ACCATTO
. Il comune di Firenze, il quale si reggeva sulle gabelle, quando aveva bisogno di entrate straordinarie, soleva imporre un prestito forzoso, che si chiamava "accatto" o "prestanza". Era un'imposizione non generale, ma limitata ai cittadini più facoltosi. Assumeva due forme diverse, secondo che fosse o no accompagnata dalla promessa del pagamento di un interesse. Se essa mancava, si chiamava "accatto a perdita", o balzello a perdita"; se invece l'interesse veniva corrisposto, il prestito veniva "descritto", al Monte (debito pubblico), e garantito coi proventi di gabelle o di altre imposte. Corrispondeva a ciò che a Venezia chiamavasi "decima a restituire".
Questi prestiti, ripartiti ad arbitrio tra le persone che presentavano maggiore facoltà contributiva, davano luogo ad abusi d'ogni genere; tantoché, nel 1427 (allora siffatti prestiti ammontavano a 19.000.000 di fiorini d'oro), si deliberò di ripartire i carichi straordinarî sui cittadini in ragione del reddito depurato dei debiti e del necessario per l'esistenza. Nel 1494 fu ordinato il nuovo catasto, per effetto del quale il tributo straordinario dell'"accatto" si trasformò in una vera e propria imposta ordinaria e perpetua sui beni stabili situati nel dominio fiorentino, escluse le industrie e i traffici di ogni specie. Cfr. B. Varchi, Storia fiorentina, Milano 1803-04, II, p. 542.