovani che li richiedevano, a qualche lezione di matematica e di anatomia, allo studio del panneggio, cui solo col sec. XVIII fu aggiunto quello del nudo. Fama maggiore si era acquistata l'accademia con le famose esequie fatte a Michelangiolo nella basilica di San Lorenzo; e più di utile aveva forse arrecato all'arte, con le pubbliche mostre di pittura fatte nei chiostri dell'Annunziata, a cominciare dal 1706. Ma ad una più complessa e perfetta organizzazione didattica mancarono a lungo locali acconci; ché se per le sue riunioni e per le funzioni religiose l'accademia ebbe fino dal 1565 la cappella del Capitolo dell'Annunziata, dagli accademici stessi adorna di sculture e di pitture, cambiò spesso di sede per le scuole, fino alla riforma del 1784. Con essa Pietro Leopoldo volle che l'ente, col nome di Accademia di Belle Arti, avesse scopi essenzialmente didattici, fosse retto da un presidente, e avesse sede adeguata alle scuole, che variarono poi di numero, nell'antico Ospedale di Lemmo Balducci, presso la piazza di San Marco. Ma nel 1860 l'istituzione, mutata in Accademia delle Arti del Disegno, fu novamente riformata, limitando le scuole all'insegnamento elementare, e affidando quello superiore ad artisti preposti dal governo e aventi a tale scopo i loro studî nei locali dell'Accademia, ma scelti liberamente dagli allievi. Finalmente nel 1874 l'accademia fu separata nettamente dal nuovo R. Istituto di Belle Arti, che da allora ha subíto le sorti degli altri istituti del regno.
L'impresa dell'accademia fu da prima il bue alato, simbolo dell'evangelista Luca; più tardi un intreccio di tre ghirlande (di quercia, di lauro, d'olivo) e il motto "a Dio quasi nipote" che nel sec. XVIIl fu sostituito con il presente "Levan di terra al ciel nostro intelletto". Le raccolte d'arte, iniziatesi coi doni di nomina degli accademici, arricchite poi coi saggi dei pensionati e con gli antichi dipinti provenienti dalle diverse soppressioni dei conventi, andarono formando a poco a poco la R. Galleria dell'Accademia, cui nel 1866 si aggiunse quella dei quadri moderni, finché poi tutto quanto passò nel 1882 alla diretta dipendenza dello stato.
Se tra i luogotenenti e i presidenti l'accademia mai contò uominî di special rinomanza, ebbe, tra i segretarî, G. B. Niccolini; e annoverò tra gli accademici i più celebri artisti, e, a cominciare dal 1784, anche stranieri, quali Delaroche, Fortuny, Gérard, Girodet, Hayez, Ingres, Overbeck, Thorwaldsen, Vogel di Vogelstein, Vernet, Viollet-le-Duc, ecc.
Dopo la riforma leopoldina, l'accademia e poi l'istituto hanno avuto, tra gl'insegnanti, i pittori Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli, Giovanni Fattori; gli scultori Lorenzo Bartolini, Augusto Rivalta, Domenico Trentacoste; l'incisore Raffaello Morghen, e, come docente di estetica, Aleardo Aleardi. All'Accademia fiorentina, oggi separata dall'Istituto e dalle scuole, è affidata ancora l'assegnazione di alcuni premî, tra i quali quello quinquennale istituito da Stefano Ussi.
La R. Accademia romana di San Luca in Roma, seconda per tempo, ma prima per celebrità, sorse anch'essa da un'antica Compagnia dei pittori o di San Luca, trasformata poi in Università delle Arti, ch'ebbe sede nella distrutta chiesetta di San Luca all'Esquilino, e nuovi statuti nel 1578, per iniziativa di Girolamo Muziano, che il 15 ottobre 1577 otteneva da Gregorio XIII la bolla di riconoscimento, mentre più tardi Sisto V donava alla novella istituzione la chiesa di Santa Martina ricostruita poi da Pietro da Cortona. Istituita con scopi di riforma artistica e di educazione dei giovani, l'accademia ebbe proprî statuti, compilati nel 1592 da Federico Zuccari e approvati nel 1594; fu retta da un principe, scelto tra gli artisti; assolse il suo ufficio didattico con conferenze, corsi di pittura, scultura e architettura, saggi e relativi premî per le tre arti. Riformata parzialmente, ma ripetutamente (1606, 1621, 1627); riconosciuta, non senza lotta, da Urbano VIII come magistratura soprastante alle corporazioni anche artigiane, l'accademia ebbe rinnovata la sua costituzione dai rigidi statuti voluti nel 1715 da Clemente XI, che durarono, con qualche attenuazione, fino alla costituzione del 1796, approvata da Pio VI. Decaduta nei mutamenti di governo, l'accademia, per opera di Antonio Canova, ottenne nel 1810 da Napoleone I un decreto che la riformava novamente, e che le assegnava un locale adatto nel collegio germanico a Sant'Apollinare, e un'adeguata dotazione. Nuovi statuti furono compilati e approvati poi nel 1817, creandosi il Canova principe perpetuo dell'accademia, ma affidandosi la direzione effettiva dell'istituto ad un presidente, che, dopo la morte dello scultore, rimase in luogo del principe. Questi statuti furono in vigore fino a tutto il 1873, mentre nel 1845 si assegnavano per le scuole ampî locali a Ripetta. Ma essendosi l'accademia opposta alle riforme volute dal governo italiano, nel 1874 fu creato il R. Istituto di Belle Arti del tutto indipendente dall'accademia, cui rimase la sede di S. Martino. Grande fu l'importanza dell'accademia, arricchita di lasciti e donazioni (del Muziano, di Pietro da Cortona, del Canova, ecc.); favorita dai pontefici, tanto che Paolo V nel 1606 le concesse di ottenere nel giorno di S. Luca la grazia di un condannato a morte, e nel 1791 Pio V dètte titolo di conte palatino al principe e la cittadinanza romana agli accademici residenti; riconosciuta dalle nuove accademie, che le chiesero di aggregarsele, come fecero non solo quelle di Torino, di Bologna, di Venezia e di Parma, ma quelle altresì di Parigi, di Madrid e di Pietroburgo. Anzi, con l'Accademia Reale di Francia, l'Accademia di S. Luca stabilì nel 1676 una vera e propria unione. Valse a tanta celebrità la rinomanza dei principi e presidenti, artisti sempre, anche stranieri, quali F. Zuccari, Pietro da Cortona, A. Algardi, C. Maratta, C. Rainaldi, il Baciccio, C. Errard, C. Le Brun, C. Fontana, S. Conca, F. Fuga, G. P. Pannini, R. Mengs, A. De Maron, V. Camuccini, A. Canova, G. Landi, A. Thorwaldsen, P. Tenerani; e valse altresì il valore degl'insegnanti, ottimi specialmente dopo la riforma napoleonica, sì che l'accademia ebbe veramente, fino oltre la metà dell'Ottocento, influsso notevole sulle vicende dell'arte non soltanto romana. L'impresa dell'accademia, rinnovata nel 1705, consiste in un triangolo equilatero formato da un pennello, uno scalpello e un compasso, racchiudenti il motto oraziano aequa potestas. Le collezioni d'arte, iniziatesi coi doni che gli accademici e i principi erano obbligati a fare in occasione della loro nomina, arricchitesi con i ritratti e gli autoritratti degli accademici, con lasciti e doni, vennero formando la Galleria dell'Accademia di S. Luca, che è rimasta in proprietà dell'accademia stessa.
L'Accademia di Belle Arti, in Perugia, per quanto sia tra le più antiche d'Italia, essendo sorta nel 1573 per iniziativa del pittore Orazio Alfani e con riconoscimento del vescovo e del governatore della città, prosperò mediocremente. Dal 1737 al 1781 fu chiusa pei gravi disordini degli scolari, e solo nel 1790 ebbe un principe e un protettore. Due anni più tardi creò un vero e proprio corpo accademico, a cui appartennero artisti di ogni parte d'Italia. Ma i mutamenti di governo quasi ne annullarono l'esistenza dal 1798 al 1809, nel quale anno l'accademia fu novamente ricostituita e completata d'insegnamenti, avendo per direttore, dal 1819 al 1821, il pittore Tommaso Minardi. Sotto il governo di lui, nel 1820, l'accademia fu ancora una volta riformata con l'approvazione del cardinale Pacca suo protettore; ma dopo il 1860, per un errato desiderio di autonomia, cadde nel massimo abbandono. Avuti nel 1869 nuovi statuti, approvati dal ministero, l'accademia risorse, mantenendo però sempre il suo carattere cittadino.
