accampare
Unicamente in Pg VIII 80, in rima: Nino, della famiglia Visconti di Pisa, ricordando colei che era stata sua sposa ed era poi passata a seconde nozze con Galeazzo dei Visconti di Milano, si abbandona a una predizione: Non le farà sì bella sepultura / la vipera che Melanesi accampa, / com'avria fatto il gallo di Gallura (con Melanesi etnico plurale, senza articolo; nell'edizione del '21 e per lo più nelle edizioni moderne, che 'l Melanese accampa): il concetto generale della terzina è che l'arme gentilizia dei Visconti milanesi (una vipera o biscia) scolpita sulla tomba della donna non renderà bella la tomba stessa, non l'ornerà, come avrebbe fatto lo stemma dei Visconti di Pisa, dove era raffigurato il gallo di Gallura.
Per determinare il significato del verbo occorre però chiarire ulteriormente il valore della frase la vipera che Melanesi accampa: essa può infatti essere interpretata in due modi a seconda che Melanesi si consideri oggetto o soggetto di accampa. Nel primo caso, che sembra il più probabile, è da spiegare: la vipera che concede ai Milanesi " di prendere gli alloggiamenti " (Novati), con allusione al costume per il quale l'esercito milanese si accampava solo là dove fosse piantata l'insegna dei Visconti. Chiosa il Lana: " si è giurisdizione di quella arma che sempre quando li milanesi vanno in oste, dove si pone quella insegna, si pone il campo: e fineché quella bandiera non è posta, è grande bando a ponere altra insegna ".
Nel secondo caso (quindi il soggetto plurale collettivo regge un verbo al singolare) il senso è il seguente: la vipera che i Milanesi hanno nel loro campo, " cioè che quelli di Melano tengono per maggiore insegna quando s'accampano " (Buti); oppure, prendendo ‛ campo ' in senso araldico, la vipera che i Milanesi hanno nel loro stemma (è la spiegazione accolta tra gli altri dal Pézard).
Bibl. - E. G. Parodi, in " Bull. " V (1898) 174; F. Novati, Indagini e postille dantesche, Bologna 1899, 153-160; Petrocchi, ad 1.