Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Le accademie rappresentano un punto di riferimento essenziale per la ricerca scientifica nel XVIII secolo. Le grandi monarchie fondano nuove istituzioni per ampliare le potenzialità dello Stato. Nell’età dell’Illuminismo le accademie hanno un preciso obiettivo: diffondere la cultura scientifica e renderla di pubblica utilità. Nascono i periodici scientifici specializzati.
Accademie e società scientifiche
Nel Settecento le accademie scientifiche costituiscono il punto di riferimento principale per le attività di ricerca degli scienziati. Le università restano invece, nella maggior parte dei casi, centri di diffusione del sapere. Tuttavia l’idea che università e accademie siano strutture in assoluto contrasto fra loro non risponde a verità: negli Stati tedeschi (si veda ad esempio il caso dell’università di Gottinga) e italiani il docente svolge in modo frequente attività di ricerca. È sufficiente ricordare che Alessandro Volta effettua presso l’università di Pavia (tra le più avanzate d’Europa alla fine del Settecento) la maggior parte delle sue straordinarie ricerche.
In Europa le grandi monarchie iniziano a intervenire per promuovere e sostenere l’attività delle accademie. Sull’esempio della Royal Society di Londra e dell’Académie des Sciences di Parigi, vengono create accademie in tutti gli Stati europei.
Grande fama hanno in questo periodo, oltre alle istituzioni di Londra e Parigi, le accademie di Berlino e di San Pietroburgo. L’Accademia reale prussiana delle scienze, inizialmente nota come Societas Regia Scientiarum, fondata nel marzo 1700, è ispirata a un progetto di Leibniz.
Pietro il Grande dà vita a San Pietroburgo, nel 1724, alla Academia Scientiarum Imperialis Petropolitana.
L’età dell’Illuminismo
Le accademie scientifiche vivono un momento di grande splendore durante la seconda metà del secolo, in coincidenza con l’esplosione dell’Illuminismo, movimento filosofico che concepisce una riforma globale della società la quale, attraverso una sempre maggiore diffusione della cultura, deve essere migliorata in ogni sua componente (politica, sociale, economica, scientifica ecc.). In questo contesto, quindi, è necessario che la scienza progredisca e si perfezioni per ricoprire una funzione di pubblica utilità. I sovrani comprendono di poter utilizzare gli sviluppi della ricerca scientifica per il potenziamento dello Stato. A Berlino l’Accademia delle scienze viene riorganizzata intorno alla metà del secolo da Federico II, che cerca di attirare a sé grandi personaggi della cultura illuministica. Voltaire suggerisce a Federico II di affidare la direzione dell’accademia a un altro grande di Francia, Maupertuis.
Anche negli Stati dell’America del Nord si sviluppano società scientifiche. A Philadelphia viene creata, grazie a Benjamin Franklin, l’American Philosophical Society for Promoting Useful Knowledge (1743), mentre George Adams fonda a Boston l’American Academy of Arts and Sciences (1780).
L’età delle riforme dà grande impulso anche allo sviluppo e alla trasformazione delle accademie negli Stati italiani. Mentre nella prima metà del secolo le accademie italiane registrano ancora l’assenza dei poteri statali, successivamente la creazione di nuove istituzioni è da porre in relazione con le politiche culturali dei governi.
All’Accademia di Bologna, fondata nel 1714 da Luigi Ferdinando Marsili e ispirata all’Académie di Parigi, si affiancano molte altre istituzioni, fra le quali spicca, per importanza e qualità della produzione, la Reale Accademia delle scienze di Torino (1783), nata nel 1757 come Società Privata Torinese per iniziativa di Gianfrancesco Cigna, Angelo Saluzzo e Joseph-Louis Lagrange.
Nel Settecento non esistono soltanto le “grandi” istituzioni, ma nascono numerose accademie “provinciali”, che contribuiscono alla diffusione della cultura nei Paesi e nelle nazioni d’appartenenza. Tale fenomeno è riscontrabile soprattutto in Francia e negli Stati italiani.
Struttura e caratteristiche delle accademie
Le accademie settecentesche sono solitamente divise in classi, a ognuna delle quali vengono attribuite specifiche competenze.
Inoltre può accadere, più frequentemente rispetto al passato, che le accademie non siano soltanto “scientifiche”, ma tendano ad avere un carattere globale (ad esempio Berlino e Pietroburgo), espresso talvolta nella forma “scienze, arti e letteratura”.
Le accademie possono avere una struttura “chiusa”, sotto controllo governativo, ed essere dotate di regolamenti che stabiliscono anche i criteri di elezione dei soci e il loro stipendio, come nel caso di Parigi, Berlino, Pietroburgo e Torino; oppure possono avere una struttura “aperta”, essere quindi più indipendenti dal punto di vista politico, ma soggette a una tassa di ammissione per i membri: la Royal Society ne è il tipico esempio. Spesso le accademie bandiscono concorsi a premi, alcuni dei quali sono diventati assai celebri e importanti.
L’Accademia delle scienze di Parigi è al centro del processo di incontro fra la tradizione di ricerca delle scienze classiche con quelle baconiane. Lavoisier e Laplace leggono il celebre Memorie sul calore all’Académie nelle sedute del 18 e 25 giugno 1783. Diversa la situazione in altre zone d’Europa, come negli Stati italiani, dove l’integrazione dei programmi di ricerca risulterà più difficile.