La R. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ebbe origine nel 1678 dall'Università di pittori, scultori e architetti, o Compagnia di S. Luca, costituita nel 1652, e nel 1675 aggregata all'Accademia di S. Luca in Roma; ma nel diploma di Madama Reale, che la stabiliva, fu chiamata Accademia dei pittori, scultori e architetti, per diventar poi nel 1736 Accademia del Disegno e nel 1778 R. Accademia di Pittura e Scultura. Ospitata in origine in uno dei palazzi reali, e avendo poi l'uso di sale nel palazzo dell'università, ebbe a scopo precipuo l'insegnamento dell'arte, disciplinato dai primi ordini e statuti del 1716, sostituiti dai regolamenti del 1778. Trascurata dal governo napoleonico, forse a vantaggio delle accademie di Milano, Bologna e Venezia, l'accademia di Torino risorse solo nel 1821; ma venne poi ricostituita nel 1824 col nome di R. Accademia di Belle Arti; e riformata ancora nel 1833 quale R. Accademia Albertina di Belle Arti per opera di Carlo Alberto, che in quell'anno medesimo le donava, a nuova sede, la cosiddetta Casa dei Minimi. Avuti nuovi statuti nel 1856, quattr'anni dopo, nel 1860, l'accademia passava alle dirette dipendenze del Ministero della pubblica istruzione e, pur subendo riforme nel 1865 e nel 1888, seguiva poi le sorti degli altri istituti, conservando però l'antico nome. Fino dal sec. XVII l'accademia ebbe a capo supremo un funzionario di corte, che fu anche il gran ciambellano; ma nel XIX ebbe presidenti, tra i quali il marchese di Breme. Ebbe anche, fino dalle origini, direttori che furono artisti di qualche rinomanza, come C. F. Beaumont, L. Pécheux, G. B. Biscarra, e maestri celebri quali, nel '700, l'incisore C. A. Porporati, e nell'800 gli scultori V. Vela e O. Tabacchi, i pittori E. Gamba, A. Fontanesi, G. Grosso. Furono inoltre allievi dell'accademia i pittori V. Avondo, L. Delleani, F. Pastoris, G. Quadrone, M. Calderini, lo scultore D. Calandra e l'architetto A. Antonelli. Le raccolte d'arte, iniziate nel 1829 col legato della galleria di monsignor Mossi di Morana, vescovo di Alessandria, furono arricchite nel 1833 col dono di una preziosa collezione di cartoni di antichi maestri, fatto da Carlo Alberto. Insieme con un complesso di settemila stampe esse costituiscono la Pinacoteca, ancora di proprietà dell'Accademia Albertina.
La R. Accademia di Belle Arti in Bologna deriva direttamente dall'Accademia Clementina, nel 1709 approvata e onorata del suo nome da Clemente XI. Per quanto L. Sabbatini, L. Carracci, G. Reni avessero inutilmente tentato di costituire una vera e propria accademia riconosciuta e sussidiata dal governo, si erano avute in Bologna soltanto scuole private con tal nome, quali, ad esempio, la celebre Accademia degl'Incamminati, fondata dai Carracci, quella istituita dal conte Ettore Ghisilieri e ch'ebbe a maestri il Tiarini, l'Albani e il Guercino, e l'altra creata dal senatore Francesco Ghisilieri e diretta dal Malvasia e dal Pasinelli. Ideatore della nuova Accademia Clementina era stato G. P. Zanotti, che doveva dettarne le leggi e narrarne la storia; promotori, i più noti pittori di quel tempo, quali G. M. Mitelli, B. Gennari, M. A. Franceschini, G. M. Crespi; animatore il conte Luigi Ferdinando Marsilii, fondatore dell'Istituto delle scienze, cui l'accademia venne subito aggregata, ricevendo ospitalità nel medesimo palazzo. Collegio accademico e istituto didattico al tempo stesso, l'accademia fu retta da principi, che furono sempre artisti di qualche rinomanza, da C. Cignani e da M. A. Franceschini a Gaetano Gandolfi; e prosperò fino alla soppressione del 1804, nel quale anno i redditi e la suppellettile dell'Accademia Clementina furono assegnati alla nuova Accademia di Belle Arti, ospitata nel soppresso Noviziato dei Gesuiti (ora palazzo dell'accademia). Avendo un nobile a presidente, ebbe a segretario Pietro Giordani, allontanato d'ufficio, per ragioni politiche, nel 1815, insieme con G. A. Antolini, docente di architettura, mentre rimanevano o si succedevano nelle cattedre i pittori G. Sogni e C. Albèri, lo scultore C. Baruzzi, l'incisore F. Rosaspina. Conservata dal governo pontificio, dotata di un nuovo statuto nel 1850, l'accademia bolognese veniva disciolta nel 1859, pur conservandosene le scuole, e subito dopo ricostituita e consociata con quelle di Modena e di Parma, tutte rette da un presidente generale, che fu A. Malatesta, mentre la bolognese aveva a direttore C. Arienti, e più tardi a segretario E. Panzacchi che nel 1886 ne diventò il presidente. Ma nel 1877 le tre accademie venivano separate, e anche dall'accademia bolognese si distaccava nettamente il nuovo Istituto di Belle Arti. Le raccolte artistiche dell'Accademia Clementina, aumentate dalle soppressioni religiose e portate nel palazzo dell'accademia, costituirono la Pinacoteca, arricchita poi per lasciti e accessioni, e nel 1882 passata alle dipendenze del Ministero della pubblica istruzione.
Il R. Istituto di Belle Arti in Lucca trae le sue origini da un'Accademia di Pittura e Disegno, pubblica scuola specialmente per lo studio del nudo, istituita circa il 1640 dal pittore Pietro Paolini e continuata poi a pubbliche spese. Ma solo nel 1748 essa fu ufficialmente riconosciuta, ed ebbe i primi capitoli, aumentati nel 1754 e rinnovati nel 1776, mentre fino dal 1740 lo scultore Silvestro Giannotti apriva una pubblica scuola di plastica, cui un'altra succedeva nel 1793, affidata allo scultore Giuseppe Martini e sussidiata dal governo. I rapidi mutamenti politici avvenuti dopo il 1799 portarono però alla cessazione, o quasi, dell'accademia e della scuola; e solo nel 1802 s'istituirono presso l'Università di San Frediano scuole d'arte, che, mutando di numero, di oggetto e d'indirizzo, si trasformarono il 1859 nell'attuale Istituto di Belle Arti. Questo nel 1861 otteneva adeguati locali nel palazzo provinciale, e nel 1872 aveva un nuovo regolamento. Dall'accademia, dalle scuole e dall'istituto lucchese uscirono artisti diversamente famosi: P. Batoni, P. Nocchi, S. Tofanelli, poi direttore delle scuole dal 1802 al 1812, V. Consani e A. Passaglia. Oggi è un R. Istituto d'arte.
