ACCADEMIA
(I, p. 186).
La Reale Accademia d'Italia.
È nata il 7 gennaio 1926, per volontà e iniziativa di Benito Mussolini. Ma da quando essa fu primamente pensata a quando fu veramente costituita, con i primi 30 accademici di nomina governativa, che fu nel marzo 1929, quasi quattro anni passarono: necessarî a elaborare il progetto, procurargli le indispensabili sanzioni legislative, impostare sul bilancio dello stato le somme necessarie, mettere in ordine la sede, cioè la bellissima Farnesina, già casa di un grande signore del Rinascimento, Agostino Chigi, affrescata da Raffaello e dal Sodoma, da Sebastiano del Piombo e dal Peruzzi, ora acquistata dallo stato e ricondotta, con opportuni restauri, cui attesero l'architetto Terenzi, il prof. F. Hermanin, l'accademico G. A. Sartorio, allo splendore di un tempo. Finalmente, il 28 ottobre 1929, la R. Accademia d'Italia venne solennemente inaugurata in Campidoglio, presente e incitante, con la sua parola, il capo del governo.
Quale compito è assegnato alla nuova Accademia, oltre quello di premiare altamente e additare al pubblico esempio gli uomini più rappresentativi nel campo della cultura? Dice il r. decr. 7 gennaio 1926, convertito nella legge 25 marzo di quell'anno, art. 2: "L'Accademia d'Italia ha per iscopo di promuovere e coordinare lettere e delle arti, di conservarne puro il carattere nazionale, secondo il genio e le tradizioni della stirpe, e di favorirne l'espansione e l'influsso oltre i confini dello stato". Dunque, compito di coordinazione fra istituti e attività esistenti e operanti, ove la coordinazione è possibile e utile; compito di propulsione, per quel tanto che le attività intellettuali possono essere sollecitate dal di fuori; compito di tutela dello spirito nazionale, in quanto esso si realizza nella letteratura, nell'arte, nel linguaggio; compito di avvaloramento del lavoro intellettuale della nazione fuori dei confini, non per creare riputazioni fittizie, ma per aiutare a vincere i fittizî ostacoli, le forze d'inerzia.
Sono compiti nuovi? Nel loro complesso, sì. Accademie e istituti del genere in Italia non mancano. E ve ne sono di eccellenti, consacrati da una tradizione secolare e da una ininterrotta, degnissima attività. Ma la storia delle accademie in Italia mostra, dal Rinascimento in poi, un continuo e progressivo differenziarsi e specializzarsi. Si capisce perciò come si potesse pensare a un organo che, pur chiamato a collaborare con gli altri, fosse più largo e universale, cioè rappresentasse tutte le attività intellettuali della nazione; che rappresentasse, oltre la scienza, anche la cultura, o, quanto meno, il sapere extrauniversitario; si sentisse più vicino, più direttamente legato alle varie esigenze spirituali del nostro tempo, più pronto ai suoi richiami, più capace di influire sulla massa della gente colta, più vario e pieghevole e sollecito nella sua azione, più disposto a veder la scienza in funzione politica e nazionale; stimolasse e incoraggiasse il nuovo, in letteratura e in arte, senza rompere i nessi con l'antico e tradizionale, condizione perché quel nuovo non si risolva nello stravagante ed effimero; concorresse alla formazione di una specie di fronte unico intellettuale italiano, perché fosse meglio affermata l'individualità morale della nazione e insieme, agevolati i necessarî e benefici rapporti di scambio con gli altri paesi. Questa esigenza si faceva più sentita via via che, con la guerra mondiale e dopo di essa, veniva fermentando nella nazione una vita nuova, più ricca d'impulsi ideali, meglio consapevole dei nessi che intercedono fra tutte le creazioni dello spirito e fra queste e la vita pratica. Prendeva radice e consistenza il pensiero che lo stato, come interveniva nella vita economica e nei rapporti fra le categorie, poteva e doveva intervenire, più efficacemente che non facesse, nel campo della cultura, specialmente della cultura libera, dalla quale esso era assente. In rispondenza di questo spirito e di questo pensiero, maturati col fascismo, come si era riformata la scuola dai gradi più bassi ai più alti, come si era creato sul finire del 1923 un Consiglio nazionale delle ricerche, così si fondò la nuova Accademia d'Italia. E fu fondata con la piena coscienza, nel capo del governo, che fosse necessario, in questo delicatissimo campo, conciliare autorità con libertà; disciplinare ma non asservire le più elevate attività dello spirito; dare direttive alle forze spirituali della nazione, senza mortificare le libere e buone iniziative degli studiosi e artisti singoli, anzi andando loro incontro; promuovere e stimolare nei privati un intelligente mecenatismo.
