acciò che
. La congiunzione subordinativa viene rappresentata dagli editori delle opere di D. con grafia non unita; è infatti sentita distinta nei suoi componenti, tanto è vero che quando essa si trova a essere ripetuta in una seconda proposizione coordinata viene usato il solo ‛ che ', come in Cv I VIII 13 acciò che nel dono sia la sua vertù, la quale è liberalitade, e che essa sia pronta, conviene essere utile a chi riceve, e poco oltre (§ 17), sviluppando il concetto : acciò che nel dono sia pronta liberalitade e che essa si possa in esso notare, allora si conviene esser netto d'ogni atto di mercatantia.
Introduce proposizioni dipendenti causali e finali.
1. Come congiunzione causale, col valore di " perché ", " poiché ", " siccome ", si trova : a) Con l'indicativo, in Vn XXII 7 pensando, propuosi di dire parole, acciò che degnamente avea cagione di dire; XXVIII 3 convenesi di dire quindi alcuna cosa, acciò che pare al proposito convenirsi; e VII 2, XXXIII 2, XLI 5; in Cv I I 1 acciò che la scienza è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti; I 9 acciò che misericordia è madre di beneficio, sempre liberalmente coloro che sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri poveri; e VIII 16, X 2, III III 12; compare una sola volta nella Commedia, in If XIV 35 ei [Alessandro Magno] provide a scalpitar lo suolo / con le sue schiere, acciò che lo vapore / mei si stingueva mentre ch'era solo.
b) Col condizionale, che esprime possibilità e conseguenza, in Vn XIV 14 non è bene a me di dichiarare cotale dubitazione, acciò che lo mio parlare dichiarando sarebbe indarno, o vero di soperchio; e XV 8 ne la quarta dico che pecca quelli che non mostra pietà di me, acciò che mi sarebbe alcuno conforto.
c) Col congiuntivo, per analogia d'uso con ‛ con ciò sia che ' (" essendo che "), in Cv I VIII 4 dare a molti è impossibile sanza dare a uno, acciò che uno in molti sia inchiuso; e III XV 3 lo quale [il fatto che resti nell'uomo desiderio] essere non può con la beatitudine, acciò che la beatitudine sia perfetta cosa e lo desiderio sia cosa defettiva.
2. Come congiunzione finale, col verbo della proposizione dipendente naturalmente al congiuntivo, nelle stesse tre opere. In Vn XIX 16 ne la terza [delle suddivisioni della prima parte della canzone Donne ch'avete] dico come credo di dire di lei, acciò ch'io non sia impedito da viltà (cfr. I vv. 6-7, cui D. si riferisce: E io non vo' parlar si altamente, / ch'io divenisse per temenza vile); XXX 1 questo dico, acciò che altri non si maravigli perch'io l'abbia allegato di sopra; e VIII 7, X 1, XIX 15 e 20, XXV 10, XXVI 4, XXXI 2, XXXII 2 e 3, XXXVII 3, XXXVIII 1, XL 5, XLI 1. In Cv I IV 11 questo è quello per che l'uomo buono dee la sua presenza dare a pochi e la familiaritade dare a meno, acciò che 'l nome suo sia ricevuto, ma non spregiato; IV I 9 proposi di gridare a la gente che per mal cammino andavano, acciò che per diritto calle si dirizzassero; e I II 13, VIII 11 (2 volte), 12, 13, 15 (2 volte) e 17, IX 1, II II 6, VI 4, XI 2, 3, III IX 9, XI 8, IV I 10, II 16, VIII 10, IX 17, XV 1, XXI 1, 14, XXV 5, XXVI 10, XXVII 3, 10, XXX 2; If II 49 da questa tema acciò che tu ti solve, / dirotti perch'io venni e quel ch'io 'ntesi; XXV 44 acciò che 'l duca stesse attento, / mi puosi 'l dito su dal mento al naso; e I 132, XVII 37, XXI 58, XXVI 109, XXXI 30, Pg X 54, XVII 139, XXVI 64, Pd XIII 96, XXXI 94. Si noti che in D. (come in Petrarca e Boccaccio) non si incontra la congiunzione ‛ affinché ' (o forme equivalenti).
Bibl. - G. Herczeg, Sintassi delle frasi finali nelle novelle del Randello, in " Convivium " 5-6 (1950) 781-811, 785-794; C. Segre, La sintassi del periodo nei primi prosatori italiani - Guittone, Brunetto, D., in Lingua, stile e società, Milano 1963, 79-270, 150, 213, 261; M. Dardano, Un itinerario dugentesco per la Terra Santa, in " Studi Mediev. " VII I (1966) 154-196, 187, 190; ID., Note sul Bestiario toscano, in " Italia dialettale " XXX (1967) 29-117, 101, 103.