La R. Accademia di Belle Arti in Venezia ha lontanissime origini nella Scuola dei "depentori" già esistente probabilmente nel sec. XIII, riordinata nel 1458 e adunantesi allora nella chiesetta di San Luca; decaduta, ma avente una propria sede nel sec. XVI; ancora esistente nel XVIII. Da questa, che comprendeva maestri dell'arte e umili artigiani, si staccarono nel 1682 i pittori, costituendo un proprio collegio, mentre solo nel 1723 gli scultori costituirono il loro, separandosi dai tagliapietra; e i due collegi continuarono a vivere più o meno prosperamente anche dopo l'istituzione dell'accademia. Di crearne una si era tentato già nel 1724; ma, mentre famiglie patrizie, come quella dei Pisani, mantenevano nei loro palazzi pubbliche scuole d'arte chiamate pomposamente accademie, solo nel 1750 i pittori e gli scultori ottenevano dal governo una stanza nel Fondaco della farina (ora capitaneria di porto) sul Canal Grande, e vi organizzavano una scuola, principalmente per lo studio del nudo, ch'ebbe a capo G. B. Piazzetta. Ottenute poi altre stanze del Fondaco, e aumentato il numero delle scuole, la novella Accademia di Pittura e Scultura aveva nel 1756 regolare costituzione e speciali capitoli (stampati nel 1771), e a primo suo presidente G. B. Tiepolo, cui succedevano G. B. Pittoni e G. Nogari. Oltre all'insegnamento dei giovani, l'accademia provvide anche agl'interessi dei suoi ascritti, allestendo dal 1777 al 1787 pubbliche mostre di pittura in una delle botteghe della celebre Fiera della Sensa. Ma ben presto accanite lotte con gli scolari, sostenuti dal sopravvivente collegio dei pittori, che accusava l'accademia di esser nelle mani di pochi, portarono nel 1786 alla chiusura dell'accademia stessa. La quale, anche se fu poi riaperta e ottenne nel 1797 nuovi locali del Fondaco, conduceva vita così stentata, che nel 1802, avendo il Canova annunziato da Roma l'omaggio del gesso originale del Pugilatore, il Torretti gli scriveva che la statua sarebbe stata gradita, ma che la mandasse franca di porto. Finalmente nel 1807 un decreto del viceré fissava l'istituzione dell'Accademia di Belle Arti sul tipo di quelle di Milano e di Bologna, e le assegnava come sede l'ex-chiesa, scuola e convento della Carità, che furono adattati con lavori terminati nel 1811. Retta da presidenti, tra i quali fu Leopoldo Cicognara, l'accademia prosperò grandemente; venne riformata nel 1838 con statuto e regolamento, pubblicati però nel 1842; ebbe poi a segretario e quindi a presidente Pietro Selvatico, che introdusse nell'insegnamento avvedute riforme; finché nel 1878 venne sostituito all'accademia l'Istituto di Belle Arti, separato dall'accademia, che rimase ente a sé col Collegio accademico. L'impresa della vecchia accademia era un intreccio di un compasso, di un pennello e di uno scalpello, e il motto Et veteres revocavit artes. Le collezioni artistiche, iniziate coi ritratti dei dogi e coi saggi degli accademici, arricchite dei gessi della galleria Farsetti, acquistati nel 1798, e delle opere d'arte provenienti dalle soppressioni degli ordini religiosi, vennero per gran parte a costituire la Galleria dell'Accademia, che nel 1895 passò alle dirette dipendenze del Ministero della pubblica istruzione.
L'Accademia Ligustica di Belle Arti in Genova ha per suo fondatore G. F. Doria, che nel 1751 promosse la costituzione di un'Accademia di pittura, scultura e architettura, la fece riconoscere e sussidiare dal governo e dotare da patrizî, accademici onorarî, tra i quali fu scelto il principe, collocandola da prima in un modesto edificio in Banchi, e subito l'anno dopo nel palazzo Clavesana in via dei Promontorî. Riformata nel 1731, trasportata nel 1793 in un nuovo palazzo in Soziglia, l'accademia, nel mutamento politico del 1797, passò momenti difficili, alternandosi la pubblica amministrazione con quella patrizia, sostituendosi al principe un presidente. Sovvenuta regolarmente dal comune a cominciare dal 1818, collocata nel 1831 in un edificio costruito da C. Barabino (oggi sulla Piazza de' Ferrari), l'accademia ebbe nuovi statuti e ordinamenti nel 1841, nel 1850, nel 1860; ma, a differenza delle più tra le accademie d'Italia, ha continuato a conservare la direzione delle scuole d'arte, che fino dal sec. XVIII ebbero a direttori e insegnanti artisti di qualche rinomanza, quali lo scultore F. Schiaffino, l'architetto C. Barabino, il pittore G. Frascheri, e tra gli scolari N. Barabino, E. Rayper, G. Monteverde e A. Rivalta. Le raccolte d'arte, comprendenti sculture, pitture, incisioni e oggetti diversi, sono conservate nel palazzo, e sono rimaste proprietà dell'accademia.
L'Accademia Parmense di Belle Arti fu fondata nel 1757 dal duca don Filippo di Borbone per suggerimento del ministro Du Tillot, dando stabile assetto e maggiore incremento ad una scuola esistente fino dal 1750; ed ebbe maestri rinomatissimi, quali il pittore G. Baldrighi e il celebre architetto francese A. E. Petitot, insegnante nell'accademia per lunghissimi anni. Ridotta a semplice scuola d'arte nel 1811, l'accademia risorse quale era stata, per opera della duchessa Maria Luisa, nel 1816; ebbe poi nel 1822 un nuovo regolamento didattico, e nel 1856 subì una trasformazione radicale, avendo in questo periodo, tra gli altri insegnanti, il pittore G. B. Borghesi, l'architetto N. Bettoli e l'incisore P. Toschi, che fu direttore dal 1820 al 1854. Collegata nel 1860 con le accademie di Modena e di Bologna, anche la Parmense riebbe, come quelle, la propria autonomia nel 1877; ma a norma del nuovo statuto, comune a quasi tutte le accademie del regno, fu creato l'Istituto di Belle Arti, indipendente dall'accademia e dal collegio accademico, e ora trasformato in R. Istituto d'Arte. Le collezioni d'arte, iniziate da don Filippo e aumentate con le soppressioni degli ordini religiosi e con acquisti, vennero formando la R. Pinacoteca che nel 1882 passò alle dirette dipendenze del Ministero della pubblica istruzione.
L'Accademia Brenzoni di pittura e scultura in Verona ha origine dall'accademia fondata nel 1764 dal pittore G. B. Cignaroli, e dalla scuola istituita poi dal conte D. Brenzoni, fuse nel 1854 in un solo istituto ch'ebbe nel 1873 nuovi ordinamenti; ma è istituto secondario, non statale, e vivente di proprie rendite e di un sussidio comunale.
La R. Accademia di Belle Arti in Carrara, preceduta per breve tempo da una scuola istituita in sua casa dallo scultore G. Baratta, fu fondata nel 1769 dalla duchessa Maria Teresa, ultima dei Cibo, aperta l'anno di poi, mentre nel 1771 si poneva la prima pietra di un edificio ad essa destinato, oggi municipio. Ma l'accademia subito nel primo decennio decadeva, per risorgere nel 1805 col nome di Accademia Eugeniana, in omaggio al viceré d'Italia che l'aveva ricostituita. Grandemente la protesse Elisa Baciocchi, chiamando ad insegnarvi il pittore G. B. Desmarais e gli scultori G. B. Comolli e L. Bartolini, nominando a segretario il poeta G. Fantoni, noto col nome di Labindo, e a direttore del museo L. Papi, dandole infine per sede il grandioso palazzo Cibo. Riformata poi con un nuovo statuto andato in vigore nel 1818, l'accademia fu trascurata dai duchi di Modena Francesco IV e Francesco V, finché nel 1859 era quasi ricostituita dal dittatore per l'Emilia, Carlo Farini, e due anni dopo, nel 1861, era dichiarata istituto nazionale, e aveva un nuovo regolamento, parzialmente modificato più tardi, nel 1895, specialmente per quanto si riferiva all'insegnamento. Questo però è tuttora affidato all'accademia, che può vantare tra i suoi allievi P. Tenerani, B. Cacciatori, L. Pampaloni. Le collezioni d'arte, custodite nel palazzo dell'accademia, consistono in marmi antichi, modelli originali donati da artisti anche famosi, saggi dei pensionati a Roma.
La R. Accademia di Belle Arti in Milano, più nota col nome di Accademia di Brera dal palazzo che l'ospita, fu istituita nel 1776 dall'imperatrice Maria Teresa, avendo a precedenti quell'Accademia Ambrosiana, che Federico Borromeo aveva fondata fino dal 1622, affidandone la direzione al pittore G. B. Crespi, detto il Cerano, e l'effimera Accademia di S. Luca, aperta nel 1696. Avuto nel 1786 un collegio accademico, l'accademia subì una completa riforma nel 1803, per suggerimento e consiglio del segretario G. Bossi: riforma che fu comune alle accademie di Venezia e di Bologna, e il cui contenuto essenziale rimase anche nello statuto e nei regolamenti emanati nel 1860. Quando poi, nel 1879, si volle unificare nel regno l'insegnamento artistico, anche le scuole di Brera furono novamente ordinate, ma rimasero alla dipendenza dell'accademia. E questa, in centocinquanta anni di vita, ha avuto a presidenti, sia pure per breve tempo, F. Hayez e M. d'Azeglio; a professori di architettura G. Piermarini, L. Pollak, C. Boito; di pittura G. Traballesi, F. Hayez, G. Bertini, C. Tallone; di scultura C. Pacetti e B. Cacciatori; d'ornato G. Albertolli; d'incisione G. Longhi, P. Anderloni e L. Calamatta; di figura D. Aspari, G. Sogni e R. Casnedi. L'Accademia di Brera ha potuto contribuire largamente alla miglior fortuna dell'arte lombarda, sia coi numerosi e cospicui premi di cui dispone, quali quello istituito da Umberto I quando era ancora principe ereditario, sia con le esposizioni periodiche iniziate nel 1805. La celebre pinacoteca di Brera, iniziata e arricchita specialmente per le cure dei segretari dell'accademia Bianconi e Bossi, fu nel 1882 staccata dall'accademia, e posta alla dipendenza diretta del Ministero della pubblica istruzione.