La classe delle scienze fisiche matematiche e naturali ha trovato più facilmente delle altre, nel tipo tradizionale delle Memorie accademiche, l'espressione della sua attività: e ha pubblicato a tutt'oggi volumi di Memorie, dovute ad accademici e non accademici, affermatesi già per il loro reale valore scientifico. Le altre classi non hanno pubblicato e non pubblicano Memorie, anche perché non tutte le attività in esse rappresentate è possibile e utile che si orientino verso questa forma di vita accademica. E poi, l'Accademia d'Italia parte dall'idea che essa debba non tanto mettere in luce il lavoro personale - scientifico o artistico - dei suoi membri, lavoro che per alcuni di essi si svolge ed è bene si svolga in piena aria, direttamente dinnanzi alla nazione, quanto promuovere, aiutare col consiglio e col denaro, coordinare, indirizzare il lavoro intellettuale, vario e raggiungibile per diverse vie, della nazione stessa. Di qui la norma fissata dall'Accademia, già in sul principio, che le classi siano libere, previa discussione collegiale e approvazione dell'Assemblea, quanto ai mezzi e modi di assolvere i loro compiti.
Tuttavia, se non Memorie, altre pubblicazioni sono in corso: pubblicazioni varie e a serie organiche, classificate in quindici raccolte.
Innanzi tutt0 l'Annuario che, oltre a riprodurre le leggi e i documenti relativi all'Accademia espone, in riassunto, l'attività dell'Accademia stessa relativa alla sessione precedente, poi gli Studi e Documenti dedicati alla pubblicazione e illustrazione di materiale documentario importante, di bibliografie, regesti, inventarî ragionati. Con essi, l'Accademia si propone di aiutare specialmentel'esposizione e raccolta fuori d'Italia di documenti che interessano la storia italiana e anche estranei a essa, come sono quelli che l'accademico G. Tucci, con mezzi forniti dall'Accademia o procurati per mezzo di essa, ha raccolto, nei suoi viaggi in India e Tibet, intorno al buddhismo mahāyānico, la filosofia, le religioni, la linguistica, l'arte di quelle regioni, e che ora viene illustrando nei suoi volumi di Acta Indo-Tibetica. A differenza delle altre pubblicazioni, che emanano dall'una o dall'altra classe, questi Studi e Documenti si alimentano del contributo di tutte le classi e realizzeranno un poco quello che è stato fin dal primo giorno il proposito dell'Accademia: l'unità, non solo esterna, ma di lavoro; ogni classe interessata al lavoro delle altre classi; ridotte al minimo possibile le paratie stagne, che avrebbero per risultato d'isolare le singole classi, restringerne la visuale, impoverirle spiritualmente.
Analogo carattere ha la collezione "Varia" nella quale sono comprese principalmente le stampe o le ristampe di opere insigni, come il Mahābharāta nella versione inedita di M. Kerbaker, le Opere varie del Romagnosi, e l'inedito Viaggio in Italia redatto in italiano dal padre di Goethe. Tre raccolte sono dovute alla classe delle arti: Architettura, Artisti italiani dell'Ottocento e Musica, dedicata quest'ultima, soprattutto, alla riproduzione in facsimile di stampe rare o di autografi, come quello dello spartito originale della Norma di Bellini. Una quarta raccolta, di pubblicazioni della classe delle arti, edita però non dall'Accademia, ma dalla Libreria dello Stato, si riferisce al rilievo di tutti i monumenti architettonici italiani. Ricordiamo anche le collezioni Viaggi di studio ed esplorazioni e Centro studi per l'Africa Orientale Italiana, nelle quali si pubblicano le relazioni dovute a viaggi ed esplorazioni promosse oppure sussidiate dall'Accademia. Si rammentano infine anche le raccolte Celebrazioni e Commemorazioni dedicate ai discorsi pronunziati per incarico ufficiale dell'Accademia e La Farnesina, studî e ricerche intorno al celebre edificio nel quale si trova oggi la sede dell'Accademia.
