Accetto
Scultore attivo in Puglia nella prima metà dell'11° secolo. Il nome e la fama dell'artista, su cui non si possiede alcun documento, sono affidati a tre sole opere: un pulpito nella cattedrale di Canosa di Puglia e i resti di altri due, già in S. Maria di Siponto (ora nella Curia Vescovile di Manfredonia) e nel santuario garganico di S. Michele a Monte Sant'Angelo. Sulla fiancata del primo compare una iscrizione: "+ P(er) iussionem d(omi)ni mei Guitberti ven(erabili)s p(res)b(yte)r(i) / + Ego Acceptus peccator archidiac(o)n(us) feci + hoc opus". Nessuna indicazione sulla cronologia dell'opera, nessuna sicurezza nella identificazione del committente, che sulla scorta di Huillard Bréholles (1844) si tende per lo più a riconoscere in un vescovo di Ruvo presente nel 1071 alla consacrazione della basilica di Montecassino.
Più esplicite le iscrizioni sui frammenti del pulpito di Monte Sant'Angelo, già noti a Wackernagel (1908; 1911): "[...] [Sc]ulptor et Acceptus bulgo [sic no]men adeptus [...]", datato dall'epigrafe presente sul leggio : "+ An(n)i / D(omi)ni / m(il)l(e)s(imo) / qua / dra / ges / imo / + in / dic(ti)o(ne) / VIIII +", e su un trave in S. Maria di Siponto: "[---]lo d d(i)mitte crimina Accepto [---] / [---]rent mille triginta novem [---]", di recente ritrovato (Belli D'Elia, Garton, 1975), che confermano l'esistenza di uno scultore di nome A., o così soprannominato per la sua popolarità, attivo in Terra di Bari e in Capitanata nella prima metà dell'11° secolo. Controversa rimane la datazione del pulpito canosino, che si distingue dagli altri sul piano stilistico per una maggiore schematicità della struttura e delle parti scolpite e per una durezza di intaglio, interpretata ora come indice di precocità (Wackernagel, 1908; 1911; Toesca, 1927; Thiery, 1978), ora come segno di un tardivo irrigidimento dello stile (Schäfert-Schuchardt, 1973). Su questa linea Pace (1982) propone addirittura di ritardare l'opera sino agli ultimi decenni del sec. 11° per inserirla, insieme al trono scolpito da Romualdo per l'arcivescovo Ursone o Urso (1079/1080-1089) e ad alcuni capitelli nella cattedrale di Canosa di Puglia, in una sorta di koin'e apulo-campana di età normanna. Si contrappone a questa tesi quella sostenuta da Garton (1984) e a più riprese da Belli D'Elia (1975; 1980; 1985) che giudicano le varianti di stile tra le opere di A. dipendenti, piuttosto che dalla cronologia, dai diversi modelli cui lo scultore aveva potuto intenzionalmente riferirsi: marmi e avori di matrice sia bizantina sia islamica per le opere di Siponto e di Monte Sant'Angelo; per il pulpito di Canosa, realizzato probabilmente dall'arcidiacono in età più avanzata, con largo impiego di mano d'opera locale, soprattutto suppellettili lignee con applicazioni metalliche attraverso le quali sarebbero penetrati precocemente in Puglia elementi di cultura occidentale, carolingio-ottoniana, insieme a una nuova ondata di gusto islamico.
La fusione tra questi diversi elementi, perfettamente realizzata nell'opera di A., e l'incidenza determinante che la sua maniera avrebbe avuto sullo sviluppo della scultura pugliese dalla fine del sec. 11° al 13°, permettono di considerarlo veramente il primo scultore romanico pugliese e non, come alcuni hanno proposto (Gaborit, 1966), l'ultimo rappresentante della tradizione aulica bizantina, sulla quale pure si fonda in gran parte il suo linguaggio.
Bibliografia
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Toesca, Medioevo, 1927, pp. 221, 868; F. Schettini, La scultura pugliese dall'XI al XIII secolo, Bari 1946, p. 30;
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J.R. Gaborit, L'ambon de Sainte Marie de Siponto et les origines de la sculpture romane en Pouille, in Mélanges offerts à René Crozet, Paris 1966, I, pp. 253-257;
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P. Belli D'Elia, Il Romanico, in La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente, Milano 1980, pp. 130-138;
V. Pace, Campania XI secolo. Tradizione e innovazioni in una terra normanna, in Romanico padano, romanico europeo, "Atti del Convegno internazionale di studi, Modena-Parma 1977", Parma 1982, pp. 225-256;
T. Garton, Early romanesque sculpture in Apulia, New York-London 1984, pp. 62-66, 68-72, 81-93;
P. Belli D'Elia, Sperimentalismo e tradizione nella Puglia normanna. La chiesa di S. Benedetto a Brindisi, in Roberto il Guiscardo fra Europa Oriente e Mezzogiorno, "Atti del Convegno internazionale di studi, Potenza-Melfi-Venosa, 1985" (in corso di stampa).