La R. Accademia di Belle Arti in Modena, che aveva avuto nel secolo XVII precedenti in un'accademia sussidiata dal comune e diretta dal pittore L. Lana, e nella Scuola Correggio, creata nel 1786 dal duca Ercole III, fu da questo fondata nel 1790 col titolo di Ducale Accademia Atestina. Quasi senza mutamenti essa arrivò al 1840, nel quale anno fu riformata a cura del pittore A. Malatesta, che n'era il direttore; venne poi, nel 1860, associata a quelle di Parma e di Bologna; ma nel 1877 riebbe la propria autonomia, separandosi però dall'accademia il nuovo Istituto di Belle Arti. Dall'accademia di Modena sono usciti lo scultore G. Obici e i pittori A. Malatesta, G. Muzioli, A. Chierici. La galleria ducale, annessa nel 1859 all'accademia col nome di Galleria nazionale palatina, e accresciuta poi con opere appartenenti all'accademia stessa o provenienti dalle soppressioni religiose, passò poi, come i più di simili istituti, alle dipendenze del Ministero della pubblica istruzione.
L'Accademia Carrara di Belle Arti in Bergamo, istituita per disposizione testamentaria del conte Giacomo Carrara, che aveva già formato una galleria di dipinti e iniziato una scuola di disegno in apposito palazzo, ampliato e modificato nel 1807, è un ente morale che amministra le gallerie dell'Accademia Carrara e provvede al mantenimento delle scuole che hanno avuto, a direttori e insegnanti, G. Diotti, E. Scuri, C. Tallone e P. Loverini; e a scolari, tra gli altri, G. Trécourt, G. Carnevali detto il Piccio, V. Bignami, ecc.
L'Accademia di Belle Arti o, più propriamente, il R. Istituto di Belle Arti in Siena, creato nel 1816 per iniziativa del governatore G. Bianchi quale ente comunale, riconosciuto e sussidiato dal governo granducale, tornò del tutto al comune dopo il 1849, per passare poi e rimanere alla provincia nel 1864. Ha avuto a direttori G. Collignon, F. Nenci, L. Mussini, A. Franci; ed ha la custodia della ancora annessa Galleria dell'Accademia di Belle Arti, di proprietà comunale, ma che diverrà prossimamente statale, cambiando di sede.
Il R. Istituto di Belle Arti in Napoli, fondato regolarmente nel 1822 da Ferdinando I, fu preceduto dalle scuole di disegno create da Carlo III fino dal 1738 e dalla Scuola del nudo aperta più tardi da Ferdinando I; scuole riunite e ampliate alla fine del sec. XVIII, e durante la dominazione francese poste sotto la direzione dell'Accademia di Belle Arti, sezione della celebre Accademia Ercolanense di Carlo III. Nel 1861 il governo nazionale toglieva l'istituto dalla dipendenza dell'accademia, e gli dava un nuovo statuto, modificato nel 1878, riformato poi nel 1885 e nel 1891. Le scuole d'arte e l'istituto napoletano, di grande importanza per le sorti dell'arte nell'Italia meridionale, hanno avuto tra i loro direttori e insegnanti l'architetto E. Alvino, lo scultore T. Angelini, i pittori C. Angelini, G. Mancinelli, D. Morelli, R. Postiglione, P. Vetri, e l'incisore R. Morghen. L'istituto, ospitato fino al 1864 nel palazzo del Museo nazionale, passò poi nell'ex-monastero di S. Giovanni delle monache o S. Giovanniello, accomodato a quest'uso da E. Alvino, e vi possiede una cospicua Galleria d'arte moderna.
L'Accademia di Belle Arti in Ravenna, istituita dal comune nel 1829, passata poi alla provincia, riconosciuta dal governo, è essenzialmente istituto didattico; ha sede in edificio apposito e possiede, oltre ad una collezione di gessi anche originali, una galleria di pitture e sculture antiche e moderne.
Il R. Istituto di Belle Arti delle Marche in Urbino fu fondato da Lorenzo Valerio nel 1861. Dopo la riforma Gentile si è trasformato, dal gennaio 1925, in R. Istituto d'Arte per la decorazione e la illustrazione del libro.
Il R. Istituto di Belle Arti in Palermo, promosso da un decreto del prodittatore nel 1860, istituito da altro del 1879, fu aperto soltanto nel 1886, e solo nel 1895 ebbe l'insegnamento superiore o corsi speciali.
Accademie straniere. - L'Accademia Reale di pittura e scultura in Parigi fu fondata nel 1648 a imitazione di quelle italiane e per iniziativa del pittore Ch. Le Brun, come secessione e distinzione dalla Corporazione dei pittori e degli scultori esistente fino dalla metà del sec. XIII, favorita di privilegi da numerosi regnanti fino a Luigi XIII, ormai decaduta però e malveduta dagli artisti per le sue vessazioni fiscali. Ma la nuova accademia ebbe subito l'anno di poi a sostenere la concorrenza dell'Accademia di San Luca (v. sotto); e, per quanto nel 1655 ottenesse dal cardinal Mazzarino il titolo di "reale" e privilegi dal Colbert, soltanto nel 1633 fu definitivamente organizzata e adeguatamente sussidiata, unendosi nel 1676 con l'Accademia di S. Luca; finché nel 1777 ottenne la soppressione dell'accademia rivale. Ospitata da prima in un edificio presso S. Eustachio, poi nell'Hôtel de Clisson e nella Casa di Santa Caterina, ebbe nel 1665 la sua sede nel Louvre, nel 1661 al Palais Royal, nel 1692 di nuovo al Louvre. Subito famosa pel nome del suo fondatore, poi per quello dei suoi membri, tra i quali furono i maggiori pittori e scultori di Francia, l'accademia accolse anche artisti stranieri, e, tra gl'italiani, V. Codazzi, S. Ricci, Rosalba Carriera, G. B. Pannini, G. Baldrighi, C. A. Porporati. Ancora maggior celebrità e utilità, essa acquistò con le scuole e con le esposizioni annuali, tenute al Louvre dal 1667 al 1791. Per suggerimento di J. L. David, l'8 agosto del 1793 la Convenzione nazionale decretava la soppressione dell'Accademia di pittura e scultura e di quella di architettura (v. sotto).
L'Accademia di San Luca in Parigi, creata nel 1649 dal pittore S. Vouet, quale trasformazione e continuazione della Corporazione degli scultori e pittori parigini, e rivale dell'Accademia di pittura e scultura fondata l'anno innanzi, imitò da quella romana, oltre che il nome, anche il titolo del suo capo, chiamandolo principe; contrastò con diversa fortuna con l'accademia del Le Brun, con cui si unì dal 1651 al 1655; ebbe a valido sostenitore P. Mignard, passato poi a dirigere l'istituzione rivale; ottenne nel 1705 di riaprire le scuole soppresse nel 1664; ma non riuscì a superare l'emula, anche per la mediocrità e oscurità dei suoi membri; e fu soppressa con decreto reale nel 1777.
L'Accademia Reale d'Architettura in Parigi, fondata nel 1671 dal Colbert, solo nel 1717 ottenne maggiore autonomia con la libera scelta dei proprî membri, fino allora nominati dal re; ma ebbe attività piuttosto accademica, con le celebri discussioni settimanali, che didattica; limitata, questa, a pubbliche lezioni di architettura, fortificazione e prospettiva. Anche quest'accademia fu soppressa nel 1793.
L'Accademia di Belle Arti in Parigi fu istituita nel 1795 dalla Convenzione in sostituzione delle soppresse accademie di Pittura e scultura e di Architettura; ma non come ente a sé, sì bene come sezione della terza classe dell'Istituto; divenne poi, nel 1803, la quarta classe dell'istituto stesso; e fu riformata nel 1816, riottenendo il nome di Accademia, e avendo riconfermata la soprintendenza delle Scuole di Belle Arti e dell'Accademia di Francia in Roma. Fino dal 1803 l'Accademia di Belle Arti accolse tra i suoi membri anche artisti stranieri, e, tra gl'italiani, A. Canova, A. Appiani, V. Camuccini, P. Tenerani, V. Vela.