Con la progressiva definizione delle scienze sperimentali nascono anche i primi esempi di accademie a carattere specifico, come quelle di agricoltura, un settore di interesse privilegiato da parte di scienziati, filosofi, economisti e politici per le sue relazioni con la Rivoluzione industriale, le riforme dello Stato e le possibilità di applicazioni pratiche e tecnologiche, soprattutto da parte dei chimici.
Diverso esempio di accademia specifica è rappresentato dalla Società italiana delle scienze (successivamente detta anche Accademia dei Quaranta o XL) fondata a Verona nel 1782 dal matematico e ingegnere Anton Maria Lorgna. Struttura dalle modalità del tutto particolari e anomale rispetto alle accademie tradizionali, la Società si presenta come un’istituzione sovranazionale, promossa e gestita interamente dagli stessi scienziati che ne fanno parte.
La struttura delle istituzioni scientifiche subirà profondi mutamenti nel periodo della Rivoluzione francese e dell’Impero napoleonico. Insegnamento e attività di ricerca saranno sempre più collegati fra loro rispetto al passato, e la figura dello scienziato assumerà una dimensione professionale. Fino alla fine del Settecento, chi svolge attività scientifiche proviene prevalentemente da ambienti nobili ed ecclesiastici, inizia la sua carriera con studi medici o esercita diverse professioni (ad esempio quella di avvocato) che gli consentono di dedicarsi ad altri interessi, come quelli scientifici.
Istituzioni e riviste scientifiche
La diffusione della cultura scientifica nel Settecento è strettamente legata alla pubblicazione da parte delle accademie e delle società scientifiche di propri “atti” e “memorie” o, nel caso della Royal Society di Londra, delle famosissime Philosophical Transactions. Importante ruolo è ricoperto anche da riviste indipendenti come il “Journal des Sçavans” o gli “Acta eruditorum”, celebri per la pubblicazione delle memorie di Leibniz.
Durante la prima metà del Settecento nascono periodici scientifici che, pur trattando vari argomenti, hanno il preciso scopo di divulgare le novità scientifiche a un pubblico sempre più ampio. Il “Journal de Trévoux”, o “Mémoires pour l’histoire des sciences et des beaux-arts”, grazie a un’impostazione editoriale assai intelligente e a tutto campo, ha grande diffusione nella prima metà del secolo.
La nascita delle riviste specializzate
Come nel caso delle istituzioni, anche le pubblicazioni scientifiche diventano sempre più numerose intorno alla metà del secolo. È in questo momento che nasce il periodico scientifico come genere letterario. Fra le varie pubblicazioni spiccano le “Observations sur la physique, l’histoire naturelle et les arts”, rivista meglio conosciuta come “Journal de physique”. Diretto dal 1771 dall’abate Rozier, il “Journal” viene successivamente rilevato da Jean-Claude de La Métherie che, dopo la morte di Rozier (1793), ne diviene editore e proprietario, trasformando il nome completo della rivista in “Journal de physique, de chimie, d’histoire naturelle et des arts”. L’aggiunta della materia “chimie” è di fondamentale importanza. Sono questi gli anni in cui Lavoisier avanza le sue proposte di riforma dell’intero sapere chimico. Allo scopo di diffondere e propagandare in modo più incisivo le sue teorie, Lavoisier, assieme a numerosi collaboratori, tra cui i fondatori della nuova nomenclatura chimica (Guyton de Morveau, Berthollet e Fourcroy) fonda la rivista “Annales de chimie” (1789), che nel giro di poco tempo avrà ben 600 abbonati. La riforma del “Journal de physique” operata da De La Métherie è volta quindi in maniera specifica a contrastare il progetto editoriale di Lavoisier.
Non a caso De La Métherie ha un’idea e un’immagine della chimica completamente diverse rispetto a quelle di Lavoisier.
Per le loro particolari caratteristiche gli “Annales de chimie” costituiscono anche uno dei primi esempi di giornale specializzato. Prima degli “Annales” esce in Germania, per opera di Lorenz Crell, il periodico “Chemisches Journal” (1778), successivamente noto come “Chemische Annalen” (1784), che chiuderà nel 1804. In seguito, per l’esaurirsi dell’esperienza del “Journal de physique”, gli “Annales” assumeranno un ruolo guida anche nel campo delle scienze fisiche. Nel 1816 Gay-Lussac e Arago, editori e proprietari della rivista, ne trasformeranno il nome in “Annales de chimie et de physique”.
Negli ultimi decenni del Settecento vengono proposte, anche negli Stati italiani, numerose riviste scientifiche fra cui spiccano i vari periodici realizzati da Luigi Valentino Brugnatelli.
Nel 1796, infine, esce a Ginevra (uno dei centri intellettuali più importanti d’Europa), fondata da Charles-Gaspard de La Rive, la “Bibliothèque britannique”, periodico di straordinaria importanza per la diffusione della scienza inglese sul continente e successivamente per lo sviluppo delle scienze sperimentali in generale, particolarmente l’elettrologia. Inizialmente articolata in due serie, “Littérature” e “Sciences et arts”, dal 1816, per le mutate caratteristiche, assumerà il nome di “Bibliothèque universelle”.
È soltanto l’inizio del prodigioso sviluppo della stampa scientifica che avverrà durante l’Ottocento.