È fra i propositi dell'Accademia di dare particolare impulso a queste ricerche oltre confini, che avranno per risultato non solo di accrescere, genericamente, il materiale di studio, ma anche di allargare il campo ideale dei nostri studiosi, far meglio vedere storia e cultura italiana nei loro nessi con la storia e cultura degli altri paesi, suscitar fuori d'Italia maggior interesse intorno all'attività scientifica nostra, moltiplicare i rapporti fra studiosi italiani e stranieri. A tale scopo, l'Accademia concorre anche con la partecipazione frequente dei suoi membri a grandi convegni e solenni celebrazioni straniere; con l'ospitalità che spesso offre a quanti stranieri vengono a Roma, investiti di funzioni rappresentative nel campo delle lettere, scienze o arti; con le borse per viaggi di studio, concesse a giovani studiosi italiani e con gli annuali convegni "Volta".
La Fondazione Volta. - Parte integrale dell'Accademia d'Italia, pur avendo una sua personalità giuridica e patrimoniale, è la Fondazione Volta, che all'Accademia, e in modo particolare alla classe di scienze fisiche matematiche e naturali, fornisce mezzi cospicui di nobilissima attività. Istituita dalla munificenza della "Società Edison" di Milano, la Fondazione è chiamata ad avvicinare studiosi italiani e stranieri e mettere i nostri studiosi a contatto con ambienti culturali e problemi diversi o diversamente posti e sentiti. I redditi della Fondazione sono per metà destinati a viaggi di studio e perfezionamento all'estero e per l'altra metà a convegni internazionali, organizzati ogni due anni dalla classe delle scienze fisiche matematiche e naturali e, nell'anno intermedio, successivamente, da una delle altre classi. Essi raccolgono a Roma o anche in altra città, ospiti dell'Accademia d'Italia, i rappresentanti più cospicui della scienza e dell'arte, degli studî storici e politici o delle lettere, per discutere intorno a un tema, fissato un anno prima dalla Reale Accademia d'Italia col concorso delle cinque maggiori accademie costituenti l'Unione accademica nazionale.
Il primo di questi convegni ha avuto luogo nel 1931, dedicato a un tema di fisica nucleare, Nuclei ed elettroni. Nel 1932, il convegno, organizzato dalla classe di scienze morali e storiche, ebbe come tema Europa, con tutta una serie di problemi che già cominciano a essere attuali: Esiste un'Europa come unità? E, se esiste, da quali popoli è costituita? E quale la sua posizione di fronte al mondo extraeuropeo, prima e dopo la guerra? E vi è la possibilità di una collaborazione attiva dell'Europa? Nel 1933, il convegno fu dedicato all'Immunologia. Nel 1934, scrittori, drammaturghi, tecnici dell'organizzazione teatrale furono chiamati a discutere su Il teatro. Nel 1935 si svolse il Convegno sulle Alte velocità in aviazione; nel 1936 quello sui Rapporti dell'architettura con le arti figurative e nel 1937 quello sullo Stato attuale delle conoscenze sulla nutrizione. Di tutti i Convegni sono stati pubblicati gli Atti.
Altre fondazioni e premi. - Ricordiamo qui la Fondazione Palanti, dovuta all'architetto Mario Palanti, che, a partire dal 1934, assegna un premio triennale di 20.000 lire al miglior progetto di architettura sacra. E poi, i quattro premî annuali di lire 50.000 ognuno, istituiti nel 1930 dal Corriere della Sera e intestati a Benito Mussolini: uno per ogni classe. Alla Reale Accademia d'Italia il Ministero dell'educazione nazionale ha anche affidato il compito dell'assegnazione dei "Premî d'incoraggiamento", una somma variante dalle 600 alle 700.000 lire ogni anno. Altra recente istituzione, annessa all'Accademia, è il Centro studi per l'Africa Orientale Italiana dovuto all'iniziativa dell'accademico Alberto De' Stefani. Il Centro ha già promosso ed eseguito importanti missioni, tra le quali ultima quella diretta dall'accademico G. Dainelli.