L'Accademia di Francia in Roma, dipendente da quella di Parigi, fu fondata nel 1666 per iniziativa del pittore C. Errard quale pensionato per giovani artisti; decadde alla fine del sec. XVIII; sorse a nuova vita per opera del duca L. A. d'Antin, direttore generale delle reali fabbriche; fu soppressa dopo i moti del 1792 e ricostituita nel 1797; integrata nel 1803 col pensionato di musica e successivamente con quello d'incisione, ecc. Ospitata da prima nel palazzo Cesarini, nel 1673 in quello Capranica, nel 1725 in quello Mancini sul Corso (comprato però solo nel 1737), ebbe finalmente sede nel 1803 a Villa Medici, acquistata in quell'anno. Tra i direttori, dopo l'Errard, l'accademia ha avuto i pittori Coypel, de Troy, Natoire, Vernet, Ingres, Hébert, Carolus-Duran, Besnard e lo scultore Puech.
Fino dallo scorcio del sec. XVII l'accademia di Parigi promosse la fondazione di accademie di Belle Arti a Lione, a Reims, a Bordeaux; e durante il secolo XVIII ne furono create a Nancy, Tolosa, Montpellier, Marsiglia, Lilla, Digione, Valenciennes, e di queste alcune organizzarono esposizioni periodiche a imitazione dell'accademia di Parigi, che ebbe sempre su queste accademie provinciali una specie di soprintendenza.
L'Accademia di Belle Arti di S. Fernando in Madrid, proposta da Velázquez a Filippo IV, ma fondata soltanto da Filippo V, nel 1744, per iniziativa del marchese di Villarias e dello scultore carrarese G. D. Olivieri, ordinata definitivamente da Ferdinando VI, e di nuovo inaugurata nel 1752 col titolo di Real Academia de nobles artes de San Fernando, riformata nel 1821 dopo che le guerre ne avevano sospesa ogni attività, solo nel 1845 ebbe alle sue dipendenze una scuola di Belle Arti regolarmente ordinata; e riforme ebbe poi anche nel 1846 e nel 1873, prendendo allora il titolo di Academia de bellas artes de San Fernando. L'accademia si è fatta editrice anche di pubblicazioni d'arte, quali Los desastros de la guerra e Los Proverbios del Goya. Altre accademie hanno le città di Barcellona, Saragozza, Valenza e Granata.
L'Accademia di Spagna in Roma, ove quella di Madrid inviava pensionati fino dal 1746, fu istituita nel 1873 per iniziativa di Castelar, e nel 1881 stabilita nell'ex-convento francescano di S. Pietro in Montorio.
L'Accademia Reale di Londra, celebre quanto quella di Parigi, fu fondata per iniziativa del pittore J. Reynolds nel 1766, e riconosciuta da Giorgio III col titolo di Society of Artists of Great-Britain; nel 1768 ebbe quello di Royal Academy e proprî statuti, e fu inaugurata il 2 gennaio 1769 con un discorso del suo presidente Reynolds, che altri ne tenne poi, celebratissimi. L'accademia conserva ancora quasi inalterati gli antichi ordinamenti, e non ha alcun sussidio governativo; oltre al mantenimento delle scuole, provvede alle famose esposizioni fatte da prima in Pall-Mall, poi nel palazzo di Somerset, finalmente in quello di Burlington, costruito appositamente nel 1869. Dopo Reynolds, tutti i grandi artisti inglesi hanno fatto e fanno parte della Royal Academy.
Esistono Accademie di Belle Arti anche a Berlino (fondata nel 1703, riformata nel 1875), a Dresda (fondata nel 1764), a Monaco di Baviera (fondata nel 1770, ampliata nel 1808), a Düsseldorf (fondata nel 1767, riformata più volte), a Vienna (fondata nel 1704 da Leopoldo I e riformata nel 1726 da Carlo VI e più tardi da Maria Teresa), ad Anversa (fondata da David Teniers, il giovane, nel 1663, soppressa dai Francesi nel 1794, risorta nel 1804, chiamata Reale nel 1817), a Bruxelles, a Gand, a Liegi, a Stoccolma (fondata nel 1733 dal conte Tessin), a Copenaghen (fondata nel 1738 da Cristiano VI, riformata nel 1814 da Federico VI), a Pietroburgo (fondata da Elisabetta nel 1757), a New York (fondata nel 1828), ecc.
Bibl.: F. Bernabei, Notizie intorno alle scuole d'arte e di disegno italiane, Roma 1898; E. Pollastrini, Notizie storiche intorno alla R. Accad. delle Arti del disegno in Firenze, Firenze 1873; M. Missirini, Notizie per la storia dell'Accad. di S. Luca in Roma, Roma 1823; R. Bombelli, Brevi not. circa l'Accad. Rom. di S. Luca, Roma 1873; J. Arnaud, L'Acad. de Saint-Luc à Rome, Roma 1886; Z. Montesperelli, Brevi cenni stor. sull'Accad. di Belle Arti di Perugia, Perugia 1899; C. F. Biscarra, Rel. stor. intorno alla R. Accad. Albertina di Belle Arti in Torino, Torino 1873; G. P. Zanotti, Not. dell'Accad. Clementina di Bologna, Bologna 1739; E. Panzacchi, Brevi cenni storici intorno alla R. Accad. di Belle Arti in Bologna, Bologna 1873; A. Gatti, Notizie storiche intorno alla R. Accad. di Belle Arti in Bologna, Bologna 1896; E. Ridolfi, Rel. stor. sul R. istituto di Belle Arti in Lucca, Lucca 1872; A. Dell'Acqua Giusti, L'Accad. di Venezia, Venezia 1873; G. Fogolari, L'Accad. veneziana di pittura e scultura del settecento, in L'Arte, XVI (1913), pp. 241 segg., 364 segg.; M. Staglieno, Mem. e doc. sulla Accad. Ligustica di Belle Arti, Genova 1862; P. Martini, La R. Accad. Parmense di Belle Arti, Parma 1873; E. Lazzoni, Carrara e la sua Accad. di Belle Arti, Pisa 1869; O. Raggi, Della R. Accad. di Belle Arti di Carrara, Roma 1873; A. Caimi, L'Accad. di Belle Arti in Milano, Milano 1873; F. Asioli, Rel. sulla R. Accad. di Belle Arti in Modena, Modena 1873; A. Pinetti, L'Accad. Carrara in Bergamo, Bergamo 1912; Rel. sulle origini e riforme del R. Istituto di Belle Arti di Napoli, Napoli 1872; L. Vitet, L'Acad. Royale de peint. et de sculpt., Parigi 1880; H. Le Monnier, Procès-verbaux de l'Académie Roy. d'architect., Parigi 1911; A. Lecoy de la Marche, l'Acad. de France à Rome, Parigi 1874; Lapauze, Hist. de l'Acad. de France à Rome, Parigi 1924; L'Italico, L'Accad. di Spagna in Roma, in Riv. polit. e letter., Aprile 1899.
Accademie musicali.
Molte fra le accademie, insieme con le altre discipline, coltivarono anche la musica, come studio speculativo e come arte pratica, specialmente quando, alla fine del sec. XVI, sorsero problemi nuovi intorno all'intimo rapporto della poesia e della musica, ai fini della rappresentazione teatrale. Il nome variò, nel tempo, di significato: si chiamarono e si chiamano accademie non solo le società che si occupano di musica, ma anche le riunioni di professionisti e amatori, i concerti privati e pubblici, le scuole di musica e anche alcuni teatri. Lunga sarebbe la lista di tutte le accademie, specialmente italiane, che dai tempi più antichi fino ai nostri giorni hanno portato un contributo alla vita musicale. Quasi tutte le città italiane, dal sec. XV al XVIII, videro fiorire alcune dì queste accademie, e le città più grandi ne contarono anche parecchie. Impossibile fare qui la storia di tutte; tale studio è stato iniziato recentemente con la pubblicazione dei due primi volumi di un'opera postuma di M. Maylender (v. Bibl.). Basterà qui dare alcuni cenni sulle più importanti accademie italiane e straniere che ebbero intenti musicali.
Accademie italiane. - Ad Arezzo l'Accademia dei Discordi fu costituita nel 1623, ed ebbe sede presso la Fraternita dei Laici. Ebbe gran fama in tutta Italia, e aveva lo scopo esclusivo di coltivare il canto e la musica. Si estinse nel 1683.
Ad Assisi fu fondata l'Accademia degli Eccitati nel 1657 da Alfonso Confidati, che ne fu il principe. Nel palazzo del comune, su disegno dell'architetto Giorgetti, fu costruito un teatro ricco di scene, dove fu rappresentata la Dajne, dramma musicale del conte Ulderico Fiumi. Nel 1774 fu trasformata in colonia arcadica.
