ACCASCINA (Accaxina, Accalxina)
Famiglia magnatizia di origine pisana, stabilitasi a Palermo durante il regno di Alfonso il Magnanimo. Attivamente impegnati nel commercio e in speculazioni finanziarie, gli A. cominciano ad avere un certo peso nella vita economica palermitana nella prima metà del sec. XVI. Nel 1540 i fratelli Carlo, Tommaso e Alfonso costituirono il banco "Carlo Accascina e socii", che ebbe, però, vita brevissima.Falli infatti nel 1542, coinvolto nella generale crisi dei banchi privati siciliani. Ma il fallimento del banco non segnò la fine delle fortune della famiglia, che ancora per tutto il sec. XVI conservò una saldissima posizione economica. Pur continuando nelle tradizionali attività commerciali e finanziarie (risulta fra l'altro che Carlo comprò, nel 1552, cinquanta onze annuali di rendita sopra le gabelle della caxia e carne di Palermo, che lasciò poi in eredità al fratello Alfonso, con testamento del 23 ag. 1555), gli A. cominciarono però, dopo il fallimento del banco, ad indirizzarsi decisamente verso gli uffici, ricoprendo, nel corso del sec. XVI, importanti cariche nell'amministrazione cittadina palermitana. Carlo e Battista furono infatti governatori del Monte di Pietà di Palermo, rispettivamente per gli anni 1542-43, 1545-46 e 1548-49.Furono poi governatori della Tavola, ancora Battista (1554-55, 1559-60, 1563-64, 1565-66, 1566-67),Alfonso (1557-58, 1560-61), Pietro (1558-59)e un altro Tommaso (1606-07, 1610-11).Lo stesso Tommaso fu senatore per gli anni 1593-94, 1616-17, 1617-18, 1624-25, come pure un altro Carlo (1584-85, 1597-98).
Bibl.: F. Emanuele e Gaetani di Villabianca, Della Sicilia Nobile,III, 4, Palermo 1769, ff.63, 65, 69, 70, 151, 152, 153, 154, 155,163, 164; V. Cusumano, Storia dei Banchi della Sicilia,I, I Banchi privati,Roma 1887, pp. 83, 102, 108, 245; II, I Banchi pubblici,ibid. 1892, pp. 15, 21; A. Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia,I, Palermo 1912, p. 35.