Acciaiuoli
Famiglia originaria di Bergamo, trasferitasi a Firenze all’inizio del 12° sec., fu di parte guelfa e, dopo il 1300, si schierò con i Neri. La compagnia mercantile fondata verso la fine del sec. 13° da Leone di Riccomanno le dette rapidamente grande potenza economica. Gli A. divennero i banchieri degli Angioini di Napoli, del pontefice, dell’Ordine gerosolimitano e di Edoardo III d’Inghilterra. Coinvolti perciò nei grandi fallimenti del 1345, indeboliti anche dal finanziamento delle infelici guerre di Firenze per il possesso di Lucca, gli A. si trovarono in lotta contro i loro creditori ecclesiastici che, forti dei loro tribunali speciali, non accettavano alcun concordato. Ma gli A. erano potenti nei consigli del comune e ne ebbero l’appoggio; era inoltre vescovo di Firenze Angelo (1298-1357), che non osservò l’interdetto che aveva colpito la città (1346) e continuò a sostenere il Comune contro le autorità ecclesiastiche fino a che non fu conclusa, nel 1355, la liquidazione della compagnia. In seguito, gli A. in genere parteggiarono per i Medici. Acciaiuolo (m. 1341 o 1349) ebbe da Roberto re di Napoli, presso il quale si era recato nel 1326 per offrirgli la signoria di Firenze, uffici lucrosi e il vicariato di Prato (1335), il figlio Niccolò si stabilì nel regno come direttore della succursale della compagnia A. apertavi dal padre, salendovi a grande fortuna. La compagnia finanziò la spedizione di Giovanni, fratello del re, per la riconquista del principato di Acaia; onde il nipote di Niccolò, Ranieri, ebbe in feudo la signoria di Corinto (1371), estendendo quindi i suoi possessi e proclamandosi duca di Atene. Il ducato poté mantenersi fino alla metà del sec. 15°, quando l’ultimo duca, Francesco, fu relegato dai turchi a Tebe. In Italia la famiglia A. si estinse nel 1834, dopo aver avuto illustri uomini di cultura, come Donato (1429-1478), Zanobi (1461-1519), Filippo (1637-1700), e cardinali, come Angelo (1349-1408) e Niccolò (1630-1719).