Bologna è la città che vanta le più antiche accademie. Secondo il Maylender, essa ebbe fin dalla seconda metà del '500 l'Accademia degli Accesi, la quale venne restavrata col nome di Ravvivati, verso il 1619: vi si eseguivano intermezzi. Nel 1636 l'accademia prese il nome di Riaccesi e nel 1886 tornò in vita con l'antico nome di Accesi. L'Accademia dei Floridi fu fondata nel 1615 da Adriano Banchieri, ed ebbe sede nel cenobio di S. Michele in Bosco: poi si cambiò nel 1622, per opera di Girolamo Giacobbi, maestro in S. Petronio, in quella dei Filomusi. Un'Accademia dei Filaschici ebbe origine nel 1633, col proposito di far ricerche intorno alla scienza dei suoni, per opera di D. Brunetti e F. Bertacchi; l'Accademia dei Filaulici s'identifica con quella dei Filaschici. Quanto all'Accademia dei Concordi, ve ne furono tre sotto lo stesso titolo; la prima fondata nel 1605, letteraria; la seconda, fondata sul 1777, scientifica; e la terza, fondata sul principio del sec. XIX, di carattere musicale, della quale fu direttore il maestro Tommaso Marchesi. Questa ebbe sede nel palazzo già Orsi, poi Borghi, quindi nel Liceo comunale filarmonico, e si occupò di eseguire composizioni musicali mai udite a Bologna; vi furono infatti eseguite la Creazione e le Quattro Stagioni di Haydn, quest'ultima diretta da Gioacchino Rossini, allora allievo del liceo. Ad un'Accademia degli Armonici Uniti accenna una "Passione" del Metastasio musicata da Carlo Spontoni. Un'Accademia Polinniaca fu fondata nel 1806 da Maria Brizzi Giorgi. Ma l'accademia, che ebbe fama più duratura e che ancor oggi vive, è l'Accademia Filarmonica, fondata nel 1666 da Vincenzo M. Carrati. Suo oggetto fu lo sviluppo teorico e pratico della musica e del canto; essa fu anche un tribunale rivestito di inappellabile giurisdizione in controversie d'indole musicale. Morto il fondatore nel 1675, fu creato l'ufficio di Protettore, e a coprirlo vennero sempre chiamati o illustri uomini dell'aristocrazia bolognese o cardinali (conte C. Orsi, card. Ottoboni, card. Alberoni, card. Malvezzi, ecc.). La carica di Fondatore fu ereditata dalla famiglia Carrati. Secondo lo statuto approvato nel 1879 si legge ancor oggi l'Accademia Reale Filarmonica, titolo questo che essa porta sin dalla costituzione del regno d'Italia.
A Brescia fu fondata nel 1620 l'Accademia degli Erranti. Ebbe sede nella libreria del Chiostro dei padri Cassinesi. Aveva un capo musico, oltre varî professori di scienze e di arti. Venne meno nel 1705. Aveva un teatro per le rappresentazioni di opere musicali.
A Cremona fiorì l'Accademia dei Disuniti, che sorse nel 1676 e che ebbe sede in casa della marchesa Giulia Rangoni Ariberti. Oltre a coltivare le lettere, intese anche all'esecuzione di oratorî musicali. Passò poi all'Accademia dell'Arcadia, colonia cremonese, nel 1719. Ma il Quadrio dice che nel 1739 essa fioriva ancora "con laude"
A Faenza, secondo il Magnani (Vite da Santi, Ven. e Servi di Dio della Città di Faenza, 1741), un'Accademia dei Filodici, virtuosi di canto e di suono, si sarebbe unita, ai suoi tempi (prima metà del secolo XVIII), all'Accademia degli Smarriti.
Ferrara fu città che vide sorgere e prosperare un gran numero di accademie, tra cui non è chiaro sempre quali si siano occupate di musica. Di queste il Baruffaldi dà il seguente elenco, secondo gli anni di fondazione: 1447, Accademia dei Dieci Cantoni; 1554, di S. Vito; 1592, della Morte; 1597, dello Spirito Santo; 1599, degli Elevati nella Terra di Argenta; 1600, degl'Intrepidi, che, fondata da G. B. Aleotti d'Argenta, possedette il teatro più splendido d'Italia, costruito per opera di Ercole duca di Ferrara e aperto nel 1484; 1647, dei Discordati, istituita da Curzio Manara; 1710, dei Risorti; 1720, degli Obbligati; 1740, dello Studio della musica, istituita dal prof. Pietro Beretta nel Palazzo Goretti. Giuseppe Faustini nella Biblioteca de' scrittori ferraresi (ms. 362, Biblioteca di Ferrara, fondo Antonelli), sul principio del vol. III, parlando delle accademie ferraresi, aggiunge a quelle citate dal Baruffaldi anche le seguenti: Accademia degli Uniti, nata nel 1507, Accademia dei Concordi, fondata nel 1560, e due accademie di musica sorte nel 1592, l'una istituita dalle monache di S. Antonio, l'altra dalle monache di S. Silvestro.
Firenze fu ricchissima di accademie. Il Burney parla di una Società filarmonica fondata nel 1310, che esisteva ancora nel 1789: essa avrebbe dato sviluppo alle laudi spirituali. La più importante accademia fu quella che s'intitolò Accademia (o Camerata) Fiorentina. Essa fu fondata nel 1568 da Giovanni Bardi (v.) dei conti di Vernio, il quale si proponeva principalmente di dar vita al cosiddetto "stile rappresentativo o recitativo" in musica. Quando il Bardi fu chiamato a Roma da Clemente VIII (1592), l'accademia si riunì in casa di Iacopo Corsi, e vi si aggiunsero il poeta Ottavio Rinuccini e i musicisti Iacopo Peri e Giulio Caccini. Vi si sviluppò il "recitar cantando", e nacque l'opera musicale o melodramma. Dafne fu il risultato dei primi tentativi (1596); seguì l'Euridice di Peri e di Caccini, eseguita il 6 ottobre 1600 in Palazzo Pitti, in occasione delle nozze di Enrico IV con Maria dei Medici. La prima accademia fu seguìta da molte altre. Il Quadrio ne enumera tre in Firenze: Infocati, Immobili, Sorgenti, fondate tra il 1550 e il 1560, per promuovere questo genere nuovo di musica; tutte avevano un proprio teatro. Una delle più importanti però fu quella degli Elevati, istituita da Marco da Gagliano nel 1607. Forse con la morte del fondatore (1639) l'accademia cessò, o forse si unì a quella dei Pellegrini o all'altra degl'Incostanti o degl'Immobili. Fra le antiche accademie è da ricordare l'Accademia degli Aquilotti, che sembra trasformazione della Compagnia dell'Evangelista (1427), e si occupava anch'essa di rappresentazioni teatrali. Nei tempi moderni sorsero altre accademie, principale l'Accademia dell'Istituto musicale L. Cherubini. Altra accademia importante, che vive tuttora, è la Società filarmonica fiorentina, fondata nel 1830 dal marchese Leonardo Martellini, da Luigi Ferdinando Casamorata e da altri. Fu attivissima fra il 1833 e il 1835. In questo anno si trasferì in Via del Palagio (ora Via Ghibellina), sede attuale. I concerti furono interrotti per ragioni politiche nel 1849. Un R. Collegio Filarmonico fu fondato nel 1801 da privati, e ne fu capo il marchese D. Lorenzo dei principi Corsini. Una Società Cherubini fu iniziata l'anno 1860, dalla signora Tossie Laussot, allo scopo di formare buoni lettori di musica corale e di promuovere lo studio delle opere del Cherubini.
A Lucca l'Accademia degli Accesi (1640) si occupava specialmente di produzioni teatrali. Il Garuffi (v. Bibl.) dice che nel 1645 fu rappresentata l'opera Psiche di Francesco Poggi nel teatro del Palazzo de' Borghi. Fu soppiantata dall'Accademia degli Oscuri.
Di Mantova il Quadrio (v. Bibl.) enumera parecchie accademie, senza dire l'oggetto preciso delle loro adunanze: Invaghiti (1550), Invitti (primi anni del '500), trasformata dopo il 1645 in quella dei Timidi; Accesi (1655). In seno all'Accademia Virgiliana nacque, nel 1769, la Colonia filarmonica, morta poi nel 1867. Tra il 1767 e il '69 dall'Accademia dei Timidi trasformata e dalla Filarmonica, con l'assimilazione della Colonia Arcadica e dell'Accademia Tevesiana, prendeva vita, sotto Maria Teresa, la R. Accademia di scienze, lettere e arti.