Insomma, favore e credito non mancano, attorno all'Accademia d'Italia, che ha avuto come suo primo presidente Tommaso Tittoni, un uomo che veniva dalle attività della politica e, insieme, degli studî, al quale succederono Guglielmo Marconi (dal 19 settembre 1930) e Gabriele D'Annunzio (dal 21 settembre 1937); ne è presidente, dal 7 marzo 1938, Luigi Federzoni. Dall'Accademia d'Italia, gli Italiani attendono che compia opera di coordinazione, segnalazione, incitamento e aiuto nel campo del lavoro intellettuale; che promuova in esso quel senso di unità che il moderno specialismo tende a distruggere o attenuare; che vada incontro alle forze veramente creative che affiorano nella vita italiana; che rappresenti e contemperi spirito di rivoluzione e spirito di conservazione, razionalismo e senso storico, tensione verso l'avvenire e fedeltà al passato.
La R. Accademia d'Italia si compone di quattro classi: scienze morali e storiche, scienze fisiche matematiche e naturali, lettere, arti. Gli accademici sono sessanta, portano divisa e godono di un assegno sul bilancio dell'accademia nonché del libero percorso sulle ferrovie dello stato; spetta loro il titolo di eccellenza. I primi trenta accademici furono nominati, come s'è accennato, per decreto reale su proposta del capo del governo, Benito Mussolini, di concerto con il ministro dell'Educazione nazionale e sentito il Consiglio dei ministri. Per la nomina degli altri, il procedimento è lo stesso, ma il capo del governo sceglie i nuovi accademici in terne proposte dall'Accademia stessa. Il presidente, i vicepresidenti che presiedono le quattro classi, l'amministratore e il segretario generale sono anch'essi nominati dal capo del governo, sentito il Consiglio dei ministri, in terne pure proposte dall'Accademia.
Il presidente della R. Accademia d'Italia presiede anche, di diritto, l'Unione Accademica Nazionale di cui sono membri l'accademia stessa insieme con le altre cinque maggiori accademie italiane (R. Accademia nazionale dei Lincei; R. Accademia delle scienze di Torino; R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; R. Istituto lombardo di scienze e lettere; R. Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli). L'Unione accademica nazionale pubblica opere scientifiche di vasta mole: la parte relativa all'Italia del Corpus Vasorum Antiquorum; la Forma Italiae e le Inscriptiones Italiae, e rappresenta l'Italia in seno all'Unione accademica internazionale, collaborando anche a pubblicazioni di questa (Dizionario internazionale del latino medievale e il periodico Archivum latinitatis Medii Aevi; Catalogo dei manoscritti alchimistici greci; Corpus philosophorum Medii Aevi, ecc.).
Pontificia Accademia delle scienze.
Fu fondata da Pio XI con "motu proprio" del 28 ottobre 1936, trasformando "funditus" l'antica Accademia delle scienze dei nuovi Lincei, che venne così soppressa, pur mantenendosi alcuni privilegi per i vecchi soci. Ha lo scopo di promuovere lo studio e il progresso delle scienze fisiche, matematiche e naturali e della loro storia, come dichiara il primo articolo dello statuto, che in quattro titoli e 34 articoli si occupa della costituzione e fine, dell'ordinamento, del funzionamento, e in ultimo di disposizioni varie e transitorie. L'Accademia ha membri onorarî, effettivi in numero di 70, soprannumerarî in numero di 5; il consiglio direttivo è composto dal presidente assistito da cinque consiglieri con funzioni di segretario, tesoriere, bibliotecario e censori in numero di due.
Bibl.: Il "motu proprio" di fondazione è in Acta apostolicae sedis del 28 ottobre 1936, serie II, vol. III, n. 13; ivi anche lo statuto; cfr. poi l'Annuario, I, 1936-37, Città del Vaticano 1937.