accismare
. Ricorre solo (in rima) in If XXVIII 37, dove Maometto descrive la pena sua e degli altri seminatori di scandalo e di scisma : Un diavolo è qua dietro che n'accisma / sì crudelmente, al taglio de la spada / rimettendo ciascun di questa risma.
Gli antichi chiosatori (Ottimo, Lana, Buti, Benvenuto), rifacendosi al principio della similitudine della pena col peccato commesso, e con riferimento al vocabolo scisma del v. 35 richiamato dalla rima, nonché a tutta la scena dei dannati ‛ fessi ', mutilati e feriti, danno al verbo il significato proprio di " dividere ", " tagliare ", " fendere ": così spiegano anche il Lombardi (" Accismare da ‛ scisma '... dee... significare lo stesso che fendere, squarciare "), il Venturi, il Cesari e il Tommaseo. Solo il Vellutello propone l'interpretazione ironica e antifrastica " ne acconcia ", che, ribadita dal Crescini, si è ormai affermata tra i commentatori più recenti. Si tratta certo di un francesismo, con scambio fra e e i in vocale accentata, come nota il Parodi : " accisma... è senza dubbio per accesma acconcia, di cui abbondano esempi antichi: e probabilmente Dante, rifoggiatosi dal franc. acesmer un infinito accismare di fisionomia fiorentina pel mutamento di e atono in i, ne estrasse poi anche un accisma coll'i accentato ". Più recentemente il Fubini (Lect. Scaligera I 1013, n. 1) accetta la spiegazione del Crescini, e sente anzi in tutta la terzina un'eco di Bertran de Born Be.m platz 27 " chascus deu esser acesmatz ".
A confermare l'interpretazione antifrastica di " adornare ", " acconciare ", " abbigliare ", vale (oltre alla parentela del vocabolo con ‛ azzimare ', di uguale ascendenza) una certa analogia della frase con quella pronunciata da Griffolino a proposito di Gianni Schicchi : Quel folletto è Gianni Schicchi, / e va rabbioso altrui così conciando (If XXX 33).
Bibl. - Parodi, Lingua 222 ; V. Crescini, A proposito dell'" accismare " dantesco, in " Giorn. stor. " XLV (1905) 454-455 (si veda anche la sua ‛ lettura ' del canto, ristampata in Lett. dant. 554-555); ID., Il canto XXVIII dell'Inferno, Firenze 1907, 57; L. Spitzer, Altfrz. "acesmer ", aprov. "(a)sesmar", "(a)sermar", ‛ herrichten ', in "Arch. Romanicum" XII (1928) 323-324 (cfr. la rec. di A. Schiaffini, in "Studi d." XV [1931] 137-138).