A Milano il Jarckio (v. Bibl.) assegna moltissime accademie: Fenici, Trasformati, Eliconi, Inquieti, Arisofi, Partenia minore, Intenti, Ambrosiani, ecc. E il Quadrio (I, p. 78) ricorda quella dei Fenici (1550), degli Inquieti (1594), degl'Intenti (1600), dei Nascosti (verso il 1600, degli Incerti (1617), ecc.; ma tanto delle une quanto delle altre non si conosce precisamente la parte assegnata alla musica.
Per l'Accademia del Conservatorio, v. conservatorio.
Un'Accademia dei Filodrammatici sorse verso il 1796 con intenti puramente drammatici e patriottici. Nel 1819 vi si aggregarono gli Accademici Intraprendenti. Il Maylender rileva "l'importanza dell'accademia e l'influenza benefica che essa esercitò a sviluppo dell'arte drammatica e teatrale in genere, contribuendo ad allevare non pochi artisti, divenuti celebri, e a far convergere in Milano tutti gli artisti del teatro, drammatici e musicali, d'Italia". L'accademia prese poi il titolo di Scuola di recitazione. La Società del Quartetto fu fondata nel 1864 da Tito Ricordi: ne fu capo il Mazzuccato.
Napoli contò numerosissime accademie, ma scarse notizie sono state raccolte su ognuna. Furono la maggior parte di carattere letterario e scientifico. Di alcune, per la loro somiglianza con quelle di altre città, potremmo indurci a credere che si siano occupate anche di musica, come quella dei Concordi (1624), dei Costanti (1530), simili a quelle di Siena, e dei Curiosi (prima metà del '500), ecc. Un'accademia prevalentemente musicale fu la Filarmonica, fondata nel 1834 da Ferdinando II di Borbone. In essa esercitavasi la musica vocale e strumentale e si davano rappresentazioni di drammi musicali, tragedie e commedie. Si estinse sul cadere del 1836. Un'altra Accademia dei Filarmonici del Sebeto fioriva prima del 1742; si spense nel 1799.
Pistoia vide fiorire nel 1608 l'Accademia degli Abbozzati, che si occupava anche di musica, l'Accademia degli Ardenti, fondata nel 1550, che si mantenne per oltre un secolo, e quella dei Risvegliati. L'Accademia degli Armonici, tuttora esistente, fu eretta nel 1787, senza sede fissa, rivolta anche al culto della musica e del canto.
A Roma, prima e più importante accademia fu l'Accademia o Congregazione dei musici di Roma, sotto l'invocazione di S. Cecilia, fondata da Pio V nel 1566, e alla quale fu poi annesso il Liceo musicale, oggi R. Conservatorio. Nei tempi più moderni notevole importanza assunse l'Accademia Filarmonica Romana, fondata nel 1821 dal marchese Raffaele Muti-Papazzurri. Il 2 gennaio 1861 l'accademia, con decreto di Pio IX, venne disciolta, poiché si era manifestata di sentimenti italianissimi; venne ripristinata con decreto 6 febbraio 1869, ma con un regolamento-capestro, che le impediva ogni movimento. Fu ricostituita il 20 settembre 1870. Il principe Umberto fu nominato presidente onorario, e un decreto del 4 aprile autorizzò l'accademia a fregiarsi del titolo di Reale. Attiva fu la sua vita negli anni posteriori al '70 (esecuzione delle Stagioni di Haydn, del San Paolo di Mendelssohn, della Redenzione di Gounod, eec.). Nel 1883 prese sede nel Palazzo dei Sabini e fu inaugurata da Sgambati; poi andò peregrinando nel Palazzo Bernini, nei locali annessi al Teatro Nazionale, alla Sala Umberto, al Palazzo Sinibaldi. Nel 1912 passò all'antica sala di maternità di S. Rocco. Dal 1878 l'accademia provvede alle esequie che hanno luogo al Pantheon, in memoria dei defunti re d'Italia. Tiene anche conferenze e bandisce concorsi musicali.
A Siena indubbiamente spetta il vanto di avere avuto le più antiche e attive accademie musicali. Già dall'anno 1460 si ha notizia di un'Accademia degl'Intronati. Questa si occupò di rappresentazioni sceniche, e dal 1563 al 1603 sospese le tornate per ragioni politiche. Nel 1600 l'accademia si divise in due: una parte prese il nome di Filomati, e a questa restò il teatro, eretto nella sala del Consiglio Maggiore e riattato nel 1646. Nel 1654 le due accademie tornarono a unirsi. Nel secolo XVI nell'accademia ebbero vita i giuochi detti veglie senesi. Altra accademia importante è quella dei Rozzi, la quale pare esistesse fino dal tempo di Leone X, ma ebbe leggi speciali solo nel 1531. Da Cosimo III nel 1690 ottenne il teatro fabbricato dal principe Mattias. Altre accademie musicali furono quelle: degl'Insipidi, esistita nel sec. XVI e XVII; dei Filomeli, che il Clédier riconduce al 1570 (secondo altri, la prima festa in musica risale al 1588); dei Distinti; dell'Aurora, ove in anni vicini furono rappresentate opere di Rinaldo Ticci; nonché la R. Società dei Risorti; quella dei Ravvivati; la R. Società Filarmonica (1828), la Società della Fanfara Senese (1854), cessata nel 1860. Da pochi anni vi fiorisce la "Micat in Vertice" fondata dal Conte Ghigi-Saracini.
A Venezia fiorirono le seguenti accademie: Accademia della Fama, fondata nel 1558 da Federigo Badoer, che ebbe grandissima importanza per il valore dei suoi componenti, fra i quali erano Zarlino e A. Gabrieli; Accademia Veneziana, convocata in casa del Veniero ai tempi di Claudio Merulo; Nuova Accademia Veneziana (1593), sul modello di quella della Fama, e a cui appartenne B. Donati; Accademia Musicale, riunita da Antonio Molino, detto il Burchiella, ricordata dal Caffi; Accademia della Cavallerizza, esistente ai tempi di B. Marcello, che vi faceva cantare i suoi Salmi, chiamandovi i più rinomati artisti (la Bordoni, la Tesi, la Stella, ecc.); Accademia dei Pellegrini, fondata dal Doni; Accademia degli Unisoni, fondata verso il 1637 dal poeta Giulio Strozzi; Accademia degli Orfei; Accademia degli Accesi, sorta nel 1562, la quale nel 1565 fece costruire dal Palladio un teatro stabile; Accademia dei Nobili, che nella prima e seconda metà del '700 si riuniva ogni lunedì nell'abbazia di S. Gregorio per esercitazioni musicali. Essa sembra che s'identifichi con quella degli Unisoni. Il Battaggia (v. Bibl.) ricorda anche le seguenti accademie: Accademia dei Rinnovati (1785), occupata in rappresentazioni teatrali (vi primeggiava Alessandro Ercole Pepoli, e si riuniva nel Palazzo Cavalli in S. Vitale); Accademia della Musica pratica, istituita alla fine del '700 (esercitavasi nelle sinfonie di Haydn); Società Apollinea.
A Verona alcune accademie ebbero fama grande in Italia. Prima di tutte l'Accademia degl'Incatenati, fondata nel '500 da Dioniso de' Dionisi. Adunavasi in una casa di Alberto Lavezzola, alla Vittoria Vecchia, onde fu chiamata anche della Vittoria. Nel 1564 si fondeva con la Accademia Filarmonica. Questa fu istituita, secondo il Pona, nel 1543, nel 1545 secondo lo Zagata (Cronaca, Verona 1745). Comprendeva, oltre quella degl'Incatenati, anche due antecedenti accademie, delle quali non conosciamo il nome. Scopo principale era la musica. Si ricordano anche: l'Accademia di Conversazione della Gazara, cominciata sulla fine del sec. XVII, continuata nella prima metà del XVIII; l'Accademia dei Moderati (accademici Novelli), istituita da Cristoforo Guarinone; l'Accademia dei Filicorei, che fiorì sul principio del secolo scorso, e si fuse poi con l'Accademia degli Anfioni.
A Vicenza varie accademie coltivarono la musica. L'Accademia Olimpica, istituita nel 1555, oltre alle lettere, alle scienze e alle arti, attese anche al teatro e alla musica. Dal 1843 si trasformò in Accademia Agraria. L'Accademia o Nuova Compagnia curò le lettere, la cavalleria e la musica. L'Accademia dei Costanti, fondata nel 1556, si raccoglieva negli orti di Gualdo, ed esercitò le lettere, le armi e la musica: si estinse nel 1568. Nell'Accademia degli Orti di Giambattista Graziani (sec. XVI) le fanciulle recitavano versi latini, accompagnandosi con la lira. L'Accademia Eretenia fu fondata dal conte Alvise Trissino e da altri, che eressero il Teatro Eretenio, di cui parla anche Goethe nel suo viaggio in Italia. L'Accademia o Societas Philarmonica, istituita il 5 febbraio 1785 sotto gli auspici di Zaccaria Morosini, ebbe scopi prevalentemente musicali. L'Accademia degl'Imperfetti fu fondata nell'anno 1782; l'Accademia dei Musicisti Dilettanti, nell'anno 1726; l'Accademia proprietaria del Teatro Berico forse nel 1799.
Fra le Accademie straniere va ricordata l'Accademia Filarmonica di Lubiana, istituita da Giovanni Bertoldo di Hoffer, patrizio di Carniola, l'8 gennaio 1702, in seguito alle Accademie degli Uniti (1688) e degli Operosi (1693), che sembra, secondo il Maylender, d'origine italiana. A stare all'opinione di alcuni, l'attuale ne sarebbe una continuazione.
Ma è soprattutto notevole, per la sua importanza storica, l'Académie de Musique di Parigi. È stata chiamata nazionale, imperiale, reale, secondo i mutamenti politici. La sua origine deve riferirsi al 1669, anno in cui Luigi XIV concesse a Perrin, a Roberto Cambert e al marchese di Sourdéac il privilegio per l'istituzione di un'accademia, avente per scopo di produrre in pubblico "opere e drammi con musica e versi francesi", secondo il modello italiano, per lo spazio di 12 anni. Anche un secolo prima circa, nel 1570, da Carlo IX erano stati accordati simili privilegi ad un veneziano, G. A. de Baif, in favore di una "accademia di poesia e di musica", ma non sembra che nel suo programma fossero incluse rappresentazioni drammatiche. L'accademia di Perrin, dopo una serie di vicissitudini, aprì le sue porte il 3 marzo 1671 con la rappresentazione di Pomona dello stesso Cambert. Il successo fu tale da permettere di ripeterla per otto mesi. Ma l'amministrazione dell'accademia fu disastrosa, per le irregolarità commesse dai suoi dirigenti: Perrin stesso fu messo in carcere per debiti. Di questo disordine approfittò un musicista italiano, il Lulli, il quale riuscì ad ottenere per sé stesso i privilegi concessi prima a Perrin e Cambert. Dopo la morte di Cambert, il Lulli rimase padrone della situazione, e fino alla sua morte (1687) fu l'arbitro del dramma musicale in Francia: vi rappresentò non meno di 20 grandi opere, oltre a diversi altri lavori. Il teatro dell'accademia servì come teatro di battaglia per tutto il movimento posteriore della musica scenica, che comprende l'opera di Rameau e di Gluck.
Nel 1787 fu aggiunta all'accademia una scuola di canto e declamazione. L'accademia continuò anche durante la rivoluzione francese le sue rappresentazioni, che furono interrotte solo dall'assassinio del duca di Berry (1820). Nel 1861, al momento migliore del secondo impero, si gettarono le fondamenta di una nuova accademia, il cui progresso fu arrestato dalla guerra franco-tedesca. Il teatro di via Le Peletier fu, nel frattempo, bruciato, e l'accademia si stabilì, sempre sotto il controllo dello stato, nella sua ultima sede, aperta al pubblico il 5 gennaio 1875.
L'Accademia di Francia ha una suddivisione di Académie de beaux arts, che ogni anno stabilisce varî premî importanti, a cui la scienza e l'arte musicale devono molti incoraggiamenti.
In Inghilterra notevole è l'Accademia della musica antica di Londra (Academy of ancient music). Fu istituita nel 1710, per lo studio e la pratica delle opere strumentali e vocali e per la costituzione di una raccolta di musica stampata e manoscritta. Fiorì specialmente sotto la direzione del dott. Pepusch, col concorso dei ragazzi e uomini cantori della cattedrale di S. Paolo e della Cappella Reale. L'accademia cessò la sua carriera nel 1792 sotto la direzione del dott. Arnoldi.
Per la Royal Academy of Music (1882) e la London Academy of Music v. conservatorio; e così pure per l'Accademia di Belle Arti di Berlino, la quale ha sotto il suo patronato la scuola di composizione (Ak. Meisterschule); l'accademia di musica (Hochschule für Musik); l'Istituto di musica religiosa, l'Ak. Institut f. Kirchenmusik di Breslavia, l'Akad. der Tonkunst di Monaco, il Collegium musicum academicum di Würzburg, l'Académie de musique di Ginevra.
In Russia all'Accademia Imperiale di Pietroburgo (Imperatorskaja Akademija nauk) fondata da Pietro il Grande nel 1724, Elisabetta nel 1757 annesse un'Accademia delle belle arti, della quale Caterina II formò una istituzione separata (v. conservatorio). La Società filarmonica fu fondata nel 1802 per iniziativa privata e s'inaugurò con la Creazione di Haydn.
La Società sinfonica degli amatori di musica, fondata nel 1841, fu sospesa nel 1851 e ripresa nel 1859, col nome di Società musicale russa, a cui appartennero Rubinstein, Stassov, ecc.; nel 1873 ne fu protettore il granduca Costantino Nicolaievič; il 6 aprile dello stesso anno fu autorizzata a prendere il nome di Società imperiale.
L'Academy of Music di New York non è un corpo accademico, ma un teatro per rappresentazioni e per concerti. Aperto nel 1854, s'incendiò nel 1866 e fu riaperto nel 1867. Per altre istituzioni aventi scopo d'insegnamento, v. conservatorio.
Bibl.: Jarchius, Specimen historiae academiarum eruditarum Italiae, Lipsia 1725; A. U. Zanon, Catalogo di tutte le accademie italiane dal sec. XIII in poi, inserito nell'opera Della utilità morale economica e politica delle accademie di agricoltura arti e commercio, Udine 1775; G. M. Garuffi, Italia accademica, Rimini 1688; M. Alberti, Breve notizia delle accademie d'Italia, Torino s. a.; F. S. Quadrio, Storia e ragione di ogni poesia, I, Bologna 1739, pp. 48-112; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, Bologna 1926 segg.; G. B. Roberti di Bassano, Notizie delle accademie d'Italia, ms. Biblioteca comunale di Bassano; D. Gisberti, Delle accademie, ms. Biblioteca Marciana, Venezia (classe X, cod. XCV); A. F. Doni, Libraria, contiene l'elenco delle accademie allora esistenti; P. Alfieri, Brevi notizie storiche sulla Congregazione e Accademia di S. Cecilia in Roma, Roma 1845; Orlandi, Memorie storiche intorno alle accademie scientifiche e letterarie della città di Bologna, Bologna 1852; F. Caffi, Storia della musica sacra, ecc., Venezia 1854, passim; A. Solerti, Gli albori del melodramma, I, Palermo 1904, p. 68 e passim; R. Gandolfi, Alcune notizie sulla Società filarmonica fiorentina, in Ricordi musicali fiorentini, IV, fasc. IV; G. Baruffaldi, Notizie storiche delle accademie letterarie ferraresi, Ferrara 1787; Istituti e società musicali in Italia, in Statistica, Roma 1875; F. Keesbacher, Die Philarmonische Gesellschaft in Laibach, ecc., Lubiana 1862; G. Martinazzi, Accademia dei filodrammatici di Milano, già Teatro Patriottico, cenni storici, Milano 1879; C. Minieri-Riccio, Cenno storico delle accademie fiorite nella città di Napoli, in Arch. storico per le provincie napoletane, IV; A. Cametti, L'Acc. filarmonica romana dal 1821 al 1860, Roma 1924; R. Morrocchi, La musica in Siena, Siena 1886; C. Mazzi, Accademie e congreghe di Siena, Firenze 1882; E. Clédier, Notice sur l'académie italienne des Intronati, Bruxelles 1864; M. Battaggia, Delle accademie veneziane, Venezia 1926; Canal, Della musica in Venezia, II, pp. 469-500; S. Rumor, Accademie in Vicenza, Vicenza 1892; Pona, Origine et progressi dell'Acc. filarmonica, ms. 912, Biblioteca di Verona; G. Biadego, Accademie veronesi, Verona 1902; A. Sala, I musicisti veronesi, Verona 1879; F. Parfaïct, Histoire de l'Académie royale de musique (ms. Bibl. Nat., p. 12355); W. Cazalet, The history of royal Academy of music, Londra 1854. Per le accademie attuali, cfr. Montessus de Ballore, Index generalis, Parigi 1927.